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 TINCA IN SGUAZZETTO
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lori
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Inserito - 26/12/2002 :  23:44:04  Mostra Profilo  Visita la Homepage di lori Invia un Messaggio Privato a lori

Quando affondai le mani nel bugnolo dei pesci, sentii un guizzo vivo tra le mani.
Una delle tinche, bottino della pesca di mio marito, stava saltellando sull’acquaio. Aveva un corpo tozzo, sul verde, le pinne corte e dei piccoli baffetti ai lati della bocca. Insomma non aveva niente di speciale rispetto alle altre tinche eccetto un particolare:era viva.
Il pensiero di infilare le forbici nel ventre viscido del pesce guizzante , non mi ispirava per niente.
Ricordavo di aver letto che la carne della tinca migliora se tenuta un paio di giorni a spurgare nell’acqua chiara. Con la scusa di preparare poi un ghiotto piatto, il grande catino della biancheria sporca fu promosso ad acquario.
La mattina le portavo delle briciole. All’inizio se ne stava quatta quatta in profondità, una macchia verdastra in fondo al catino della biancheria, quasi un calzino dimenticato. Dopo un po’ di giorni , quando entravo nella lavanderia, la tinca veniva in superficie e cominciava una allegra giostra nel tondo del catino. Sapeva che arrivava il rancio o mi riconosceva?
Durante la nostra convivenza l’unico rischio che ha corso di venir mangiata è stato il gatto. Se vedeva la porta della lavanderia aperta si precipitava sul catino e con la zampetta esitante tastava l’acqua come se volesse sentirne la temperatura. La tinca si inabissava velocemente e diventava di nuovo il calzino verde dimenticato nel catino.
Raccontai a qualche vicino della mia tinca e venni guardata con commiserazione, sapevo quello che pensavano.
La sera allora fingevo di sistemare i fiori e zappettavo il giardino alla ricerca di lombrichi.
Una mattina mi decisi. Preparai tutti gli ingredienti per la mia originale ricetta: la tinca c’era e spurgata alla grande, un secchio pieno d’acqua, gli stivali. Misi tutto in auto e riportai il pesce nel fiume.

   
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