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 Le Fiamme di Zaporoze - Cap V - (parte I )
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mario dimitrio donadio
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Inserito - 08/01/2004 :  09:56:38  Mostra Profilo  Visita la Homepage di mario dimitrio donadio Invia un Messaggio Privato a mario dimitrio donadio
- Andrea.. Andrea, svegliati chι θ ormai arrivata la mattina e io ho finito il mio turno di guardia – proruppe Bohdan scuotendo il compagno che dormiva avvolto in una coperta: - Che cosa hanno fatto gli svedesi in queste ultime ore? – gli chiese Scevcenko strofinandosi gli occhi e sbadigliando: - Non si sono mossi. Sono stati fermi e tranquilli da quando li hai visti collocare quattro ore fa l’ultima batteria di cannoni sotto la luce della luna -.
In quell’istante s’udirono dei lontani squilli di tromba provenienti dagli accampamenti svedesi: - Che cosa diavolo succede? – gridς Andrea balzando in piedi: - Stai calmo; θ soltanto la sveglia – lo rassicurς il compagno – non credo che ci daranno battaglia proprio adesso -.
Scevcenko osservς gli accampamenti svedesi disposti nella pianura in un vasto semicerchio dinanzi a Narva e disse: - Non riesco a capire. Perchι l’esercito del re Carlo ci vuole attaccare?
Non saranno nemmeno diecimila uomini mentre noi siamo piω di venticinquemila.
Con quale speranza vogliono battersi oggi? -.
Gli squilli di tromba continuavano.
Donekiev osservava con il cannocchiale: - A cosa staranno pensando quei pazzi? – borbottς: - Perchι vogliono battersi con cosμ pochi uomini? -.
Sui cavalli alcuni ufficiali di Carlo correvano gridando come degli ossessi. Si levarono contemporaneamente dei suoni di tamburi e si videro i primi reparti schierarsi per la battaglia: - Dio onnipotente! – esclamς Bohdan voltandosi di scatto verso il compagno e puntando il dito su Narva: - Ho sbagliato Andrea. Non era la sveglia. Guarda anche tu; gli svedesi si stanno muovendo adesso -.
Scevcenko prese il cannocchiale e digrignando i denti per la tensione osservς le file avversarie che andavano rapidamente formandosi mentre i russi cercavano disperatamente di trasportare dei cannoni al di lΰ del fiume.
Tutta la pianura era attraversata da ingenti masse d’uomini: gli svedesi in serrate file si preparavano con rapiditΰ ad attaccare battaglia; i russi correvano invece a ripararsi nelle trincee e a formare dei battaglioni: - Bisogna avvertire i nostri ufficiali che gli svedesi hanno cominciato a muoversi – consigliς Andrea nascondendo il cannocchiale nella sua borsa.
Bohdan annuμ con un cenno del capo; raccolta da terra la sua coperta e quella del compagno corse verso i cavalli e li slegς: - Presto Andrea – gridς poi: - Non c’θ tempo da perdere; bisogna avvertire gli altri -.
Immediatamente i due montarono sui loro destrieri e galopparono in direzione del campo cosacco: - Fate presto, ragazzi – urlava un sotnek ai suoi uomini, agitando in aria la sciabola: - Montate a cavallo e seguitemi -.
Un’incredibile confusione regnava nei quartieri cosacchi. Di tanto in tanto messaggeri dello zar recavano istruzioni, ma invero queste erano per lo piω imprecise.
Gli ufficiali cosacchi correvano in tutte le direzioni impartendo ordini privi di luciditΰ, risultati dalla confusione dei messaggi venuti dal Comando russo: - Formate i ranghi, formate i ranghi chι gli svedesi ci stanno attaccando. Formate i ranghi ragazzi; andate nella piazzola e aspettate il polkovnek Nis -.
Si vedevano i cosacchi correre come forsennati; alcuni finirono di vestirsi cercando di raggiungere i propri cavalli.
Donekiev e Scevcenko galopparono verso la piazzola in cerca del polkovnek.
In tutti i quartieri degli zaporozi s’ avvertiva la stessa tensione e la stessa frenesia.
I due trovarono Nis dinanzi la sua tenda, mentre stava esaminando con alcuni ufficiali russi una mappa sulla quale erano segnate le postazioni svedesi e la disposizione dei loro accampamenti.
Dietro di lui alcuni cosacchi reggevano le insegne delle sotni: - Polkovnek Nis – proruppe Donekiev smontando da cavallo e avvicinandosigli insieme al compagno: - Polkovnek Nis - ripetι, questa volta a voce bassa: - Gli svedesi hanno cominciato a muoversi -.
L’ufficiale cosacco si voltς verso di lui e, mostrandogli un caldo sorriso, gli disse: - Lo sappiamo giΰ. Alcuni esploratori russi hanno appena rischiato di farsi ammazzare - : - Dovrete proteggere il fianco destro dell’esercito dello zar quando Carlo assalirΰ le nostre postazioni piω avanzate – intervenne uno dei russi ad alta voce, battendo il palmo della mano sulla mappa: - Quando il generale Gordon avanzerΰ con i suoi reparti verso questo punto – disse un altro russo puntando il dito su in fianco dell’esercito nemico rappresentato sul foglio:- La polki di Masiuk e gli uomini di Hordienko si muoveranno in quest’altra direzione e cercheranno di conquistare quelle batterie di cannoni e di sgominare i battaglioni messi a loro difesa -.
Donekiev ascoltς con una certa impressione quei discorsi; Andrea si fece avanti e disse: - Noi andiamo con il vostro permesso a schierarci insieme agli altri -: - Aspettate – l’interruppe il polkovnek con un cenno della mano: - Avete detto di aver visto l’esercito svedese in movimento - : - Si – disse Bohdan con decisione.
Al ricordo del cosacco ferito e all’impressione di poco prima s’era ora sostituita una grande emozione.
Il pensiero di partecipare ad una battaglia e di mostrare ai russi il suo coraggio e la sua abilitΰ lo eccitava: - Stanno formando file serrate dinanzi ai loro accampamenti -.
Il polkovnek si rivolse agli altri ufficiali russi: - Questo significa che tra non molto gli svedesi si muoveranno contro le vostre trincee. E noi stiamo ancora qui a discutere su come dobbiamo organizzarci – disse aggrottando le sopracciglia.
Uno degli ufficiali dello zar si tolse il tricorno e si passς una mano sulla fronte; lentamente sollevς gli occhi su Nis: - Gli uomini dell’hetman Mazepa copriranno i battaglioni disposti dinanzi alle nostre trincee – disse in un russo dall’insolito accento. Aveva i capelli rossi, l’ufficiale, raccolti dietro la nuca in un codino assicurato da un nastro rosso; gli occhi brillavano di una luce che ispirava un’insolita fiducia. Il suo volto era lungo e stretto, dai lineamenti tipicamente anglosassoni.
Si coprμ nuovamente il capo e continuς a osservare il polkovnek che si appoggiς con entrambi le mani sulla mappa, fissandola con preoccupazione.
Poi, ad un tratto, questi sospirς e, scuotendo il capo, disse: - Gli svedesi sono pochi, eppure v’θ qualcosa nella loro rapiditΰ e sicurezza che mi fa paura. Paura di qualcosa che non posso prevedere -.


mario dimitrio donadio

   
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