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 Killer per professione
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July
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Inserito - 10/08/2006 :  20:33:09  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a July

Killer per professione

La vecchia mulattiera piena di polvere e di ciottoli era proprio deserta, quella sera. Non si intravedeva l’ombra né di un uomo né di un animale, la qualcosa non era strana, perché chi la percorreva aveva eseguito bene i suoi calcoli, e ciò gli permetteva di sapere che lungo il cammino non si sarebbe imbattuto in anima viva. Almeno, non a quell’ora.
Di pomeriggio, avrebbe potuto incontrare qualche ragazza con la gonna di lino sotto il ginocchio che tornava da una passeggiata con lo sguardo perso nell’aria calda e pesante; un pò più tardi forse una coppietta, in cui lei indossava sempre una gonna di lino ed aveva sempre lo sguardo trasognato perso nel vuoto, al contrario di lui, ma all’ora del tramonto ne era certo: sarebbe stata vuota. Circolavano voci non troppo rassicuranti, per non dire dei veri e propri deterrenti, sull’uso a cui un tempo i viottoli e le stradine che s’inoltravano in mezzo agli alberi venivano adibite dai malviventi. Per cui, non si correva il rischio, o così almeno egli credeva, di incontrare bambini o giovani a quell’ora tarda.
Così, quella sera, poteva stare tranquillo, ma non a sufficienza, perché un malvivente non poteva mai concedersi di esserlo a trecentosessanta gradi. Ragion per cui egli si muoveva con molta circospezione, cercando di non fare troppo baccano mentre camminava sui fuscelli e sul terreno irto di pietre.
Avanzava, impugnando una pistola con la mano destra; con la sinistra, che avrebbe voluto stringere una Marlboro fra l’indice e il medio, stringeva invece forte il braccio della persona che accompagnava. O, meglio, che spingeva davanti a sé, obbligandola a camminare con i polsi legati dietro la schiena e la bocca imbavagliata.
La cosa più gretta era che costei era una donna. Una donna di mezza età.
Di lei si intravedevano gli occhi, sbarrati in un’espressione di terrore, ed i capelli biondi, spettinati, perché prima di trovarsi lì ella aveva lottato col suo aggressore, e ne era uscita perdente. Adesso camminava, sentendo la morsa dello spago attorno ai polsi doloranti, e avvertendo il peso della camminata sulle gambe e sulle spalle, curve come quelle di un vecchio. Si chiedeva, lacerata dalla paura, se l’agonia sarebbe durata molto; se il suo carnefice avrebbe avuto pietà e l’avrebbe lasciata andare, cosa molto improbabile, o se avrebbe avuto la misericordia di ucciderla subito. Ucciderla. Quel pensiero la faceva rabbrividire.
Giunsero in prossimità di un albero, dal fusto datato e dalle radici nodose che si sollevavano arcuate dal terreno. L’odore della terra e delle foglie di cui i rami erano carichi richiamò alla mente della donna le immagini della sua giovinezza e delle sere passate in campagna, e per un attimo provò un brandello di rimorso per non averne assaporato ogni minimo dettaglio finchè poteva. Adesso, tutto le sembrava un particolare degno di nota, e meritevole di uno sguardo e di un sorriso; adesso che la vita sembrava sgusciarle via di mano, a dispetto chi l’accompagnava e di chi adesso, guardandola con occhi cinici e impietosi le ordinava tramite un cenno del capo di appoggiarsi contro l’albero.
L’uomo aveva trasportato con sé una corda, appesa al braccio col quale sorreggeva la pistola; ora, senza cessare di puntarle contro l’arma, riusciva con l’abilità manuale propria di chi pratica quel lavoro da anni, ad avvolgerla attorno a lei. Lei che tanto non avrebbe avuto né la forza e né l’agilità di fuggire.
Mentre il suo sguardo non si staccava dal killer nemmeno per un istante, e lo seguiva, aleggiando nell’aria fresca del tardo pomeriggio, ella si domandava chi fosse, e che tipo di vita fosse la sua. Nei suoi occhi scuri non si scorgeva neppure l’ombra di qualcosa che somigliasse al rimorso, né tantomeno alla pietà. Ella non aveva la minima idea della sua identità, mentre – purtroppo – era certa, in cuor suo, di quella del mandante. E tale certezza faceva si che con la mente scorresse nei ricordi del passato per domandarsi perché.
Perché l’aveva fatto, tempo prima.
Finito che ebbe di legarla, l’uomo le sciolse il bavaglio ed ella potè sentire una sorta di formicolio diffondersi dopo un po’ sulle labbra e sulle guance.
“Ha un ultimo desiderio da esprimere?” domandò con macabra ironia il killer. Ella soprassedette sulla rettoricità della domanda, visto che si trovavano soli in mezzo alla radura e sarebbe stato molto difficile poter realizzare lì il suo ultimo desiderio.
“La prego – implorò – Mi lasci andare…”
Un sorriso sardonico si dipinse su quel volto spregevole facendo sfumare l’ultima speranza della donna – Eleonor era il suo nome, ma di lì a poco nessuno l’avrebbe più chiamata – mentre egli replicava: “Mi dispiace, proprio questo è impossibile.”
Le lacrime affiorarono sugli occhi di Eleanor, ma non fecero a tempo a traboccarle sul viso. Il rumore e l’odore della polvere da sparo si diffusero, quasi in contemporanea, nell’aria fino ad allora pulita, confondendosi con quello delle foglie.
Partì un secondo colpo. Un terzo.
Un quarto.
Gli uccelli a gruppi, dopo ogni sparo, scappavano in mezzo al rumore strascicato delle piume, come se si sentissero minacciati da quel suono terrifico.
Un quinto. Un sesto.
E il colore rosso del sangue si spargeva, e intrideva il cotone leggero della maglia di Eleanor, imbrattandola sul petto e sull’addome.
L’ultimo sparo le colpì il collo, proprio sulla carotide. Schizzi enormi di sangue zampillarono sporcandole il viso ed i capelli. Qualcuno disegnò sulla corteccia una striscia rossa dai bordi leggermente frastagliati.
Morì così. Sola, nel cuore della montagna, sotto la mano di un assassino per professione. Senza avere il tempo, né la condizione, per pronunciare un’ultima preghiera.
Finito che ebbe il lavoro, l’assassino per professione – o forse per scelta – girò attorno alla pianta e sciolse i nodi praticati sulla corda; lo fece con molta flemma, lasciando che il corpo esanime cadesse, col suo peso greve, sul suolo umidiccio; e che venisse ritrovato qualche giorno dopo, sporco di pioggia, fango e chissà cos’altro.
Quando ebbe finito, gli uccelli poterono scorgere in lontananza la sagoma nera che spariva lontano.

(continua)

July

   
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