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 ALBERI CUSTODI
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zanin roberto
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Italy
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Inserito - 16/01/2007 :  20:33:18  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto


ALBERI CUSTODI

Si dice che ogni uomo ha un angelo custode, uno spirito buono pronto a segnalarci pericoli e ad aiutarci nelle disgrazie, generoso compagno spirituale al quale inconsciamente ci raccomandiamo.
Io penso sinceramente che i paesi e le città abbiano negli alberi il suo equivalente, gli alberi sono i custodi della memoria, della tradizione, del tempo che passa, ma anche della sicurezza, di essere il paesaggio conosciuto, custodi appunto della urbanità.
Nel mio paese ho scoperto che ci sono almeno una decina di questi "angeli vegetali" che rimangono sconosciuti ai miei concittadini ma che invece basta ammirarli per intuirne il vero spessore morale.
Seguitemi...ve li presento.


Il capostipite dei nostri amici verdi è sicuramente ser PLATANO del monumento ai caduti, che sovrasta con la sua mole il bronzeo milite a cui concede ombra estiva, che par indichi con i suoi rami la porta nord del castello, come un moderno "Cicerone".
Imponente e granitico con il diametro del fusto di oltre due metri e slanciato con i suoi trenta metri d'altezza protegge con il suo areale via Roma, custode discreto del ciarlare del Borgo, centenario e tollerante vigile dei Cordovadesi.
Tanti fratelli sono caduti sotto la terribile malattia fungina Ceratocystis Fimbriata, la statale 463 che si vantava dominio incontrastato dei platani, messi dalla Serenissima alla fine del 1600, è ormai senza la loro ombra.
Nemmeno il viale della Stazione, tempio del loro splendore è riuscito a resistere, spogliato quasi per tre quarti e ora rivestito da indegni cugini di origini asiatiche, ma lui tiene duro, il ruolo di decano non gli permette tentennamenti, orgoglioso e permaloso della sua alta chioma cerca di spiare lungo via Battaglione Gemona, verso il Santuario Mariano.
Chiuso entro le mura dell'ex convento domenicano, ai margini del parco Mainardis, vicino alla fontana del Borgo, sta placido il BAGOLARO per gli amici SPACCASASSI, ritroso, mai chiassoso, con intimo orgoglio, nobile pianta per anni chiuso alla vista diretta del pubblico, imponente e rotondo, non teme rivali ma non sfida ser PLATANO, sa che è lui l'esperto di pubbliche relazioni.
A lui piace il silenzio dei lunghi meriggi estivi, la compagnia felpata delle passeggiate solitarie, di animi sensibili che si accuccino sotto il suo ombrello a leggere un libro o una lettera accalorata.
La vicinanza del Santuario della Madonna, dell'ex convento dei frati, gli da un'aria più religiosa, nel suo ordinato areale, nel suo simmetrico apparire, sussurra pace e armonia, di tanto in tanto lancia uno sguardo verso l'interno del parco, lontano ma non troppo c'è la sua amica snob, quella egocentrica che fa spettacolo al solo incurvare d'un ramo.
La SOFORA, elegante, raffinata, barocca in quel suo continuo cascare di rami e foglie lucide e fresche, ricama con il suo aspetto sempre mosso e dinamico il prato piatto e muschioso, dietro la caserma dei Carabinieri, vicino al canneto, dove l'incanto bucolico del parco è la scena ideale per sfoggiare l'elegante suo portamento.
A lei,(detto tra noi!) PLATANO e BAGOLARO non danno retta, dicono che è frivola, che è un'esteta, bada all'apparire invece di dare una mano a sorvegliare Cordovado che da un pò d'anni è trafficato, convulso, impolverato, con linguaggi incomprensibili, dove non c'è più il palo della cuccagna, la processione religiosa con le luminarie, il passaggio dei muli e dei cavalli e le ... rondini si vedono sempre piu raramente, ma a lei non importa il sociale, nonostante le insistite prediche di PLATANO, dice che ci vuole anche il gioco e la bellezza.
Si trucca con boccioli di legumi penduli, accattivandosi civettuola l'attenzione dei passanti soprattutto quando il giorno festoso della Rievocazione Storica gli arcieri scagliano le frecce vicino al suo tronco, accentua il portamento piangente con studiata teatralità, fino a farsi ammirare, scopo del suo centenario esistere.
Gli unici amici sono i GELSI di piazzetta Asilo...ohh, è vero forse sono un pò rurali, nodosi nel carattere ma sono meno intransigenti dei due saccenti, loro di tanto in tanto le mandano rametti di more con complici passeri ma con distacco e in assoluta amicizia solidale.
I quattro fratelli GELSI si sono fatti carico di sorvegliare l'Asilo Infantile, di quei cuccioli d'uomo, cosi chiassosi, cosi vitali, cosi puri e immacolati, come l'acqua del fiume Lugugnana che scorreva un secolo fa,con la farmacia e l'ambasciata del rione Saccudello, a sottolineare che quello spazio in qualche maniera è extracomunale, porto franco,dove l'infanzia ha il predominio su ogni regola municipale.
Rugosi ma asciutti, si schierano a bariera, impregnando d'estate con il loro fresco di foglie l'atmosfera di agresti toni, sotto le loro chiome corse e pianti, sbucciate alle ginocchia e risate divertite, ingorde dissetate alla fontanella centrale dove anche le loro radici beneficiano della stessa linfa. Racchiudono quell'angolo, trattenendo rumore, polvere,protettivi come zii che sanno che oltre il cancello c'è l'infanzia, il bene più prezioso di un popolo, sacrale e inviolabile.
Si sono chiesti tante volte perchè a loro è toccato quel compito cosi delicato, ma non l'hanno mai capito, si sono solo inorgogliti di essere i custodi e PLATANO di tanto in tanto, strizza l'occhio.
I CIPRESSI, due sentinelle impavide, non raccolgono sentimentalismi, sanno che il Santuario della Madonna, a pianta ottogonale, gioiello barocco è il loro faro, non osano disunirsi in alcuna posizione sconveniente,si leccano i rametti disobbedienti in una continua ricerca della loro marziale conicità, come londinesi a cui abbiano appena regalato la bombetta da indossare.
Se ne stanno ai lati della porta d'ingresso del tempio con devota concentrazione, non fanno eccezzioni, spruzzano odori resinosi, si ricambiano gli aghi fogliari con igienica puntualità, ogni tanto danno al vento un messaggio da portare a PLATANO: "tutto sotto controllo,capo" ma sono felici di essere custodi di tanta misticità e ai Cordovadesi perdonano a malincuore, nelle cerimonie matrimoniali, quello strano gettare riso, a rompere la solennità del raccoglimento spirituale.
PLATANO si sfronda, chiama l'unico compagno che condivide il suo rigido operare, sente che ha bisogno di sentire conforto da un amico sincero, la temperatura si è fatta rigida e l'umido penetra nella corteccia come una fastidiosa puntura, la luna questa sera è piena e la luce argentea sembra quasi invogliare al dialogo.
TIGLIO, è il protagonista del vecchio centro del paese, al centro della piazza raccolta a pochi metri dal duomo romanico, vecchio e misterioso. Brontola spesso, si lamenta senza posa, ma in fondo è un bonaccione!
E' un vecchio lord, a cui hanno tolto il castello, si profuma di inebrianti essenze, d'estate si diletta a giostrare con i suoi umori e punteggia di microlacrime intorno, quasi a marcare il territorio.
Ma quando PLATANO chiama, lui è sempre pronto a rispondere, a dialogare, lasciando al vento il tono giusto, la misura della risata o del singhiozzo. Non lontano dalla sua vista inizia via Cimitero, lui tiene sempre un'occhio all'orizzonte, conta e segna ogni Cordovadese al suo viaggio eterno, segna sul suo fusto ogni infausta giornata ma rasserena con il suo ombrello protettivo e non si piega alle debolezze, testimone discreto d'un tempo sempre più lungo. Quando il tocco del campanile del vecchio duomo si fa preghiera, s'inchina al Supremo, ringraziando d'esser longevo e amato.
TIGLIO e PLATANO sono della stessa pasta, a loro non dovete toccare Cordovado, non lo sopporterebbero. Il cemento e l'asfalto sono sempre più invadenti ma ancora tra gli alberi che caratterizzano il paese c'è concordia e spirito agreste, orgogliosi di fare da testimonial a un angolo di pianura friulana che ha nella tradizione rurale la sua radice etnografica, sono al loro posto senza sfigurare, parte integrante di una comunità che non rinnega ancora il valore della natura che ha sempre avuto per l'umanità.
Nel parco di via Freschi, di recente costruzione, ha iniziato a muovere le prime foglie una quercia giovane, già si preannuncia nei decenni a venire, un cambio di guardia, quando la farnia inizierà ad assumere proporzioni importanti, ma per ora il vecchio PLATANO è il decano indiscusso e dovrà far cadere tante ghiande prima di aver diritto a dir la sua, nel club ristretto degli alberi che a Cordovado contano.

di Zanin Roberto

zanin roberto

   
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