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 Base Luna - 303
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luisa camponesco
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Base Luna – 303

La Terra era sorta da poco sull’orizzonte, un magnifico globo azzurro. Michelle s’incantava sempre, nonostante l’avesse vista molte volte, ma il ricordo e la nostalgia dei prati verdi, delle corse lungo il fiume, insieme a Brian suo fratello e la pesca dei salmoni con suo padre era sempre struggente. Tutto questo accadeva prima che si arruolasse nella Flotta Spaziale e le pareva fosse trascorso un’infinità di tempo. Era soddisfatta del suo lavoro ma in quel particolare momento sognava la sua casa e la sua famiglia e s’immaginava d’essere tra loro.
- Tenete Marvin a rapporto in sala comando! – la voce gracchiante proveniente dall’auricolare la riscosse dalle sue fantasie e con un sospiro si staccò dall’oblò allacciò le scarpe antigravità, mandò, con la punta delle dita, un bacio all’oleo-foto della sua famiglia e si diresse nella zona comando situata al centro della base.
La stazione lunare 303 era collocata nelle vicinanze del mar di Umorum, situato nel quadrante ovest della luna, la cui ampiezza è di 825 km , colmo di lava basaltica, le altre 302 stazioni erano sparse un po’ su tutto il satellite.
Tenendosi aggrappata alle maniglie, situate lungo tutto il percorso del tunnel che portava alla sala comando, si domandava cosa potesse esserci di così urgente. Solitamente le convocazioni, pur avendo cadenza giornaliera, avvenivano in altri orari, orari lunari s’intende.
La sala comando si stava già animando, arrivano tutti un po’ alla volta.
- Ciao Michelle!! – Alan Parker, geologo, la salutò alzando la mano
- Sai qualcosa di questa riunone?
- Assolutamente nulla – rispose Parker
Un brusio annunciò ingresso nella sala del comandante Roger Worth. Tutti si sedettero nelle loro poltroncine. Worth si raschiò la gola
- Vi ho convocato in questa seduta straordinaria per comunicarvi che da 24 ore lunari non abbiamo più notizie del tenente Peter Koogan del geologo Timoty Raven, e della ricercatrice Cindy Gallant.
Michelle impallidì nell’udire il nome di Peter. Si conoscevano fin dai tempi dell’accademia, all’inizio era stata una bella amicizia, si erano persi di vista per un po’ di anni, e nuovamente incontrati alla base lunare. Stava nascendo, fra loro, qualcosa di più profondo di una semplice amicizia, la sua scomparsa la sconvolgeva.
- Non sappiamo esattamente dove si trovino ora, ma l’ultima comunicazione radio proveniva da qui - il comandante segnò un punto nell’estremo nord di Umorum.
- Cosa sia successo e ancora tutto da stabilire ma ritengo necessario approntare una squadra di soccorso e data la pericolosità della missione preferisco sia composta da volontari, almeno quattro.
Il silenzio calò sulla sala ognuno valutava la situazione, tutti conoscevano i componenti di quella spedizione. Qualcuno chinò il capo, pensando alla propria famiglia, laggiù sulla Terra, quindi bisognava riflettere prima di mettere a repentaglio la propria vita.
- Io mi offro volontaria – Michelle alzò il braccio, tutti la fissarono.
- Bene tenente Marvin, ora me ne servono altri tre, per favore!
Con titubanza prima uno poi, altri ben più di tre, alzarono le mani.
- Vi ringrazio signori – Worth trasse un sospiro – vi attendo nel mio ufficio – lasciò la sala seguito dal gruppo di volontari.

Il comandante non dissimulò la sua preoccupazione, in realtà non era mai successo che un mezzo di trasporto con il suo equipaggio sparisse all’improvviso.
- Signori accomodatevi – poi accese una mappa tridimensionale della luna.
- Ecco vedete! – segnò un punto – proprio qua abbiamo avuto l’ultima comunicazione. Si stavano dirigendo verso il mar Nubium a prelevare alcuni campioni. Tutto andava bene, niente faceva pensare ad una disgrazia .
Tacque il comandante, come per raccogliere i pensieri, movendo nervosamente le mani dietro la schiena mentre non toglieva gli occhi dalla mappa
- Ora potete ben vedere che la zona da perlustrare è piuttosto ampia, nessuno meglio di voi è a conoscenza della pericolosità di questa ricerca, ma nessuno di noi ha mai abbandonato dei compagni senza aver prima tentato tutto il possibile.
E dopo un attimo di silenzio…
- Pensavo ad una sola squadra, ma visto che siete in parecchi possiamo fare due gruppi. Il primo potrebbe andare verso est il secondo verso ovest ed incontrarsi proprio qui! - Segnò un punto sulla mappa – a metà strada fra Umorum e Nubium.
- Questo per il momento è tutto. Voglio un contatto radio ogni 30 minuti. Ed ora preparatevi e che Dio sia con voi.

Peter Koogan si tastò la gamba e dopo essersi assicurato che non fosse rotta cercò un faro-torcia.
Il veicolo era inclinato di 90 gradi, impossibile pensare di raddrizzarlo e poi non sarebbe servito a nulla. Erano precipitati in una zona oscura, il terreno aveva ceduto all’improvviso, in modo inaspettato.
- Raven! Gallant! – chiamò a voce alta. Un flebile lamento rispose dal fondo del veicolo
- Tutto bene là dietro?
- Koogan! Sono incastrato sotto il sedile
- Va bene Raven arrivo! E Gallant ?
- E’ svenuta, ma la tuta mi sembra intatta. Ma si può sapere dove siamo finiti?
- Prima dobbiamo uscire da qui e poi lo sapremo.
Peter illuminò l’abitacolo e scorse Raven proprio sul fondo. Strisciando si avvicinò
- Allora com’è la situazione ?
- Se trovassi qualcosa per sollevare il sedile potrei liberare le gambe.
- Vedrò cosa posso fare, intanto vado a controllare Gallant.
La donna si mosse e aprì gli occhi
- Sta calma Cindy usciremo di qui è una promessa.
La cosa che preoccupava di più Peter erano le scorte di ossigeno potevano resistere per due giorni ma non di più, quindi era più che mai urgente segnalare alla base la loro posizione.
Con un pezzo d’acciaio staccatosi da un telaio fece leva sul sedile quel tanto che bastava per liberare Timoty.
- Tutto a posto?
- Si niente di rotto grazie a Dio
- Bene allora andiamo a vedere dove siamo finiti. Cindy tu non muoverti per il momento.
Uscirono dal portello in alto stando ben attenti a non strappare le tute, poi con il faro-torcia illuminò tutt’intorno.
- Sembra una caverna, ma è impossibile qui sulla Luna!
- E’ enorme!
- Un momento Timoty, guarda nel centro! Cos’è quella cosa?
- Parrebbe un monolite, dalla forma ovale.
- Prima di vedere da vicino di cosa si tratta chiederò a Cindy di controllare il funzionamento della radio.
Cindy, nel frattempo, si era ripresa.
- La radio è inservibile Peter e non credo si possa far molto.
Peter sbuffò dentro il casco fino ad appannarlo.
- Ok Cindy, ce la fai ad uscire?
Il casco della donna apparve sopra il portellone e Peter e Timoty cercarono di aiutarla.
- Bene ora andiamo a vedere dove siamo capitati – Peter ,come capo-spedizione, si diresse per primo verso il centro della caverna.
- Una cosa è certo questo è un manufatto e non certo opera nostra.
Era liscio e grigio, apparentemente senza alcuna apertura, Timoty lo sfiorò con la mano guantata e stranamente acquistò luminosità.
- Cosa hai fatto? – chiese Peter
- L’ho solo sfiorato!
- Allora riprova!
Questa volta Timoty lo toccò con decisione e la luce si fece più intensa.
- Qualunque cosa sia è qui per uno scopo ben preciso – Peter ne era sicuro.
- Forse c’è un’apertura! – Cindy richiamò l’attenzione dei compagni
Una fessura quasi invisibile si estendeva per un paio di metri in orizzontale.
- Ci deve essere un modo per aprirla, proviamo a spingere tutti insieme.
Così fecero, non successe nulla, almeno non subito. Poi un fascio di luce prima tenue poi incredibilmente luminoso mostrò un‘ampia apertura. Socchiusero gli occhi per la luce improvvisa ma l’ingresso era dinnanzi a loro. Peter entrò seguito dagli altri, si trovarono in un ampio ambiente illuminato da ogni parte da una luce verde-azzurra e colmo di stranissime strumentazioni. - Escludo che sia una astronave – disse Peter.
- Sono d’accordo – confermò Timoty
- Scusate la mia ignoranza, ma da cosa lo deducete?
- Be! Non ci sono motori.
- E la forma e la struttura non mi sembrano adatte al volo spaziale – concluse Timoty.
Si aggirarono per un po’ fra i vari congegni, quando il portello d’ingresso si chiuse all’improvviso. Peter e Timoty si diressero il più velocemente possibile verso il luogo dove prima c’era l’apertura.
Nulla, la parete era liscia e compatta.
- Splendido! Adesso siamo davvero nei guai!
- Proviamo a pigiare qualche pulsante, tanto peggio di così cosa ci può capitare? – Rispose Cindy mentre si trovava davanti ad un pannello.
- Ferma! Ragioniamo! – la voce di Peter non ammetteva repliche
Incominciarono a riflettere, a pensare, a studiare per cercare di scoprire le eventuali analogie con la tecnologia conosciuta. Timoty premette un pulsante argentato e subito apparve uno schermo tridimensionale nel centro del quale si vedeva la Terra, ma la Terra com’era milioni d’anni prima e poi via via l’inizio della vita, l’evoluzione, le battaglie, la nascita e la caduta di imperi …
- Incredibile una stazione di osservazione!
- Qualcuno si è preso la briga di osservarci, di studiarci… e chissà da quanto tempo!
- E questo posto non ha l’aspetto d’ essere stato abbandonato. Con molta probabilità, chiunque siano torneranno!
Cindy camminando inciampò in qualcosa e istintivamente si aggrappò ad una maniglia provocando un sibilo.
- Cosa sta succedendo?
- Se il mio manometro non è impazzito direi che questo posto si sta riempiendo d’aria – l’affermazione di Timoty lasciò tutti senza parole.
Il primo a togliersi il casco fu Peter e gli altri lo imitarono poco dopo.
- Chiunque siano i possessori di questa tecnologia, conoscevano bene la fisiologia umana.
- Chissà che non ci sia qualcosa anche da mangiare? – disse Cindy scherzosamente
- Cerchiamo invece di uscire da qui! – rispose Peter
Muoversi senza casco era decisamente un vantaggio, i movimenti erano più sciolti e l’aria sembrava non dover finire mai.
- Ei! Guardate qua! Potrebbe essere una radio?
- Ne ha tutto l’aspetto!
Incominciarono a girare manopole e premere pulsanti, fino a quando udirono alcune scariche e voci in sottofondo.
- Qui ricognitore Beta 12 chiama Base Luna 303, rispondete Base Luna!
Ancora scariche poi una voce limpida
- Qui Base Luna! Ricognitore Beta 12 vi stiamo cercando da due giorni. State tutti bene? Dateci la vostra posizione!
- Stiamo tutti bene Base Luna, ma per quanto riguarda la nostra posizione non siamo molto sicuri, vi faremo sapere! – si sentiva un parlottare sommesso e poi grida di gioia.
- LI ABBIAMO TROVATI!
La gioia di quel contatto contagiò anche Peter, Timoty e Cindy.
- Coraggio ora cerchiamo di uscire da qui!
Si dettero da fare cercarono qualcosa che somigliasse ad un telecomando, aprire quella porta era di vitale importanza. Fu ancora Cindy a fare la scoperta successiva, dopo aver premuto un tasto rosso si materializzò l’immagine olografica di un giovane uomo ed una scritta:

“Cadetto Erik Peter Koogan nato a Lake Moon il 28 dicembre 2543 pronipote dell’ammiraglio Peter Koogan e della dottoressa Michelle Marvin, iscritto al secondo anno di Scienze Temporali dell’accademia “Gallant” di Los Angeles District “

Realizzarono subito il senso di ciò che avevano appena trovato, si concentrarono a studiare, memorizzare il più possibile quando la porta improvvisamente si aprì.
I tre uscirono dopo essersi rimessi i caschi, rimasero in silenzio ognuno preso dai propri pensieri. Trovarono una specie di scala scolpita nella roccia lunare ed in breve furono in superficie. Vennero avvistati mezz’ora dopo da uno dei due mezzi di soccorso.
Dopo gli abbracci con gli amici, dichiararono all’unisono, che il loro mezzo di trasporto era andato completamente distrutto e non valeva la pena recuperarlo, poi gli occhi di Peter incontrarono quelli di Michelle
- Ho temuto di non rivederti più. – la voce della donna tradiva commozione
- Credo che d’ora in poi mi rivedrai molto spesso – Peter le sorrise stringendole le mano consapevole di quanto fosse vero quello che le aveva appena detto.

Nessuno parlò più di quanto accaduto in quel punto imprecisato tra il mar di Umorum e il mar di Nubium ……e il file che lo riguardava sparì.





Edited by - luisa camponesco on 09/03/2005 16:37:54

   
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