Concerto di Sogni
Main sponsor: Ideal Gomma Sport Sas
Think and Make It!

Remember Nassiriya : Appendete una bandiera ai vostri monitor Concert of the World: English Version



 Home   Elenco Autori   Forum:Elenco Argomenti   Eventi attuali e storici    Le prime pagine   Link  
Utente:
 
Password:
 
Salva password Dimenticata la password?
 
 tutti i Forum
 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Storia di una lampada
 Versione per la stampa  
Autore Tema Precedente Tema Tema Successivo  
luisa camponesco
Curatore


Italy
1907 Inseriti
385 Gold
2262 Punti Rep.
Inserito - 06/01/2007 :  16:26:22  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Storia di una lampada

La nebbia, densa e lattiginosa, avvolgeva ancora l’isola e copriva tutta la laguna in quella mattina di gennaio del 1901. Lo sciacquettio dell’acqua contro la riva e il verso di un gabbiano erano gli unici rumori oltre al crepitio del fuoco della fucina del laboratorio di Daniele Argan. La lavorazione del vetro era tramandata da generazioni e la sua abilità di artigiano conosciuta in tutta la regione.
- La baronessa Montodorici verrà stamattina a ritirare il candelabro e il lampadario a gocce. -
Anna, la moglie, si era affacciata alla bottega con una tazza di latte caldo. Il marito, sempre preso da molti pensieri spesso dimenticava la visita dei clienti, ma ci pensava lei a rammentargliele. Domenico, l’allievo garzone irruppe nella fucina lanciando il berretto al chiodo posto vicino alla finestra.
- Preso! – esclamò con orgoglio visto che non sbagliava un lancio.
- Sei in ritardo – sbottò Daniele
- Con la nebbia non vedevo dove andavo e così ho perso tempo.
La bugia era palese ma Domenico era un ragazzo sveglio e dimostrava attitudine al lavoro.
- Dai! Prendimi la canna da soffio, la fornace ha la giusta temperatura.
Domenico non si stancava mai di guardare il maestro.
- Quando la farete usare anche a me?
- Non appena sarà il momento, adesso osserva ed impara.
Nella stanza vicina al laboratorio erano disposti tutti gli oggetti creati, piatti, bicchieri, bottiglie, monili, tutti disposti in bella vista, la maggior parte di essi rappresentavano ordini ricevuti.
Il sole aveva dipanato la nebbia e la luce fioca del sole illuminava il mare, quando la gondola della baronessa approdò all’isola.
- Buon giorno Baronessa – Daniele chinò il capo mentre un servitore aiutava la donna a salire sul pontile. – è tutto pronto.
Un sorriso compiaciuto apparve sul volto della baronessa che con passo deciso entrò nella bottega. Ammirò gli oggetti esposti, li accarezzò con lo sguardo, poi la vide. Era appoggiata su di una mensola in un angolo della stanza.
- Oh che meraviglia! Quanto volete per questa lampada?
- Mi perdoni baronessa ma questa è già venduta.
- Fatene un’altra! Questa datela a me
- Mi spiace baronessa ma appartiene al maresciallo Von Rubens. Partirà per Vienna tra qualche giorno e la porterà con sé, pare sia un regalo per sua madre.
Matilde Montodorici non era donna da scoraggiarsi facilmente abituata com’era ad ottenere sempre quello che voleva. Rientrata nel suo palazzo, si tolse nervosamente i guanti e il cappello, seguita dalla fedele cameriera.
- Gualtierooo! – gridò a gran voce anche se non era sua abitudine.
Il segretario accorse sorpreso non l’aveva mai vista così eccitata.
- Baronessa..
- Gualtiero, vorrei tu preparassi un altro invito per il ricevimento di domani sera.
- Mi dica solo a chi devo inviarlo.
- Al maresciallo Von Rubens!
- Ma… è un austriaco.
- Metti da parte i tuoi sentimenti patriottici e manda subito quell’invito.
Non era facile servire la baronessa in particolare quando si intestardiva per qualcosa. Gualtiero, pur non condividendo le due decisioni obbediva, e poi chi era lui per contraddirla, poco più di un domestico anche se aveva i capelli bianchi.

I camerieri si affrettavano negli ultimi preparativi, il salone si stava animando, le luci dei lampadari si riflettevano sull’ acqua del canale. Matilde, in camera, osservava la sua immagine allo specchio, accarezzò la collana di perle, un tocco all’acconciatura e si ritenne pronta a scendere per ricevere gli ospiti.
I musicisti accordavano gli strumenti, erano previste musiche di Vivaldi e valzer viennesi.
La spensierata compostezza degli ospiti si adattava bene all’austerità del palazzo.
- Il maresciallo Von Rubens – annunciò il maggiordomo. Matilde gli andò incontro.
- Grazie d’essere venuto.
- Onorato baronessa. – rispose battendo i tacchi.
La serata fu nell’insieme piacevole anche se la presenza del maresciallo imbarazzò non poco alcuni politici che avversavano gli austriaci e terminò con le note della “Marcia di Radetzky “
- Cosa posso fare per voi baronessa? – chiese Von Rubens prima di congedarsi
- Nulla maresciallo la vostra è stata una gradita presenza. – poi fingendo di ricordare improvvisamente – Veramente c’è qualcosa che potreste fare per me!
- Ogni vostro desiderio è un ordine.
- Ho ammirato nella bottega di Argan una lampada che si intonerebbe bene nel mio studio, ma è di vostra proprietà. Ora io sono in partenza per Roma e…..
- Ho capito baronessa! La lampada è vostra, io ne ordinerò un’altra.

Le luci si spensero nel salone, Matilde Montodorici si ritirò soddisfatta nella sua camera.

°°°°

Nella capitale il fermento che preludeva i grandi eventi aveva contagiato tutti.
- Ci sarà la guerra Matilde! Devo partire. – Gianfilippo D’Avola cugino di primo grado, nella divisa di capitano, abbracciò la baronessa.
- Dove ti hanno mandato? - chiese
- Per il momento vado a Milano poi si vedrà.
- Io ho intenzione di tornare a Venezia il mese prossimo, forse potremo incontrarci…
- Rimani a Roma Matilde è più sicuro. – replicò Gianfilippo.

I bauli erano pronti per essere caricati sulla carrozza.
- Fate attenzione alla lampada! Non ce n’è un’altra uguale! - La governate era in apprensione, sapeva quanto la padrona ci tenesse, ma tutto andò per il meglio.
La stazione era gremita di soldati, Matilde li guardò preoccupata chiedendosi quanti di loro sarebbero tornati a casa.
La guerra con le sue alterne vicende pareva non finire mai. Ogni sera, alla luce della lampada, la baronessa e le sue domestiche preparavano maglie, calze e bende da inviare al fronte, lavoravano fino all’alba, fino a quando la prima luce accarezzava la laguna.
- Andate è già mattino. - Matilde congedò le donne e spense la lampada – Chissà di quanti avvenimenti sarai testimone – disse accarezzandola e mai frase fu più profetica

°°°°

Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza
della vita nell'asprezza, il tuo canto squilla e va.

……………………….

Il canto giungeva nell’ufficio del federale mentre firmava alcuni documenti.
- Il generale Von Rubens è arrivato ora, lo faccio passare?
Il federale si infilò rapidamente la giacca mentre Von Rubens entrava con passo rapido e sicuro.
- Generale, benvenuto. – dopo il saluto romano il generale si sedette accavallando le gambe.
- Sarebbe meglio dire bentornato. Sono già stato a Venezia anni fa.
- Allora non ha bisogno di una guida, ma vedrà che cambiamenti. – il federale ammiccò con fare complice. I due uomini presero a parlare della situazione politica e degli ultimi avvenimenti internazionali. Il colloquio durò più di un ora ma prima di andarsene Von Rubens notò la lampada in un angolo della stanza.
- Come ha avuto questa lampada?
- Ohh !! Viene da un sequestro ma ….se la desidera….
- Manderò il mio attendente a prenderla.
Quella sera il generale scrisse una lettera alla moglie alla luce fioca della lampada : “Mia cara non immaginerai mai cosa mi è accaduto oggi….”
- Era destino che tu tornassi a me – sussurrò mentre chiudeva la missiva.

Le vicende si erano complicate dopo l’8 settembre e gli attacchi dei partigiani ai convogli militari si facevano sempre più audaci e frequenti.
- Siamo pronti generale i bagagli sono già in viaggio. Sarà sistemato in una dependance di Villa Feltrinelli, con vista sul lago e …. Non si preoccupi ho imballato personalmente la sua lampada.
Il convoglio era già sulla strada per il Garda, dolci pendii si intravedevano in lontananza e i colori dell’autunno donavano una sensazione di grande tranquillità.
L’attacco improvviso e inaspettato fermò la colonna.
- I partigiani!!! Generale cercheremo di passare, meglio sacrificare qualche bagaglio anziché la vita.
Il conflitto si fece più acceso, i partigiani si confondevano con la vegetazione, attaccavano e sparivano poi tornavano ad attaccare. Alcuni mezzi presero fuoco, altri erano riversi sulla strada, ma i tedeschi riuscirono a coprire la fuga del generale, vero obiettivo dell’imboscata.

Il rumore delle armi aveva raggiunto anche un vicino casolare, Andreina era nella stalla e pensò subito ai suoi figli.
- Giovanni! Giovanni ! – Prese in braccio Valentina di due anni, corse verso la casa e si barricò dentro.
Giovanni, il figlio più grande e anche irrequieto, si era arrampicato su di un albero di mele quando vide il fumo levarsi dalla strada. Sapeva che sua madre si sarebbe arrabbiata ma era curioso e quando tutto fu silenzio scese dalla pianta. Strisciando sul terreno raggiunse la carreggiata. Spiò da dietro un cespuglio, alcuni corpi giacevano sulla strada poi vide indumenti sparsi e la tentazione fu forte. In tempo di guerra tutto era prezioso, sgaiattolò dal suo nascondiglio e prese a raccogliere ciò che gli capitava e che le sue braccia potevano portare. Inciampò in qualcosa di pesante, un pacco non troppo grande ma doveva contenere qualcosa di prezioso visto com’era legato. Lo nascose nel fossato lo avrebbe recuperato più tardi.
Andreina, pallida in viso, era talmente felice nel veder Giovanni incolume che si scordò di rimproverarlo.
Presto arrivarono le squadre fasciste ed incominciarono a setacciare tutta la zona. Giunsero anche alla fattoria di Andreina. Fecero uscire tutti di casa sotto la minaccia delle armi e la perquisirono da cima a fondo.
- Cosa facciamo di questi? – l’uomo con il fez e la camicia nera si rivolse ad un altro probabilmente suo superiore, indicando la donna e i bambini.
- Qui non c’è nulla, in quanto a loro lasciali perdere.
Salirono sulle camionette e se ne andarono. Andreina si sciolse in un pianto liberatorio. Quella notte Giovanni uscì di casa per recuperare il suo bottino. Lo nascose in soffitta all’insaputa di tutti.

Faceva molto freddo in quel gennaio del ’45, gli aerei alleati sorvolavano sovente la fattoria mentre i tedeschi avevano lasciato la zona da tempo. Il solo pericolo ora era costituito dagli sbandati, ma quella mattina era speciale.
- Lo sai Valentina che giorno è oggi? È il compleanno della mamma. - Valentina rideva beata seduta vicino al fuoco. – dobbiamo farle un regalo!
Giovanni si ricordò del suo piccolo tesoro nascosto in soffitta, era trascorso più di un anno da quel giorno la mamma non si sarebbe più arrabbiata. Sollevò con cura il coperchio della cassapanca, e si mise a cercare. Le camicie erano belle ma adatte ad un uomo e poi… quel pacco. Cercò qualcosa per tagliare lo spago e scartò, scartò e scartò ancora finché apparve, intatta, la lampada. Oh si! Le sarebbe piaciuta, ne era sicuro.
- Chiudi gli occhi mamma! C’è una sorpresa per te.
Andreina obbedì e quando li riaprì rimase a bocca aperta.
- Dove l’hai presa?
Giovanni raccontò dove l’aveva trovata, Andreina si fece scura in volto pensando al pericolo che il figlio aveva corso e che aveva fatto correre anche alla famiglia. L’espressione mortificata del ragazzo la rabbonì e così quella sera la donna rammendò i calzini dei figli al chiarore di quella luce.

°°°°

- Allora siamo d’accordo ci vediamo in settimana dal notaio. - Una stretta di mano e Giovanni salutò l’altro uomo. La vendita della fattoria era ormai cosa fatta.
- Dovremo svuotarla? – chiese Valentina
- Non c’è molto, però vedi tu se qualcosa ti interessa prendila pure.
Giovanni salì in macchina e salutò la sorella. Valentina si aggirò fra le stanze pensando al passato, e alla sua infanzia.
- Mamma! Posso prendere qualcosa? Potrei venderla al mercatino della parrocchia. - Mariella sua figlia attendeva una risposta.
- Prendi quello che vuoi!
Uno scaldino in rame, una padella, un lume a petrolio e… una lampada un po’ malandata ma, con una pulita, poteva andare.
La festa del patrono si svolgeva con la consueta allegria le bancarelle, tutte disposte in bell’ordine esponevano giocattoli e dolciumi. In un angolo, vicino alla chiesa, anche la figlia di Valentina aveva sistemato gli oggetti da vendere con offerta libera.
- Dai papà compra qualcosa da Mariella! - Margherita l’amica del cuore tirò il padre per la manica costringendolo a dirigersi verso Mariella. – Sai, abbiamo bisogno di poltroncine nuove per il teatro e ….
- Ho capito, ho capito. – l’uomo sorrideva pensando alla generosità della figlia. Consegnò alla ragazza un biglietto da 10.000 lire.
- Così poco?
Si aspettava quella domanda, allora aggiunse un altro biglietto. Poco dopo la figlia lo raggiunse trascinando una voluminosa e pesante borsa di plastica.
- Ma cosa hai comperato di così pesante? Non importa lo vedremo a casa.

- Mamma siamo arrivati!
- Bene il pranzo è quasi pronto.
- Tua figlia ha fatto spese. – fece eco il marito
Margherita aiutò la mamma in cucina per gli ultimi preparativi.
- Vai a chiamare papà, il pranzo è in tavola.
Poco dopo la ragazza corse dalla madre.
- Mamma papà è incantato a guardare una vecchia lampada che ho comprato da Mariella.
La donna raggiunse il marito.
- Che succede!
- Non vorrei sbagliare ma questa lampada sembra un autentico Argan. Voglio pulirla un po’!

Così, riportata all’antica bellezza la lampada fece la sua comparsa nel negozio di antiquariato del padre di Margherita, il quale promise alla figlia di evolvere metà del ricavato della eventuale vendita, alla parrocchia.


°°°

Molti anni erano passati da quel giorno, Margherita gestiva il negozio arricchendolo di nuovi pezzi. Aveva ereditato dal padre la stessa passione. Il campanellino segnalò l’ingresso di un cliente. Margherita uscì dall’ufficio.
- Posso esserle utile?
L’uomo si guardava attorno accarezzava i mobili e li studiava.
- Si, vorrei fare una regalo a mia moglie per il nostro anniversario.
- Bene, ha visto qualcosa di suo gradimento?
- È difficile decidere, io comprerei tutto.
Incominciarono a parlare, Margherita illustrò i vari stili dei mobili e come si potessero inserire in un arredamento moderno.
- Ecco qui abbiamo le lampade, di varie epoche e di varie scuole. Questa mi è particolarmente cara, è un Argan del primi del ‘900.
- Bella! A mia moglie piacerà, abbiamo un tinello in arte povera potrebbe adattarsi bene.

Così la lampada compì un nuovo viaggio, forse l’ultimo, in una nuova casa ad illuminare le sere con la sua luce tenue ma calda. Testimone di un tempo, di vicende vissute, alcune dolci altre amare e chissà ……….di cos’altro ancora.








Luisa Camponesco

   
Clicca qui per la scheda generale dell'autore
Altri testi dello stesso autore
Tema Incorniciato In fondo alla strada
Tema X Men contro il Codice da Vinci
Tema I miti che non muoiono
Tema Chi non muore si rivede...
Tema Incorniciato Valzer lento 
Tema Arrivederci
Tema La mia giungla
Tema ciao a tutti
Tema Incorniciato Microm 
Tema Prima giornata
Tema esami 2006
Tema Ciao a tutti!
Tema Presentazione
Tema Ti senti pubblicitario? 
Tema Incorniciato La valle del silenzio 
Tema Auguri a Renè!
Tema il mio saggio
Tema Il compleanno di Luisa
Tema Auguri Braz
Tema Un saluto a tutti i concertisti
-----------------------------------------
Vai a:

Pagina Caricata in :1,60
Imposta come tua pagina di avvio aggiungi ai favoriti Privacy Segnala Errori © 2001-2021 Concerto di Sogni - B.A. & R.M MaxWebPortal Snitz Forums Go To Top Of Page