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 ETRURIA EXPRESS
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zanin roberto
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Inserito - 24/10/2010 :  21:06:38  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
ETRURIA EXPRESS

La collina era un serie infinita di saliscendi in mezzo ai carpini, ai lecci, ai tassi, agli alti olmi, immersa nel silenzio appena mosso dai rii d'acqua che sommessamente scendevano a valle, il tufo dominava ogni angolo del suo esteso areale, vestito di muschi, di edere insinuanti, di erbe appena impertinenti nel nascondere lievemente il suo colore grigio.
Sovana è a pochi chilometri, adagiata sul suo cucuzzolo e ci aspetta con pazienza, qui l'atmosfera è irreale, i secoli che ci aspettano non lasciano dubbi sulla storia che dietro l'altura ci attende. Scendo dall'automobile ancora incredulo di aver trovato proprio quella necropoli etrusca di cui conoscevo l'importanza. Questa mezza settimana di ferie rubate ad un autunno davvero speciale, ci ha riportato qui in toscana, nella maremma fiabesca e pirata tra i massi tufacei che innalzano Pitigliano dal catafratto e scabro profilo o Sovana antica capitale della maremma. Alla biglietteria del Parco Archeologico Etrusco di Sovana, sento parlare inglese, nessuna novità, qui ci vengono in maggioranza stranieri, di solito inglesi, americani, olandesi e ... qualche italiano, la storia antica e l'archeologia non sono un'attrazione pari a quella enogastronomica che questa fantastica regione sa regalare, guardo l'orologio e mi accorgo che sono le 11,15 del mattino e che ci vogliono quaranta minuti per l'intero giro. Il tufo straordinario artefice della zona è l'elemento protagonista di questa terra che fin dai suoi primi insediamenti a indotto l'uomo a sfruttarne le eccezionali doti di materiale estremamente duttile per costruire.
Mia moglie si lascia conquistare dallo sguardo della natura dall'orizzonte grigio, chiazzato d'azzurro, dalla morfologia dolce di un movimento continuo e curvilineo, dal profumo di foraggi e di aromatiche essenze, dalla luce che si riflette sotto un tetto di foglie e mentre saliamo il dislivello che ci conduce alla Tomba Alipranda, consulta la piccola guida illustrata mentre io armeggio con la macchina fotografica, mio testimone di quarant'anni di viaggi. Ecco, ora a distanza di dieci metri si staglia sulla roccia la tomba a sei colonne, ricavate scolpendo il tufo, con statue di leoni all'ingresso e demoni alati, con una rampa a scendere nella camera che conteneva la bara adagiata su una panca ricavata nel tufo. Non è la classica tomba di Chiusi o di Volterra, di Vetulonia o le enormi a cumulo di Populonia, questa è il massimo dello sfruttamento che la natura ti mette a disposizione, un adattamento e un enorme risparmio di energie, basta ricavare la tomba sul posto. Questi etruschi avevano il pieno controllo del territorio e sapevano bene come sfruttarne le risorse, penso alla successiva ed inevitabile romanizzazione che sono certo è l'esatto contrario. Infatti sono i romani che dopo la conquista dell'Etruria, hanno imparato da questa misteriosa popolazione usi e costumi, ingegneria idraulica ed edilizia, la tecnica di estrazione dei metalli e della loro lavorazione, ma anche la religione che ha introdotto personaggi, dei, della tarda tradizione etrusca. Qui mi sento alla genesi dell'italia, del concetto di formazione dell'etnia italica, siamo figli di Roma quanto degli Etruschi che si sono fusi in quel grande crogiolo con veneti, liguri, celti, sanniti, umbri, sabini, lucani, sardi, ecc,ecc, e che si riconoscono in nazione.
Camminiamo in mezzo alla vegetazione di un parco archeologico che offre itinerari straordinari, finchè non imbocchiamo una "via cava" che viene presentata come suggestiva ed affascinante. Di colpo il tufo si stringe ai lati, in pareti alte decine di metri e a strapiombo, in una gola da avventure Verniane, in basso al centro una delle più vecchie strade dell'Etruria che porta al monte Amiata, già in età protostorica. Camminiamo in una penombra scura, con un tetto di rami e foglie che non fanno penetrare il sole, le pareti sono segnate da numerosi graffiti, segno del passaggio frequente e continuo nei secoli di viandanti che nelle soste incidevano il tufo con facilità, fino al medioevo e oltre. Infatti sui segni di epoca etrusca ci sono i segni di imbecilli che in epoca moderna hanno lordato quella lavagna storica con le loro puerili vanaglorie, confondendo il segno dilavato ed eroso dall'acqua su un tenero tufo, con sigle, nomi e date che diverranno storia solo tra cinque o sei secoli ma che sicuramente hanno oscurato quelle precedenti "beati gli ultimi se i primi hanno avuto educazione" recita un proverbio!
Quanto raccoglimento in quel tunnel viario, quanto silenzio, da sentire gli zoccoli di cavalli di soldati, o i muli di contadini intenti a sopravvivere in anni in cui la notte poteva uccidere. Via Cava perchè scavata per chilometri nel tufo, cosi come solo gli Etruschi sapevano, come nella Tagliata Etrusca a Talamone, in cui la roccia è stata tagliata per costruire canali di un sistema di vasi comunicanti che consentiva al porto di avere un livello costante d'acqua, civiltà fina e intelligente, e ancora oggi non abbiamo certezza della sua provenienza. Ecco, in alto, sulla sinistra, incisa la "svastica" la croce che ha ispirato il simbolo nazista, forse la più antica testimonianza di questo simbolo inquietante da quando è stato associato al famelico nazismo, ma che per gli etruschi rappresentava con tutta probabilità il sorgere del sole, niente di razzista, ne di diabolico. Mentre camminiamo l'umidità inizia a dare fastidio, il microclima che si instaura è per un paio di chilometri costante, assenza di vento, altissima percentuale di umidità e poca insolazione, come in una grotta sotterranea, proseguiamo incuriositi e sorpresi dall'inconsueta esperienza. Finalmente quando usciamo dalla parte Cava e saliamo al campo aperto sulla nostra sinistra, troviamo una vigna con dei rosai a capo filare dalle rose rosse, e un profumo inebriante di campagna, un caldo soffio di aria tiepida ci avvolge, e Rosanna rapida come un monello scappato dalla fila, si prende un grappolo d'uva nera che inizia a mangiare, forse più per dissetarsi che per fame. L'incanto del mezzogiorno, il caldo accogliente ed asciutto al colmo del colle, nobilmente coltivato a vigna, la luce dorata,ora ci cullano lo sguardo, lontano il rumore d'un trattore ci fa trasalire e rientriamo nella selva oscura che la dritta via è scavata nel tufo, uscendo Rosanna ha il tempo di godere anche di qualche frutto di fico, che in Toscana è come il prezzemolo sul cibo. Eppure io sono convinto che questo posto è misterioso, nasconde qualche cosa di invisibile, di mistico, la necropoli è posta lontano, troppo lontano dalle acropoli vicine, perchè ? Mi tormento i pensieri ma ormai si avvicinano le tredici e dobbiamo raggiungere un ristorante, dove comodamente seduto, con un buon bicchiere di vino toscano, mi riprometto di riflettere sulla cosa. Si, la morte è sempre misteriosa, gli etruschi lo sapevano, si, in quella necropoli il tempo si era fermato, il cuore aveva battuto veloce e lo spirito si era disteso in una gradevole estasi quasi inconscia, a volte dubito di avere genetica celtica, cosi come mi è stato detto da esperti, io sono molto ... etrusco!
Il sole arpeggia tra gli ulivi raggi di colore dorato e nelle valli si perde il profumo della cultura.

zanin roberto

   
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