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 Il vecchio giù al molo
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Aquilone senza vento.
Emerito


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Inserito - 20/05/2003 :  19:25:06  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Aquilone senza vento. Invia un Messaggio Privato a Aquilone senza vento.
Il vecchio giù al molo.

Un giorno sull'isola arrivò un vecchio signore che si spingeva con l'aiuto di un bastone. Aveva una lunga barba e pochi ricci grigiastri, ma che lasciavano ancora intravedere i sbiaditi riflessi di un tempo. Portava un abito liso e sgualcito che pareva ci avesse passato dentro chissà quante notte. La gente iniziò subito a mormorare, dicevano che quel vecchio era cieco, e si chiedeva perché un povero cieco se ne andasse in giro, e cosa potesse cercare proprio a Shelbypick. Intanto, prima che qualcuno potesse pensare di andare ad accoglierlo o qualsiasi altra cosa, l'uomo si sedette sul molo in direzione del mare. Come a fissarlo il mare. E un pescatore passò da lì.
- Buona sera. Non l'ho mai vista qui, è arrivato oggi?
- Sono arrivato solo pochi minuti fa, col traghetto delle cinque.
- Capisco. Viaggio d'affari?
(L'uomo rispose di no con un cenno della testa)
- Allora - continuò Owney raccogliendo in un'unica matassa le sue reti - deve essere in visita a qualche lontana parente.. Oppure... si, deve essere lei quel caro amico di cui qualche volta ho sentito parlare il barone Haris. Sarà quasi un secolo che non vi vedrete...
- No - rispose l'uomo scrollando ancora una volta il capo - non è nemmeno per questo. Non so chi sia questo barone...
- Se non conoscete Haris non può significare altro che non siete mai stato qui. Allora questa è una vacanza?
- Si, forse si, diciamo che questa è una vacanza.
- Arrivederci allora.
- Arrivederci.

Poi Owney si allontanò, chiedendosi perché quell'uomo portasse delle lenti così scure visto che il cielo era coperto da un denso strato di nuvole che negava al sole ogni possibilità di fuga.
- Probabilmente vive in città, e chi vive in città non è abituato all'aria aperta - pensò.
Andava a comprare della nuova tela per riparare le aperture delle reti, e proprio davanti al negozio trovò la Signora Pouroit, intenta con un gruppetto di poche altre donne in una conversazione quasi furtiva.
- Buongiorno Signora Pouroit.
- Salve Owney. Allora? Chi era quel cieco?
- Cieco? Chi? Quale cieco?
- Come quale cieco... quel vecchio lì al molo...
- Mah, a me non è sembrato affatto che fosse cieco.
- Ma non ti sei accorto che portava delle lenti scure, proprio come quelle che di solito usa chi non può vedere?
- Veramente mi è parso un po' strano che quell'uomo portasse delle lenti scure in un giorno senza sole... Eppure, non credo che fosse cieco come dite. Quell'uomo stava lì a fissare il mare. Anche se i suoi occhi erano coperti ho avuto l'impressione che lo guardasse intensamente, e non solo con gli occhi, ma con tutto se stesso. Dunque non credo sia cieco. Perché un cieco dovrebbe fermarsi a guardare il mare?

Prese ciò che gli serviva per sistemare la rete, ma prima di avviarsi verso casa volle passare ancora dal molo. L'uomo era sempre lì.
- Mi scusi. Ma perché se ne sta qui senza fare niente.
- Non vede? Sto guardando il mare...
- ...
- Sa perché sono qui? Perché io ho sempre vissuto in città, e per tutta la vita il mio unico desiderio è stato quello di vedere il mare.

- Si è cieco - disse allora Owney ad Owney.


Aquilone senza vento.
Emerito


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Inserito - 20/05/2003 :  19:30:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Aquilone senza vento. Invia un Messaggio Privato a Aquilone senza vento.

Erano trascorsi numerosi giorni dal pomeriggio in cui Owney aveva incontrato quell'uomo giù al molo. Erano trascorsi parecchi giorni, eppure quel viso e quella voce sicura proprio non riusciva ad allontanarla dalla sua testa. Per tutti quello non era che un povero vecchio, cieco e forse pure ammattito, che nella sua pazzia s'illudeva di poter vedere il mare. Ma Owney aveva parlato a quell'uomo, e senza spiegarsene il motivo era sicuro che quell'uomo non fosse pazzo, ma che riuscisse davvero a vederlo il mare.

Tutte le mattine lo scorgeva seduto al molo o vicino agli scogli, quasi immobile che sembrava esser lì da sempre, come un vigile guardiano posto dalla natura a fare da guardiano all'isola e ad ascoltare il silente canto interiore del mare. Ed era sempre lì quando poco prima del tramonto raccoglieva le sue reti gonfie.
- Forse anche se tutte le persone credono di vedere e sentire - pensò - sono poche, molto poche, quelle che sanno vedere e sentire davvero. E forse anche un cieco può vedere meglio di chi crede che basti avere gli occhi per guardare, orecchi per ascoltare.
Forse in fondo non era più che un uomo come tutti gli altri, ma Owney sentiva che quello aveva comunque qualcosa da insegnare. Così come una conchiglia trascina con sé la memoria dei segreti dei fondali, ogni uomo porta con sé i suoi passi fatti, i marciapiedi e le strade attraversate, gli odori e i profumi respirati.

Ma quel pomeriggio Owney non passò oltre.
- Buona sera.
- Salve. Bella giornata, vero?
- Già, proprio bella.
- Allora? Cosa aspetti?
- Come?
- La risposta è si...
- La risposta?
- Non è per questo che sei qui? Non è per quella domanda che continua girare tra i tuoi pensieri? Beh, la risposta è si, sono proprio cieco.
- il fatto è che mi chiedevo come un cieco potesse passare ore ed ore a guardare il mare...
- Come ti ho già detto il giorno del nostro primo incontro, quello di vedere il mare è sempre stato il mio più grande desiderio - disse mentre un ombra sottile discendeva sul suo viso - e posso dire che è stato proprio questo desiderio la mia sfortuna e la mia fortuna.
- Non sono cieco da sempre. Mio padre era un ricco venditore di spezie. Io non credevo al destino, ma ora so che il mio destino fosse quello di seguire quel mio desiderio, quel desiderio che mi spingeva a rinunciare alla vita che mio padre aveva fissato per me. Una vita comoda e sicura, ma che mi avrebbe impedito di viaggiare per il mondo. E vedere il mare.
- Durante il mio viaggio mi fermai ad un piccolo villaggio per la notte. Mi accontentavo di poco e così accettai di dormire nel granaio offertomi da un contadino. Prima di ripartire mi procurai le vivande necessarie, ma, mossi i primi passi mi vidi dinanzi un'adorabile fanciulla. Era bellissima. Come il volo leggero di una farfalla nel chiarore del mattino.
- Così non partì più. Decisi che sarei rimasto lì con lei per sempre. Ci amammo in ogni giorno che seguì. Ma io non avevo certo rinunciato al mio più grande desiderio. Le promettevo che presto l'avrei portata via con me, e avremmo abitato insieme fino all'ultimo dei nostri giorni, a pochi passi dal mare, da quel mare che avevo sempre sognato.

Owney non capiva bene il senso di quelle parole, ma non interruppe l'uomo, e l'uomo continuò.
- Ogni giorno cresceva il mio amore per lei, ma cresceva sempre più anche il mio desiderio. Avrei potuto raggiungere il mare che non doveva essere molto lontano da lì, ma non volevo separarmi da lei, perché quei pochi giorni sarebbero stati per me un'eternità. È proprio strano l'amore. Così le mie richieste si faceva sempre più pressanti e pesanti, nella speranza che accettasse di partire via con me. Ma lei rimandava sempre l'alba della nostra partenza. È proprio strano l'amore. Una mattina mentre l'accompagnavo alla sorgente, di fronte ad un suo nuovo rifiuto, persi il controllo ed iniziai a gridarle contro con tutta la mia voce, e quel giorno capii che se la rabbia aveva una voce doveva proprio essere quella. Non avevo nessuna voglia di urlare a quel modo, era successo senza che lo volessi.
- Ma lei si spaventò, ed iniziò ad indietreggiare senza accorgersene, finché i suoi piedi scivolarono giù oltre il ciglio del dirupo, senza che io potessi fare niente. Rimasi lì, immobile, con le mani protese in avanti, mentre sentivo la vita fuggire via da me in stille di dolore e un soffocante grido senza voce attraversò tutto il mio corpo.

Per qualche momento il vecchio non riuscì a trattenere lacrime e singhiozzi, che sembravano far riemergere antiche rughe di dolore.
- Avevo cancellato ciò che più contava per me. Iniziai a correre e correre, mentre la testa si frantumava nelle urla assordanti di un dolore mai provato, e le ossa gelavano come trafitte da schegge di ghiaccio. Viaggiai per cinque notti e sei giorni. Verso la sera del sesto giorno giunsi a ciò che avevo sempre cercato. Il mare. Era stupendo. Le acque si spingevano fin oltre dove il mio sguardo poteva spingersi, fino a diventare una cosa sola con il cielo. Ma non ci fu gioia. La mia felicità era sfuggita alla morbida presa delle mie mani per non tornare mai più.
- Avevo desiderato tutta la vita essere lì. E tutto era bellissimo, bello come non avevo osato immaginare. Sognare. Avevo desiderato tutta la vita essere lì. Ma lei non era con me. E non ci sarebbe mai stata. Poi in un fiotto improvviso di ira e odio le mie mani coprirono i miei occhi ed il mio viso, e sentii le mie unghie affondare nella pelle, lacerando tutto ciò che incontravano. Quasi senza che me ne rendessi conto, affondavano le mie unghie, spandendo di rosso il dolore del mio cuore. E la luce attorno a me si fece sottile e si spense lentamente, lasciando per sempre posto al buio.
- ...

- Ora avevo visto il mare, ma io miei occhi non avrebbero più visto lei. Ed ho imparato che dal dolore si può guarire, ma dalla nostalgia no... Erano biondi i miei capelli allora, e castani i miei occhi. Sono passati molti anni da allora.
- Ho girato di porto in porto, di mare in mare, portando sempre dentro di me l'immagine del mare e l'immagine di lei.
Poi si volse verso Owney. Sorrise e gli chiese:
- Com'è oggi il mare?
Il ragazzo si stupì al sentire quella domanda.
Prima di rispondere chiuse gli occhi e pensò al mare. Era proprio lì davanti, sarebbe bastato guardarlo per sapere com'era, ma lui chiuse gli occhi.
- Oggi è proprio bello il mare - disse. È di un azzurro veramente stupendo.
- Già - sussurrò l'uomo sorridendo - è davvero stupendo.


Il giorno dopo il vecchio se ne andò, così com'era venuto. E nessuno più lo vide.

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