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 Reportage dalla Grecia
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Renato Attolini
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Inserito - 03/08/2007 :  23:40:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
Avete presente le magiche atmosfere del film “Mediterraneo” premio Oscar 1991? Girato nell’isola greca di Kastelloritzo racconta la storia di un gruppo di soldati italiani durante la 2a Guerra Mondiale, mandati colà per una missione la cui importanza strategica è pari a zero. Trattasi, infatti, di un gruppo di falliti di cui gli alti comandi militari hanno voluto disfarsene e per questo sono stati mandati in quel lembo sperduto. Appena arrivati si presenta a loro uno scenario fantastico e impensabile: acque cristalline, montagne verdi e casette bianchissime. La gente del luogo è nascosta, ma quando capisce che si tratta d’italiani e non di tedeschi esce allo scoperto.
“Correte, correte, venite a vedere è pieno, è pieno…” grida un soldato. Gli altri si allarmano e uno domanda:
“Ma di cosa è pieno?” paventando un pericolo.
“Bambini! Ce n’è un’infinità”
E quando i soldati irrompono nel villaggio scostando delle lenzuola immacolate stese al sole ad asciugare, un mucchio di donne, anziani e bambini (gli uomini sono al fronte) li guarda sorridendo. Il pope, il prete ortodosso, si fa loro incontro ed il capitano scusandosi gli dice:
“Padre, cercheremo di darvi il minor disturbo possibile.”.
“Non si preoccupi” gli risponde questi “Noi ci siamo nascosti perché avevamo paura dei tedeschi, ma voi siete italiani e si sa <Italiano..greco..una faccia, una razza>.
Ebbene, quelle magiche atmosfere non esistono più. Già lo stesso film alla fine ci mostra il cambiamento che ha avuto la Grecia ai tempi moderni ed ormai resta ben poco di quella genuinità e spontaneità che caratterizzava quel paese e i suoi abitanti. Forse è rimasto qualcosa nell’isola ionica di Cefalonia, dove è ancora vivo il ricordo del massacro di 5.000 fra soldati ed ufficiali della divisione “Acqui” per opera dei nazisti ai quali gli italiani si rifiutarono di consegnare le armi dopo l’8 settembre 1943. Molti dei sopravvissuti si unirono ai partigiani greci per combattere gli invasori e per questi motivi siamo ancora benvoluti laggiù, soprattutto da parte degli anziani.
Altrove non so se è rimasta qualche traccia di quel detto: <Italiano greco una faccia una razza>.
Sono appena reduce da una settimana a Creta e più precisamente nella cittadina di Malia, quindi potrei avere avuto solo una visione parziale essendo una zona circoscritta e non avendo visto il resto dell’isola ma ad ogni modo l’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi in una colonia inglese: ovunque giovanissimi di quella nazione sciamavano rumorosamente per le strade, spesso e volentieri con bottiglie di birra in mano, spesso e volentieri in abiti succinti, affollando locali che per la maggior parte esibivano la bandiera dell’Union Jack. Questi ritrovi, uno attaccato all’altro, facevano si, per la musica assordante che ne fuoriusciva, che la cittadina si trasformasse in un’autentica discoteca a cielo aperto. Alcune ragazze, le più scatenate, in mancanza dei cubi ballavano contorcendosi sui banconi fra gli applausi degli avventori. Al di fuori c’erano i cosiddetti “buttadentro” di entrambi i sessi che fermavano i passanti per invitarli ad entrare. Io e la mia compagna non essendo più giovanissimi (soprattutto io) eravamo totalmente ignorati e passavamo fra loro come ectoplasmi. Non potevamo chiedere di meglio! Quando s’incontrava altra gente dall’aspetto “normale” (ben pochi) ci sembrava una cosa strana. L’unica cosa che dovevamo fare attenzione era quella di non farsi investire dai rumorosissimi e numerosissimi motorini a 4 ruote che sfrecciavano velocissimi strombazzando a più non posso che sbucavano da ogni dove e che impazzavano per le strade fino all’alba. C’erano anche moltissimi negozi dove fare shopping e acquistare anche a buon mercato vestiario e borse, consigliati da commesse greche che per assomigliare alle coetanee inglesi si tingevano i capelli di un biondo stridente con la loro carnagione mediterranea con un risultato che vi lascio immaginare. Sono rimasto abbastanza sorpreso nel constatare che in parecchi di questi, accanto ai classici souvenir d’ogni tipo, placidamente erano esposti in bella mostra articoli da veri e propri “porno shop”. Qualche negoziante li teneva in una specie di “separé”, qualcun altro mischiati agli altri oggetti. Alla mattina le strade sembravano un campo di battaglia: bottiglie rotte, lattine vuote e rifiuti di ogni specie venivano ripulite dagli spazzini.
Il nostro albergo-villaggio era fortunatamente distante da quella specie di pandemonio e costituiva una vera e propria “oasi italiana”: pace e tranquillità regnavano per i non numerosi ospiti che tra un drink e l’altro offerti dal servizio “all inclusive” erano contattati con assoluto garbo e discrezione dai simpatici e giovani animatori. Un’atmosfera allegra ma non chiassosa, unita alle bellezze naturali del luogo, a una buona cucina e ad una struttura semplice ma caratteristica, pulita ed efficace che non ci ha fatto mancare assolutamente nulla e ci ha permesso di passare una bellissima settimana.
Comunque penso di ritornarci in Grecia, senz’altro in un’altra isola e in un altro periodo, perché nonostante tutto amo troppo questo paese, il suo mare, la sua cucina, la sua gente.

Creta - Isola di Chrissi

   
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