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 LA FRIULANA DOC
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zanin roberto
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Inserito - 23/04/2010 :  22:19:49  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
La primavera non è mai uguale,in ogni ciclo annuale si presenta diversa e sempre simile nelle sue imprevedibili e capricciose giornate, aprile che ne è il suo forziere, può sorprendere per il troppo repentino caldo o per il troppo tardo fresco o per le piogge insistite e sferzanti, quest'anno un vento sincero e un fresco scandinavo si sono fusi in assolate mattine e in pomeriggi annuvolati e instabili, cosi come in un quadro di Monet dove il cielo pastello si macchia dei grigi e dove la luce si nasconde timida. Ogni anno negli ultimi tempi, riservo una escursione primaverile per visitare mostre o città o siti archeologici che identifico interessanti e con la complicità di mia moglie, ci gettiamo in itinerari personalizzati e non sempre ottimizzati nella logistica ma sufficientemente conosciuti da evitarci sconvenienti intoppi. Ci siamo subito chiariti che lo scopo primario era quello della comoda e riposante vacanza, senza tempi frenetici, distanze affaticanti e ricerche dispendiose di mete difficili.
Bene ! Base di partenza sarà il lago di Garda, quell'Hotel simpatico a Malcesine che già conosciamo e da li raggiungere la Val Camonica, dove vogliamo visitare il Parco delle Incisioni Rupestri. Quattro giorni cosi senza dover per forza strafare, il tempo, nelle previsioni meteo su internet, dovrebbe essere variabile ma mai durevolmente piovoso, si parte al mattino alle otto dal Friuli.
Raggiungiamo la nostra meta con un ritardo dovuto ad un incidente in autostrada ma che digeriamo con l'entusiasmo della partenza, li la proprietaria dell'Hotel mi riconosce a distanza di tre anni e ci sentiamo a casa. Il giorno dopo, progetto sul momento una strada scorciatoia che dovrebbe farmi guadagnare molti chilometri anche se sale ad un passo montano di 1700 metri che da Riva del Garda raggiunge Breno sulla Val Camonica. Tutto va bene fino all'imbocco della strada che sale al passo, dove un cartello rosso indica chiuso, nel dubbio salgo non pensando che in aprile ci possa essere neve e che la scritta sia rimasta posizionata dall'inverno, il cielo si ingrigisce di brutto, un'aria fredda ora spazzola la mattina come un autunno severo. Il mio ottimismo però, quaranta minuti di ascesa dopo, si infrange con la secca conferma di un benzinaio che mi esorta a ritornare indietro, mi sento come un cristallo di boemia frantumato da un masso caduto all'improvviso. Ecco, mi dico, volevi l'imprevisto, l'avventura... accontentato !
Ritorno sui miei passi, dagli ottocento metri di altitudine raggiunti con un mattino grigio e freddo che spruzza goccioline premonitrici. Mia moglie mi appostrofa severa e inconcigliante, sono le undici di mattina e ormai la Val Camonica non è più raggiungibile, bisogna trovare un itinerario per la giornata.
- " ... e allora, cosa facciamo, adesso ? " - domanda mia moglie con il tono dell'inquisitore Torquemada:
Una lunga pausa di silenzio terapeutico - " Ricalcolo!" - rispondo metallico imitando il satellitare.
- " Ok, si va a pranzare in riva al lago, a Salò e poi visitiamo Brescia, dove ci fermiamo a pernottare pronti per la Val Camonica il giorno dopo! " - sono convincente e accomodante.
Il piano d'emergenza funziona, raggiungiamo Salò, sul lago di Garda, proprio mentre il sole cancella con garbo il grigio e un tenero tepore rimbalza ovattato al nostro tavolo dove ci saziamo con abbondanza. Arriviamo poi a Brescia, la Brixia romana, alle ore 15,00, parcheggio appena fuori il centro storico della città padana, scendo dall'auto e controllo il cartello stradale che indica un massimo di due ore di sosta, mia moglie si incammina verso il tassametro e sento distintamente, a pochi metri " mandi " , il classico saluto friulano, mi volto indifferente e vedo solo dentro una porta aperta d'un negozio di vestiario per bambini, una signora sorridente e accattivante, di chi ha lanciato il sasso e nascosto la mano, faccio finta di niente e aspetto mia moglie con il biglietto. Mi appresto a posizionarlo sul cruscotto quando veniamo garbatamente salutati. - " Salve, venite da Pordenone? " - dice sorridendo e compiaciuta la signora con un accento noto e vagamente mascherato dal lombardo appena patinato, e aggiunge: - " Anch'io sono friulana, di Tavagnacco, volete vedere Brescia? " - si capisce che la nostra targa PN deve averla destata al sentimento della nostalgia.
- " Ahh, salve, si, veniamo da Cordovado al confine con il veneto e volevamo vedere la città, ma bisogna fare in fretta a quanto pare! "- rispondiamo con cortesia e stupiti dell'insolito incontro.
- " Voi andate tranquilli che se scade il tempo vi metto io un euro, non abbiate paura, eh, bon, noi furlans se non si aiutin noaltri!?"- i suoi occhi esprimevano gioia sincera all'appartenenza etnica ma una simpatia davvero speciale per una popolazione mediamente chiusa e severa. - " Grazie, veramente gentile, signora" - esterefatti dalla gentilezza di questa donna non sapevamo come sdebitarci.
- " Si, si, ci sono parecchi friulani qui in città e vogliamo fare un Fogolar Furlan anche a Brescia" - " come in Canadà o Australia, all'estero....." - aggiunge mia moglie notevolmente stupita e grata.
- " Bene noi andiamo allora... grazie" - aggiunsi.
Certo, non so come sia possibile, ma esistono persone altruiste in questo mondo di opportunisti ed egoisti. Camminiamo per un paio di ore, visitando chiese, piazze,monumenti, fino a raggiungere all'estremità opposta la zona romana del foro, in cui stanno scavando degli addetti e mettendo in luce la Brixia voluta dall'imperatore Vespasiano. Mentre contemplo il lavoro del ricercatore archeologo, mi sento un'oppressione allo stomaco, non è un malessere nuovo, so che quando mi prende è la digestione bloccata, a pranzo ho esagerato e adesso ne pago le conseguenze. Ho bisogno di prendere dei farmaci che aiutino lo svuotamento gastrico, stringo i denti e invito mia moglie a ritornare. Sto male ma camminando spero di sbloccare la situazione, non ci voleva, proprio nel momento in cui si è più stanchi e non si ha nemmeno l'opportunità di distendersi. C'è da ritrovare la strada per il parcheggio e quando arriviamo sta scadendo il tempo di sosta, non possiamo andarcene senza aver salutato la nostra nuova amica friulana. Non ho proprio la disponibilità di far riverenze ma non oserei andar via senza un ringraziamento. Entriamo e dopo un pò d'attesa per un cliente da servire, ecco la signora che ci viene incontro con il suo sorriso dorato come le uve del nostro Collio.
- " Allora tutto bene ? Siete riusciti a vedere il centro ? " - ci dice con trasporto.
- " Si, si, grazie ancora per la disponibilità " - risponde mia moglie con convinzione mentre io sento lo stimolo di andare ai servizi, mi faccio coraggio e chiedo: - " Scusi se mi permetto, ma non avete magari i servizi igienici? ... e che ... non mi sento bene ! " - dico quasi con vergogna ma spinto dell'oppressione.
- " Ma si, venga, venga, ma scherza ... ci mancherebbe altro, faccia con comodo, cosa vuole che sia! " - accomodante e gentile. Esco sollevato dall' incombenza ma il sudore continua a scendere,la titolare mi fa sedere e la friulana mi ordina un'acqua e limone bollito al vicino bar, con una pazienza e disponibilità da convento francescano in epoca di pellegrinaggio sulla via franchigena. Ora mi siedo su uno sgabello e sorseggio il "canarin" che assieme ad una conversazione pacata e a tratti gogliardica mi rilassa e mi consente di rifiatare. Ottorina è di Tavagnacco alle porte di Udine, simbolo e fucina della friulanità, ha sposato un bresciano che faceva il militare in Friuli come intere generazioni di giovani di leva, è lontana da casa anche se immagino periodicamente ritorni a trovare i suoi ma quel suo struggimento per la terra lasciata è davvero speciale, un disagio che nasce da una cultura di piccole cose, dove la natura, la secolare miseria, l'isolamento, il carattere chiuso e orgoglioso, ferma un intimismo che in lei sfocia in una solarità quasi andalusa. In quel suo volto disteso e dai tratti tipicamente friulani, vedo il sole di giugno nei campi di granoturco, il vento sferzante negli autunni nebbiosi del cividalese, il greto sassoso e linguiforme del fiume Tagliamento, padre spirituale d'ogni friulano che taglia come una coscienza gli animi dei borghi giù nella bassa.
- " Dove andate a dormire? " - chiede Ottorina a Rosanna mia moglie che gli conferma l'intenzione di restare a Brescia per poi ripartire l'indomani. Presto fatto, con l'ausilio della complice e benevola titolare veneta al computer, in una decina di minuti ci trova l'hotel Industria e ci prenota la camera. Cercando di ringraziare con la giusta intensità, veniamo scortati fino all'hotel, nel traffico caotico di fine giornata di Brescia industriale e cosmopolita, dove abbiamo visto tutte le etnie del mondo, in un turbinio di suoni e luci. Quando scendo dall'automobile abbraccio forte la signora friulana, lo stomaco ora è libero, dolente e offeso ma libero, ma il cuore è gonfio di una esperienza gioiosa e indimenticabile, la guardo in quei suoi occhi sorridenti e tristi di nostalgia e riesco solo a trovare poche parole:
- " Ottorina, il mondo è bello perchè ci sono persone come te, grazie di tutto ! "-
Vedo che con mia moglie si scambiano i numeri dei cellulari e la invitiamo a venire a trovarci, si salutano calorosamente, la sua automobile ripartecon un colpo di clacson e sparisce inghiottita dal fiume di auto che la sommergono, lei che se vede una targa del Friuli trasforma una lacrima di felicità in un delicatissimo " mandi " .

di Zanin Roberto


zanin roberto

   
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