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 25 Concerto di Bimbi
 Storie dal bosco incantato - Cornelius
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luisa camponesco
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Cornelius

Lungo la riva del ruscello alle prime luci dell’alba, Cornelius con il suo bastone frugava nell’erba bassa alla ricerca dei denti di Drago, piccoli fiori che spuntavano solo una volta all’anno il primo giorno di giugno.
Doveva affrettarsi se voleva coglierli ancora in boccio e umidi di rugiada, infatti sarebbero appassiti non appena un raggio di sole li avrebbe illuminati.
Eccoli, rosei e delicatamente profumati far capolino fra campanule, malva e tarassaco.
Cornelius li contemplò, sarebbe trascorso un altro anno prima di rivederli e ogni volta provava rimorso prima di staccarli dal terreno, ma poiché la loro vita era così breve non doveva perdere tempo e, con grande delicatezza li colse uno ad uno riponendoli nel suo canestro. Non poté fare a meno di notare quanto fossero diminuiti rispetto al passato.
Guardò il cielo, non prometteva nulla di buono, meglio affrettarsi verso casa.
Una folata di vento per poco non lo fece cadere, un rombo lontano preannunciava il temporale, eppure nel cielo non si vedeva una nuvola. Aveva visto molte estati Cornelius ma questa era diversa, odori e suoni sconosciuti invadevano tutta Abetaia e…..
- Cornelius, Cornelius finalmente ti ho trovato!
Elisìna aveva sempre quell’espressione di affanno preludio di sciagure anche se in realtà non era mai nulla di importante. Elisìna era una fata messaggera e agiva sempre su incarico di Drusilla. Di nuovo quel rumore assordante.
- E’ molto strano sento il tuono ma non vedo nuvole nel cielo.
- È proprio per questo che ti sto cercando, la regina vuole parlarti è una cosa importante! – Elisìna si mise a battere rapidamente le ali, faceva sempre così quando era nevosa.
- Per favore Elisìna calmati! Metto al sicuro i denti i Drago e poi vengo al castello avverti Altea che sto arrivando.
Elisìna volò via e dalle sue ali cadde polvere azzurra. Doveva trattarsi di qualcosa di importante se la regina lo aveva fatto chiamare. E ancora quel rombo che sembrava un tuono, una brutta sensazione lo fece rabbrividire.
Dopo aver messo i denti di Drago nel barattolo di legno di abete rosso coperti di purissima acqua di sorgente, si diresse piano, appoggiato al suo bastone, verso il castello della regina.
Tutto sembrava normale nel regno di Abetaia se non fosse stato per quei strani tuoni ed ora anche un odore diverso impregnava l’aria.
- Vedi qualcosa?
- Solo una nuvola giallastra.
Lo scoiattolo Peppino aggrappato alla punta di un alto abete cercava di vedere cosa stesse accadendo oltre i confini del regno, mentre Oscar la talpa puntava il muso perso l’alto strizzando gli occhietti. Ecco una cosa che fece preoccupare Cornelius, lo scoiattolo e la talpa andavano d’accordo solo nei momenti di pericolo, sembrava che i due sapessero prevederlo. Cornelius affrettò il passo verso il castello.

- Alt, dichiararsi prego! – la guardia all’ingresso lo fermò
- Non hai gli occhi per vedere chi sono?
- Ho ordini precisi….
- È tutto a posto capitano! – Drusilla aveva il potere di apparire sempre al momento giusto.
- Devi scusarlo Cornelius il capitano è entrato da poco a far parte delle guardie reali e come vedi è molto zelante, ma vieni abbiamo cose importanti da discutere.
La guardia si fece da parte lamentando che a lui nessuno diceva mai niente.
- Tutto a suo tempo capitano, tuttora suo tempo.
Percorsero corridoi fino alla sala del trono.
- Suppongo sia una cosa seria. – disse Cornelius quasi parlando fra sé e sé.
- Più seria di quel che pensi. Vieni Altea ci sta aspettando
Quando entrarono la regina parlava fitto fitto con Trappola comandante la squadra dei Cervi Volanti. Trappola si era guadagnato questo nome per l’astuzia con la quale catturava i nemici del regno.
- Eccoti finalmente! – Altea venne loro incontro e Cornelius pensò a quanto fosse bella.
- Trappola, ripeti a Cornelius quanto mi hai appena detto!
Il cervo volante fece schioccare le chele e assunse una espressione da grandi eventi.
- Da un po’ di tempo le mie pattuglie hanno notato movimenti sospetti a nord della valle poco fuori ai confini del regno. Uomini andavano e venivano portando strane attrezzature. Naturalmente ho ordinato di rafforzare la sorveglianza e poi…ad un tratto sono iniziate esplosioni e molti boschi sono stati distrutti. Ritengo questa una seria minaccia per Abetaia e per tutti noi.
- Ecco Cornelius – lo interruppe la regina – Quello che noi vorremmo da te, data la tua esperienza e conoscenza degli umani, è che tu andassi a vedere di persona cosa sta accadendo, sono sicura che tu lo capiresti subito.
Trappola si sentì offeso e Altea, accortasi, corse ai ripari.
- Ho pensato di inviarti sul posto scortato da una pattuglia agli ordini del comandante Trappola, con loro sarai al sicuro, poi tornerete ad informarmi.
Cornelius non si aspettava un simile incarico, tanto più che non usciva dal regno da anni e da anni non aveva più contatti con gli uomini, ma non poteva rifiutare.
- Quando si parte?
- Subito!
- Allora vado a dare ordini alla mia pattuglia – e dopo aver salutato militarmente uscì dalla sala con passo marziale.
- È inutile dirti che tu sei la nostra unica speranza. – sussurrò Altea – le tue conoscenze sono preziose e il comandante Trappola ti sarà di aiuto. Un ultima cosa Elisìna verrà con voi.
- È necessario? – chiese Cornelius
- No, ma desidero che impari a dominare le insicurezze e prenda atto delle sue capacità. Con te al fianco può farlo, tu sei il miglior maestro che possa avere.
- Farò come vuoi Altea.
- Siamo pronti! – Trappola con la divisa delle grandi occasioni era apparso sulla soglia della sala.
- Ci siamo. – sospirò rassegnato Cornelius.
- Vi seguirò col pensiero. – disse Altea accompagnandoli all’uscita.

La squadra di cervi volanti riscaldava le ali in previsione della partenza, mentre Elisìna era in agitazione.
- Ci deve essere un errore non posso essere io quella che vi accompagna.
- Nessun errore sei stata assegnata alla spedizione.
- Il comandante ha ragione – soggiunse Cornelius – sei la mia assistente.
- Ma, ma, non potresti usare la tua influenza per farmi sostituire mastro Cornelius? Sono inadatta per questo genere di cose! – Elisìna lo guardò speranzosa.
- Mi spiace Elisìna ma non potrei neppure se lo volessi con tutte le mie forze.

Sulla groppa di uno dei cervi Cornelius osservava il paesaggio che scorreva al di sotto. Erano i boschi del regno di Abetaia, per lui il più bel posto al mondo, se non fosse stato per il continuo lamentarsi di Elisìna avrebbe potuto essere anche una piacevole passeggiata.
Appena superato i confini notò subito qualcosa di strano, il letto del fiume era quasi prosciugato. Un timore antico si impadronì di lui e, a sottolinearlo un nuovo rombo talmente vicino che lo spostamento d’aria per poco non lo fece cadere, ma nulla poteva eguagliare ciò che stava per vedere.
La montagna ferita chiedeva aiuto, la roccia viva sembrava pulsare sotto il sole, mentre parecchi uomini con le loro ruspe distruggevano la pineta.
- Cosa accade? – Trappola fece fermare la squadra che si nascose fra le foglie di un cespuglio.
- Ho già visto qualcosa di simile molto, molto tempo fa. – rispose Cornelius – stanno costruendo una diga, devieranno il corso del fiume, molti animali non troveranno da bere, gli alberi si seccheranno e lo stesso regno di Abetaia subirà le conseguenze.
- Oh poveri noi, ho poveri noi….
- Basta Elisìna! – intimò Trappola, poi rivolgendosi a Cornelius – come li possiamo fermare?
- Solo altri uomini li possono fermare, torniamo ad Abetaia devo fare una cosa.
Non disse Cornelius cosa dovesse fare ma nessuno discusse e tutti ripresero la via del ritorno.

- Allora è di questo che si tratta! – Il volto di Altea teso dall’apprensione sembrava ancora più pallido.
- Dobbiamo dar loro un buon motivo per smettere.
- Ne conosci qualcuno Cornelius?
- Ce ne sarebbe uno anche se non sono sicuro che potrebbe funzionare ma ho bisogno della tua approvazione.
- Abbiamo forse altre scelte?
- Nessuna al momento mia regina.
- Di cosa si tratta Cornelius?
- Se scoprissero la Grotta delle Mani Rosse…..
- Lo escludo abbiamo promesso di mantenere il segreto e poi ha detto tu stesso che potrebbe anche non funzionare.
- La fine di Abetaia è un prezzo troppo alto da pagare, se gli gnomi antenati fossero ancora fra noi non esiterebbero a rivelare l’esistenza della grotta.
- Devo pensarci Cornelius torna più tardi.
Pensoso il vecchio gnomo si diresse verso casa, i denti di Drago richiedevano la sua attenzione. Li mise in una ciotola con l’acqua fresca di sorgente, aggiunse una goccia di resina di acero e una foglia di tarassaco. Li avrebbe esposti quella notte stessa alla luce del primo quarto di luna.
Elisìna arrivò, come sempre, trafelata.
- La regina vuole parlarti!
Cornelius si augurò che avesse preso la giusta decisione.

- Se decidessi di rivelare l’esistenza della grotta, tu sapresti come comunicarla agli umani?
- Ho ancora un vecchio amico fra loro ma dovrò lasciare Abetaia e dirigermi a valle.
- Fai ciò che ritieni giusto fare Cornelius, ma salva il regno.

I raggi di luna diedero una colorazione azzurra all’infuso di denti di Drago e, non appena raggiunse la giusta tonalità, Cornelius lo mise in una borraccia e dato uno sguardo alla sua casa si diresse verso valle.
Lo aspettava una missione importante dall’esito incerto, doveva trovare Frank, dipendeva tutto da questo.
Frank era l’unico umano che considerasse amico ma l’ultima volta che l’aveva visto era poco più di un bambino e da allora erano trascorsi molti decenni.
In prossimità del villaggio Cornelius bevve un po’ della pozione che lo avrebbe reso invisibile poi si diresse verso la casa dell’amico sperando di trovarlo.
La casa era come la ricordava, con i balconi in legno e i gerani rossi alle finestre, chissà com’era cambiato e poi lo avrebbe riconosciuto? A volte i ricordi dei bambini si perdono nel tempo.
Il camino era spento ma il vecchio lo osservava come fosse acceso, poi fu attratto da qualcos’altro.
- Sei tu Cornelius?
Incredibile aveva percepito la sua presenza, certo il suo aspetto era cambiato in tutti quegli anni, Cornelius si era scordato di quanto invecchiano gli uomini.
- Si sono io Frank
- Avvicinati amico mio, la mia vista ormai non è più quella di una volta.
Non c’era più nulla del bambino di un tempo e Cornelius provò una stretta al cuore.
- Ho bisogno del tuo aiuto!
- Si tratta della diga vero?
- Vedo che non hai perso il tuo intuito.
Frank sorrise e lo gnomo comprese che il suo animo era rimasto giovane, giovane come quando si erano incontrati la prima volta.
- Dobbiamo fermarli Frank o sarà la fine di Abetaia.
- Cosa posso fare vecchio come sono?

Cornelius espose il suo piano, ogni tanto Frank annuiva con capo.
- L’idea è buona Cornelius e forse conosco la persona adatta è un giovane molto caparbio, quando si mette in testa qualcosa non lo smuove nessuno, sono sicuro che sarebbe molto interessato a scoprire la Grotta delle Mani Rosse, tutti ne parlano come di una leggenda, ma se la trovassero…..
Un trambusto li interruppe e giù dal camino piombò qualcosa.
- Ma cosa succede? E quella chi è?
- ELISìNA!!!!! Cosa fai qui?
Elisìna, imbarazzata cercò di giustificare la sua presenza con il desiderio di imparare.
- La regina mi ha detto che da te potevo imparare molto per questo ti ho seguito.
- È una fata! – esclamò Frank strizzando gli occhi
- Può vedermi?
- Si, Frank è un umano speciale, lui può vederti. Adesso stai attenta deve dirci una cosa importante.
Elisìna si accoccolò vicino all’uomo ed attese.
Il giovane caparbio era in realtà il nipote di Frank, cresciuto in quella casa ascoltando le storie di fate, gnomi, nonché di un fantastico regno immerso nel bosco.
- Lo troverete accampato nella valle, sta controllando il fiume e la sua portata. Teme che la diga possa deviarlo.
- Sapevo di poter contare su di te sei un vero amico. Ti ho portato una cosa. Bastano poche gocce e potrai rivedere Abetaia ogni volta che lo vorrai. – Cornelius gli consegnò la boccetta con l’essenza dei fiori denti di Drago.

Forse non era così facile trovare la tenda del nipote di Frank nella valle visto che ce n’erano parecchie. Le passò in rassegna quasi tutte senza trovare nulla. Per nulla scoraggiato risalì il fiume fin quasi alla sorgente e la sua perseveranza fu premiata. Non poteva sbagliarsi il giovane uomo seduto sulla riva era identico a Frank quando aveva la sua età.
- Elisìna devi aiutarmi, quando il sole calerà dovrai far cadere sul giovane un po’ della poverina azzurra delle tue ali ed io, in sogno, gli indicherò la strada.
Fu davvero uno strano sogno quello che fece il nipote di Frank e quando si svegliò, dopo essersi guardato attorno, si inerpicò lesto come uno scoiattolo per un sentiero nascosto.

Da alcuni giorni non si udivano più quei tuoni spaventosi, ma la squadriglia dei cervi volanti riferì di un andirivieni di persone su e giù dalla montagna.

- Sarebbe bene verificare – Trappola lo disse convinto e la regina approvò.

Nascosti da una folta vegetazione Cornelius, Elisìna e la squadra dei cervi volanti osservavano gli uomini illuminare a giorno, con strane apparecchiature, la Grotta delle Mani Rosse.

- Pensavamo fosse solo una leggenda – disse un uomo grande e grosso – ma come ha fatto a scoprirla?
- È stato un per puro caso!
- Per pura fortuna oserei dire! – ribadì l’omone prima di andarsene.

Il vecchio Frank si appoggiava al nipote.
- Perché non hai detto la verità, che hai incontrato uno gnomo?
- Per favore nonno abbassa la voce o ci prenderanno per matti.
- Ma un po’ lo siamo. - Rise di gusto Frank battendo la mano sulla spalla del ragazzo.

- Possiamo tornare ad Abetaia – disse Cornelius mentre nell’aria si diffondeva un melodioso batter d’ali.


Luisa Camponesco

   
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