Un cast stellare, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Harrison Ford, Antonio Banderas e i loro colleghi le suonano al cattivo Mel Gibson, ben gli sta visto cosa combina anche nella vita reale. Eppure non una goccia di sangue nella scenografia, divertimento puro, effetti speciali curatissimi.

Stallone aveva sempre la stessa espressione stampata in viso, con la stessa smorfia di sorriso, mentre lo pestavano, mentre pestava lui gli altri, mentre era triste, mentre era allegro, mentre si gettava con il paracadute, mentre mangiava. La corrente neorealista del cinema contemporaneo. Se non sbaglio.

E quando mezza città sotto di lui cade in cenere e Sylvester si aggrappa alla corda dell'elicottero dei suoi colleghi di avventura e loro lo prendono in giro e lui risponde :"la smettete di fare gli spiritosi e tiratemi su". Ecco, questa è una scena che trasporta la mente dello spettatore verso i concetti chiave della psicanalisi.

C'era anche una parte molto triste e commovente, uno dei mercenari è stato ferito all'inizio e Stallone gli presta il suo anello a forma di teschio con l'augurio di guarire presto e infatti alla fine del film l'energumeno guarisce e lui e Stallone si danno una pacca sulle spalle a vicenda, una scena che entrerà della storia del cinema per il suo verismo.

C'era anche una ragazza tra i mercenari, l'unica donna del film, tra mezzo milione di uomini. Dopo il suo passaggio ne rimanevano solo qualche decina, vivi, e dopo ogni strage lei sospirava e mormorava :"uomini..."

Nella scena più romantica del film, alla fine lei e Stallone brindano insieme con due bottiglie di birra, secondo me un momento troppo sdolcinato che potevano evitare.

Uno dei mercenari si faceva la barba con una specie di scimitarra e gli è venuta perfetta, probabilmente era una pubblicità subliminale per una nuova lama per noi duri palestrati lettori di Asterix.

Da piccolo sognavo di creare una multinazionale con filiali su tutti i pianeti della galassia. Dall'altra sera ho cambiato idea : voglio fare il mercenario.

Lunedì lo dico alla mia segretaria.

Roberto Mahlab