Concerto di Sogni
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luisa camponesco
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Inserito - 28/12/2005 :  17:27:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Tutto scorre

Il film non era stato di suo gradimento, ma non poteva pretendere che si vedessero sempre quelli di suo gusto, doveva accontentare anche Piera, la sua cara amica, amante del genere horror-fantasy.
Il risultato era un senso di inquietudine, come quando, Massimo e Piera, da piccoli, si divertivano a raccontare storie di fantasmi e mostri vari alla sera attorno al fuoco. Una volta, in montagna, si erano avvolti in bianche lenzuola, ed erano entrati nella sua camera, lei aveva urlato svegliando tutti. I due amici erano stati puniti con una settimana senza tv.
Divennero adulti, Massimo e Piera si erano sposati e separati nel giro di due anni. Piera coltivava la passione per le scienze occulte e il paranormale, lei Maria, cercava in tutti i modi di dissuaderla e convincerla a tenere i piedi ben saldi per terra, tutto inutilmente.
- Pensa Maria se anche noi potessimo, come il protagonista del film, avere quella porta e passare da un’epoca all’altra, quante cose potrebbero cambiare!
- Non so se mi piacerebbe. – rispose Maria
- Ma non dirai sul serio! – esclamò Piera – non dirmi che non avresti anche tu qualcosa da cambiare, potendo tornare indietro!
In effetti qualcosa, Maria l’avrebbe cambiata volentieri. Non era mai riuscita a competere con l’amica. Piera era brillante, vestiva con eleganza, sapeva sostenere conversazioni anche se non ne conosceva l’argomento, come facesse, Maria, non se lo spiegava proprio. Gli uomini erano affascinati da questo suo modo di fare, vivere nell’ombra di un’altra persona, anche se di una cara amica, le creava in certo senso di inferiorità.
Inutile rimuginare sul passato e su come avrebbe potuto essere, nulla poteva essere cambiato.

Le ricerche in archivio furono infruttuose, Maria era proprio scoraggiata e si lasciò cadere su di uno sgabello.
- Brutta giornata eh! – un vecchietto la stava osservando e lei sobbalzò
- Non volevo spaventarla, mi scusi.
- Non si preoccupi, non fa nulla.
L’anziano teneva fra le mani un grosso volume.
- Le serve aiuto? – chiese Maria – conosco bene questo posto, sono stata io a sistemarlo!
- In effetti avrei bisogno di una mano, vede ho preso in prestito questo libro, parecchio tempo fa, poi sono accadute un sacco di cose, per carità non intendo giustificarmi, ma ho scordato di restituirlo. Penso sia ora che torni al suo posto, ma non so più orientarmi.
- Lo dia a me ci penso io. – si alzò e prese il volume dalle mani dell’uomo e si stupì di quanto fosse, pesante.
Il vecchio se ne andò ringraziandola e dicendo che il destino l’avrebbe ricompensata.
Il destino, questa parola le suonava strana, una roca risata le salì in gola. Era ora di chiudere, protocollò gli ultimi fascicoli e annotò il numero delle pratiche, presto tutto questo sarebbe finito con l’informatizzazione del reparto, proprio come diceva lo spot “tutto a portata di un click”.
Quando giunse a casa, si accorse di avere fame, il frigorifero era una vera desolazione, una pizza nel microonde la sua ultima spiaggia. Ma si meritava qualcosa di meglio ed i negozi erano ancora aperti, salì in macchina ma prima di mettere in moto si accorse che sul sedile accanto era posato il volume del vecchio incontrato in archivio. Si dette della sciocca per essersi scordata di lasciarlo in ufficio. Lo nascose sotto il sedile mentre si dirigeva in rosticceria.
Il telegiornale era già iniziato con le solite notizie.
- Mai nulla di buono! – esclamò mentre addentava un panino con l’arrosto, e l’occhio le cadde sul grosso volume. Fu per pura curiosità che volle leggere il titolo “Effluit Tempus” incominciò a sfogliarlo, la maggior parte delle pagine erano scritte in latino. Maria lo aveva studiato al liceo e di anni ne erano passati parecchi, ma le illustrazioni l’aiutavano a comprendere l’insieme dell’argomento, i concetti erano più complicati.
La faccenda si face interessante, soprattutto quando lesse la data dell’edizione “24 gennaio 1128” doveva esserci un errore, se ben rammentava il primo libro stampato risaliva al 1450.
No, non poteva sbagliarsi Gutenberg stampò in quell’anno le prime 200 copie della Bibbia. Esaminò il volume in tutte le sue parti, la copertina era cartonata e leggermente sbrecciata nell’angolo sinistro. L’insieme era ben tenuto anche le pagine non erano troppo sgualcite e le illustrazioni assolutamente moderne. Piera avrebbe detto che quel volume aveva attraversato più epoche, Maria, invece, lo paragonò a quegli edifici antichi ristrutturati, più volte e in tempi successivi, come certe cattedrali.
Continuò a sfogliarlo stando sdraiata sul letto, sempre più affascinata da quel mistero, quando giunse alle pagine centrali, il disegno di una grande porta semiaperta occupava tutto lo spazio.
Forse fu un colpo di sonno, forse il potere ipnotico che quel disegno esercitava e Maria ebbe la sensazione di caderci dentro, dentro quella porta.

°°°

Spinse leggermente la maniglia, non un rumore, solo quella luce.
- Permesso? C’è qualcuno? Posso entrare?
- Prego si accomodi! – il vecchio la accolse con un sorriso
- Scusi, ma ci conosciamo?
- Ci siamo incontrati oggi in archivio, si ricorda?
- No! No! mi faccia capire, non può essere reale. – Maria scuoteva il capo
- Reale? Cosa significa essere reale?
- Mi riferivo a questo luogo – rispose Maria
- Questo luogo, come lei lo ha chiamato, è solo un concetto. Temo dovrà accontentarsi di questa spiegazione.
- Concetto o no, può dirmi come ci sono arrivata e soprattutto come posso uscirne?
- Come c’è arrivata dovrebbe saperlo, come uscirne dovrà scoprilo da sola. Adesso mi perdoni ma ho da fare. – si allontanò fischiettando un allegro motivetto.
- Aspetti!! Non può lasciarmi così, mi dica almeno dove sono… - urlò la donna, niente da fare era già sparito dietro un cespuglio di rose selvatiche.
- Non è possibile, questo è un incubo! – Maria si strinse il capo fra le mani.
Domande e ancora domande e nessuna risposta logica, poi, improvvisamente, le venne l’idea, stava sognando, un sogno fin dall’inizio, allora tanto valeva goderselo fino in fondo.
Incominciò a passeggiare in quel giardino, ne percepiva persino il profumo, e poi grida gioiose di bimbi.
Li vide, si rincorrevano giocando. Si sentì tranquilla e, dopo tanto tempo, finalmente rilassata.
Quei bimbi, però, avevano qualcosa di familiare, ma si sa tutti i bimbi si assomigliano.

- MARIAAA prova a prendermi!!!

Maria? Cercò di mettere a fuoco il loro volto e si riconobbe nella bambina un po’ grassoccia e maldestra, l’altra era Piera insieme a Massimo.
Incredibile stava sognando di quando era piccola.
- Tana, tana!! – gridavano Piera e Massimo. Lei perdeva sempre a quel gioco, ma poiché in un sogno tutto è possibile, lei, ora, poteva cambiare le carte in tavola.
Quando Piera e Massimo si nascosero nuovamente, si avvicinò alla piccola Maria ed indicò, con un gesto, il luogo dove si trovavano.
- TANA, TANA!!! – questa volta era proprio lei Maria a battere la manina sul tronco dell’albero.
Un sorriso complice e poi via ad esplorare quel luogo e dovette ammetterlo, un sogno così non l’aveva mai fatto prima di allora.
Riviveva fatti accaduti, ma dava a ciascuno di essi un finale diverso. Fu così anche per quel fatidico pomeriggio, quando, seduti sulla panchina di fronte al lago, tutti e tre discutevano su come trascorrere le prossime vacanze, poi con una scusa l’amica l’aveva allontanata. Quando ritornò Massimo aveva chiesto Piera in moglie.
- Maria ho una fantastica notizia da darti… - e il mondo le cadde addosso. Era innamorata di Massimo fin da quando era piccola ed ora …- Congratulazioni - riuscì a balbettare ma qualcosa le si spezzò dentro
Ora poteva avere la sua rivincita, la Maria del sogno era diversa, vivace e arguta e, soprattutto, sapeva tener testa a Piera.
- Ho voglia di qualcosa di fresco, tu Massimo? – chiese Piera
- Lo ammetto ho sete anch’io! – Massimo sapeva sorride come pochi.
- Benissimo! Maria, tu che hai sempre voglia di muoverti eccoti una buona occasione.
- Oggi mi sento generosa Piera, questa occasione è tutta per te! – l’espressione di Maria non lasciava dubbi, non si sarebbe mossa per nulla al mondo.
- Non lo faresti neppure per Massimo? – chiese Piera speranzosa
Per tutta risposta Maria si sistemò ancora meglio sulla panchina stirandosi le membra.
- Coraggio Piera questa volta tocca a te!- Massimo, scherzosamente, la spinse nella direzione del bar.

°°°°°

La sveglia suonò alle 7 in punto, come tutte le mattine. Un cerchietto d’oro le brillava all’anulare sinistro, Maria si sedette di colpo sul letto, accanto a lei Massimo dormiva ancora. Contemplò ancora la mano, si pizzicò e sentì dolore, corse a specchiarsi. Era proprio lei Maria Berardi, una foto sul cassettone la ritraeva in abito da sposa.
- Cosa ti succede stamattina? – Massimo la osservava.
- Nulla credo, ma ho fatto uno strano sogno.
- Me lo racconti?
- Volentieri, ma temo sia un po’ tardi, e l’archivio è ancora da sistemare. Ci vediamo a pranzo- gli mandò un bacio con la mano e poi di corsa giù per le scale, non ricordava d’essere stata così felice.

Massimo aveva preso un giorno di vacanza, quando vide il libro sulla poltrona corse al balcone.
- MARIAAAA - chiamò ma lei era già lontana.
- Pazienza. - si disse - lo prenderà nel pomeriggio.
Tornò a letto ed incominciò a sfogliare il volume che dall’aspetto doveva essere molto antico, il titolo dorato brillava sulla copertina nera “Panta Rei”. Le pagine erano, quasi tutte, scritte in greco, Massimo lo aveva studiato al liceo, ma la cosa straordinaria erano le illustrazioni. Delle vere e proprie opere d’arte. Si soffermò nella parte centrale per ammirare il disegno di una porta semiaperta.


Forse aveva ancora sonno… forse…..ma Massimo ebbe la sensazione di precipitare dentro quella porta.

°°°°

- E’ permesso? C’è qualcuno? – nessuna risposta, nessun rumore, solo quella luce e … Massimo entrò in punta di piedi.


Luisa Camponesco


Edited by - luisa camponesco on 28/12/2005 17:35:36

   
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