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 La leggenda di Aizac
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Roberto Mahlab
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Inserito - 13/11/2007 :  15:52:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Un freddo pungente mi fece stringere le spalle verso la testa per meglio ripararmi nel loden blu, la sciarpa avvolta attorno al collo, un autunno invernale, opposto a quello dell'anno precedente, entrato nella cronaca meteorologica per le stranezze primaverili. Il vento gelido aveva scompigliato i cumuli di foglie cadute dagli alberi che durante la giornata gli addetti della municipalità avevano faticosamente e pazientemente raccolto e accatastato agli angoli delle vie, la natura dispettosa ne avera reso vano lo sforzo di un'intera giornata. Il buio della notte pareva intimidire i passanti frettolosi di tornare alle loro case per cena, camminavano proteggendosi dal gelo sotto il colonnato della via dei negozi del centro della metropoli.

Ero diretto alla libreria, in mano un foglio stampato da internet, la copertina del terzo volume della trilogia di Ayn Rand, "la rivolta di Atlantide", il romanzo della scrittrice e sceneggiatrice americana, esule negli anni venti dall'inferno sovietico, che divenne creatrice e filosofa dell'oggettivismo, i suoi romanzi venduti a mlioni di copie in tutto il mondo libero.
"Per favore, vi è già arrivato?", domandai alla ragazza al desk, una breve scorsa al computer e mi rispose che non c'era ancora e che sarebbe stato disponibile tra qualche giorno. Come al solito, mi diressi tra i banconi del settore dei romanzi storici e dei thriller, affascinato dall'offerta straordinaria di migliaia di titoli uno più interessante dell'altro, avvertii forte il desiderio di poterli leggere tutti e mi rattristai alla considerazione che ci sarebbero volute mille vite per poterlo fare.

E poi vidi, come la settimana prima e come quella prima ancora.

Un libro recente di propaganda ideologica antiisraeliana, uno dei tanti che hanno riempito le librerie di mezzo mondo dopo la conferenza di Durban del 2001, in cui fu organizzato l'assalto culturale alle democrazie e a cui poco dopo fece seguito la distruzione delle Twin Towers a New York ad opera dei terroristi integralisti islamici. Il libro antisemita, come le altre volte, non era al suo posto nella pila originaria, ma era stato messo sopra un altro volume, l'ultimo thriller di John Grisham, una evidente azione di subdola sopraffazione. La settimana prima era toccato al libro di Magdi Allam, intitolato "Viva Israele" ad essere rovesciato e poi coperto con un altro volume che demonizzava Israele. Il proposito dell'azione era evitare che il testo favorevole ad Israele fosse adocchiato dai clienti della libreria con la speranza che fossero incuriositi da un testo opposto. Quella volta, facendo finta di sfogliarlo, rimisi al posto originario il libro di propaganda e feci ricomparire il libro di Magdi Allam con la copertina nella giusta direzione.
La prima volta che mi accorsi di questa "guerra della librerie" fu durante un viaggio di lavoro in Malesia, qualcuno aveva messo il libro antisemita "i protocolli dei savi di Sion" a coprire diversi libri di tanti altri argomenti. Quando lo spostai per poter vedere i titoli che c'erano sotto, mi accorsi dello sguardo del proprietario del negozio, un cinese, che mi pareva avermi fatto un cenno, misi al suo posto il libro antisemita e liberai gli altri volumi e il cinese annuì, compresi che non era per nulla contento che un fondamentalista islamico fosse entrato in precedenza e avesse commesso l'atto, ma per sua tranquillità non avrebbe potuto rimettere tutto a posto lui stesso, viveva lì e il pericolo era rischiare delle rappresaglie.

Una coppia era dubbiosa se prenderlo in mano o no, mi avvicinai riuscendo a mettermi davanti a loro, come se fossi stato attirato senza poter arrestarmi, presi una copia del giallo di Grisham nella pila vicina e lo appoggiai sul libro antisemita che ricopriva le altre copie del giallo, mi concentrai sulle pagine dei risvolti di copertina, mostrando un interesse straordinario, i due si allontanarono, rinunciando a raccogliere il testo dell’odio, ora ricoperto dal thriller che stavo sfogliando. A questo punto tirai un recitante sospiro, che poteva significare qualsiasi cosa, che non avessi purtroppo il denaro per comparlo oppure che fossi rimasto estasiato oppure che non mi avesse convinto, e lasciai il thriller sopra il libro antisemita, coprendolo.

Era evidente che qualcuno passava regolarmente nella libreria e approfittava per diffondere, a modo suo, la propaganda antiebraica.
Mi domandavo se avrei mai potuto vedere in viso il responsabile e se lui avesse potuto vedere me mentre rovinavo il suo sforzo.
Se avesse così capito che c'eravamo anche noi, gli aizac, a contrastare i vampiri e i lupi mannari che avevano invaso il pianeta, come nelle trame di fantascienza di cui vado ghiotto.

Uscii dalla libreria tenendo sempre nelle mani il foglietto con il titolo del libro che ero venuto a cercare, lanciai un'occhiata all'addetto alla sicurezza, alzando le spalle, come a dirgli che mi spiaceva di andarmene senza avere comprato nulla, quando esco da un libreria senza aver comprato nulla, mi sento colpevole, provo di dovermi giustificare. Il vento gelido aveva ripreso forza, serrai i risvolti del giaccone e la sciarpa al petto e mi avviai verso casa affrontando il buio della notte.

(Dall'enciclopedia galattica, nona edizione, volume XXI, MMCCII : "Nei primi anni del ventunesimo secolo, prima del grande conflitto che modificò le sorti del pianeta, una guerra sotterranea fu combattuta tra una organizzazione che prese il nome di Aizac e le organizzazioni dei propagatori d'odio. I campi di battaglia erano le librerie. Il fondatore del gruppo Aizac aveva preso in prestito il nome da un lupo mannaro che l'aveva in quel modo apostrofato un giorno, accusandolo di essere un attaccabrighe e di aizzare le autorità contro le forze del male, che evidentemente il lupo mannaro giudicava essere le forze della ragione. L'appellativo Aizac era la pronuncia all'inglese di Izac, contratto da Iztchak, ovvero Isacco, nome ebraico che a sua volta deriva dalla radice biblica nel verbo lizchok, ridere").

Era trascorso un anno dalla fine della guerra, era notte nei bassifondi del porto di Hong Kong, i traffici commerciali erano ripresi riportando la città ad essere uno dei crocevia del mondo sviluppato. I locali malfamati, fino a sera ritrovo dei rudi e onesti scaricatori che si dissetavano dopo una dura giornata di lavoro, nelle ore più tarde erano frequentati solo dalle organizzazioni di briganti, di tagliagole e di pirati del mare. L'entrata dello straniero non fu neppure notata a causa delle risate di uomini e donne che folleggiavano ubriacandosi, si sedette al bancone, fece un segno secco e deciso al barista e gli comandò un'aranciata amara e poi gli allungò una banconota chiedendogli se il gigante che sghignazzava ad uno dei tavoli fosse il capo della banda che terrorizzava quella parte del mondo. Il barista annuì, impallidendo, lo straniero ritirò la mano e recuperò la banconota, inutile lasciargliela, dopo che aveva ottenuto l'effetto desiderato. Sospirò, dopo la scomparsa dei vampiri e dei lupi mannari si annoiava, la sua indole di aizzatore non trovava pace. Si alzò dal bancone e si avvicinò al tavolo dell'omaccione, attese che quest'ultimo si voltasse sorpreso e gli disse :"mi stai antipatico".

Roberto Mahlab

   
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