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 "Viva Israele" di Magdi Allam
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Roberto Mahlab
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Inserito - 10/06/2007 :  14:44:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Gli editori di Concerto di Sogni hanno avuto l'onore di essere invitati il 7 giugno a Milano alla serata "Il coraggio della parola" con Magdi Allam in occasione dell'uscita del suo libro "Viva Israele".


Già un quarto d'ora prima la grande sala del teatro Dal Verme, 1.000/1.200 persone, era colma, ma continuava ad entrare pubblico, sotto lo sguardo preoccupato dei vigili del fuoco.
Si avverte una tensione estrema, una sensazione di attesa fremente, alle ventuno e trenta in punto si presentano sul palco gli organizzatori Andrée Ruth Shammah e Sergio Scalpelli, le anime del teatro Franco Parenti, che annunciano la rinuncia di Giuliano Ferrara, disperso nel traffico di Roma.
Nell'angolo si intravede la figura di Magdi Allam, attorniato dai carabinieri in borghese che proteggono ogni suo passo da anni, quando entra sul palco è accolto da una ovazione interminabile, cinque minuti di applausi, poi poco a poco le file di persone una dopo l'altra si alzano in piedi e l'applauso si tramuta in una celebrazione, il giornalista si immobilizza, colpito, gli ci vuole tempo per risollevarsi dallo stupore, finalmente inizia a parlare, una
voce calda e ferma e il pubblico si siede e neppure un fruscio disturba le parole di Magdi Allam.

La difesa della sacralità della vita coincide con la difesa del diritto all'esistenza di Israele, ripeterà più e più volte durante la serata.

E gli si siede a fianco Dounia Ettaib, la bellissima e elegante presidente dell'associazione delle donne marocchine in Italia, musulmana, che riprende le stesse parole di Magdi
Allam. Due musulmani, un uomo e una donna, che ripetono "viva Israele". Potrebbe apparire una contraddizione, ma non lo è, se si considera che i liberali dei paesi musulmani,
che i transfughi che hanno dovuto fuggire da quei paesi e rifugiarsi in occidente, che gli intellettuali musulmani che hanno dovuto successivamente fuggire dall'Europa inseguiti
dai fondamentalisti islamici e non difesi dagli ignavi governi del vecchio continente, considerano come discrimine tra l'islam fondamentalista e l'islam letto in chiave laica e morale, il riconoscimento dell'unicità e del faro di democrazia a cui tendere che
è Israele.

Sono Andrea Pamparana, direttore del TG5, Giorgio Vittadini, Paolo Sorbi, Yasha Reibman, Claudio Morpurgo, Sergio Scalpelli e Andrée Ruth Shammah ad enumerare le conquiste civili, scientifiche, mediche, spirituali, intellettuali, di ricerca di assoluta libertà sia di essere religiosi sia di non esserlo, di rifugio per quanti fuggono dalle società totalitarie, di luogo in cui convivono nella stessa cittadinanza ebrei, cristiani e musulmani, Israele è l'unico paese del medio oriente in cui i musulmani hanno tutti i diritti e le libertà, l'unico paese in cui vengono erette sinagoghe, chiese e moschee.
Gli oratori descrivono le pagine della prima parte del libro di Magdi Allam, "Viva Israele", in cui il giornalista narra della sua infanzia in Egitto, come letteratura all'altezza di Dostoievski, di Solgenitzin ed è lo stesso Magdi a riprendere la parola e a sottolineare la sua crescita umana, dal paese arabo dominato dal nazionalismo panarabo di Nasser che si creò il nemico esterno chiamato Israele alla guerra dei sei giorni che costò al mondo arabo non solo la sconfitta militare, ma lo sconvolgimento del ritorno del fondamentalismo islamico che, poco a poco, iniziò a sostituire il nazionalismo panarabo ed a instillare nelle popolazioni l'antisemitismo di matrice religiosa, da conflitto territoriale, la guerra si tramutò nell'avanzata del nuovo naziislamismo che, dopo aver abbattuto Sadat, il presidente egiziano che fece la pace con Israele, si moltiplicò nei movimenti di hamas, hezbollah, nei regimi
delle monarchie fondamentaliste e nella dittatura dell'Iran, nella piovra le cui intenzioni sono la conquista planetaria, lo sterminio degli ebrei e dei cristiani, la sottomissione delle donne. Magdi ripete di non poter comprendere come parte dell'occidente voglia chiudere gli occhi e comportarsi come gli occidentali si comportarno con hitler a Monaco. Ribadisce che il suo plauso va agli Stati Uniti e ai loro alleati che sono al fianco dei popoli arabi che ricercano la democrazia e la libertà, contesta con spavento il ministro degli esteri italiano che dichiara che non bisogna inimicarsi Ahmadinejad altrimenti il costo per il nostro paese equivarrebbe a due finanziarie, accettando così, sottolinea il giornalista, che la distruzione di Israele divenga una ipotesi di lavoro, un evento da considerare nel novero degli eventi ammissibili.
E mentre il presidente degli Stati Uniti, George Bush, si reca a Praga ad abbracciare i dissidenti del mondo arabo e dei paesi dal governo totalitario tra cui gli esponenti dei liberali siriani in esilio, sempre il ministro degli esteri italiano si reca a Damasco, a stringere la mano al sanguinario dittatore della Siria.

Magdi Allam ripercorre gli altri capitoli del suo libro, quando giunto in Italia alla ricerca della libertà, si ritrova a militare in movimenti dell'estrema sinistra e proprio dal loro odio verso gli ebrei e Israele, si accorge di essere un estraneo tra loro e un successivo viaggio da inviato proprio in Israele sconvolge definitivamente tutti i suoi giudizi precedenti e si accende la comprensione dell'equivalenza tra la lotta per la democrazia in tutto il mondo e la vita e la difesa di Israele, aggredito e minacciato di distruzione, nel passato dal totalitarismo panarabo, nel presente dal fondamentalismo antisemita.
Ed è qui che il grido di Magdi Allam, "viva Israele", assume un significato assai più vasto del semplice titolo, il giornalista pare un gigante, un Martin Luther King, un John Kennedy, quando si erge sul palco ed esclama che dire viva Israele significa dire viva la libertà per il popolo palestinese dai tiranni di hamas, significa essere a fianco dei popoli dell'Iraq e dell'Afganistan nella loro lotta contro al qaeda, a fianco di tutti i democratici in tutto il
mondo che cadono sotto le mannaie degli aguzzini totalitari, a fianco dei popoli schiavizzati dai dittatori, dire viva Israele significa porsi a fianco di tutti i movimenti per la democrazia e la libertà e che riconoscono il faro e l'esempio di Israele che proprio per emanare tale luce viene demonizzato, aggedito, bersagliato, minacciato di sterminio, perchè, ed è qui che la voce di Magdi Allam riverbera in tutta la sala completamente in silenzio, se muore Israele, se il mondo lascia che Israele venga distrutto, non
esisterà, dopo, alcun mondo dello spirito, dell'anima, della democrazia, della libertà. Se muore Israele morirà la civiltà della sacralità della vita che verrà travolta dall'oscurità della celebrazione della morte, la celebrazione della morte che viene insegnata ai bambini delle scuole palestinesi e ai frequentatori delle finte moschee gestite dall'Ucoii dell'organizzazione fanatica dei Fratelli Musulmani che anche l'Italia permette che sorgano e nelle quali non si elevano preghiere, non sono luoghi di raccogliemto dello spirito, ma scuole di arruolamento dell'ideologia della violenza, del terrorismo e della morte.

Il futuro diverso, il futuro che desideriamo è un mondo nel quale ogni fede diversa apporti i suoi mattoncini alla costruzione comune, ma se non abbiamo chiaro ciò che minaccia questo futuro che desideriamo, se non abbiamo chiaro il significato che la difesa della sacralità della vita coincide con la difesa della vita di Israele che a sua volta coincide con la difesa della democrazia e della libertà di tutti i popoli e di tutte le fedi, ci attende l'oscurità.
I giornalisti sul palco chiedono a Magdi come si sente a vivere blindato, a non poter neppure permettersi di entrare in un bar per prendere un caffè, gli chiedono come si sente un musulmano nel dover rendersi conto di essere l'uomo che risveglia la coscienza addormentata dell'occidente, lo ringraziano di fare quello che sta facendo per tutti noi.
Magdi Allam indugia un poco e risponde, rivolto verso l'immenso pubblico, che siamo tutti noi, i presenti fisicamente e i presenti nello spirito, a star facendo qualcosa per lui, Magdi Allam afferma convinto di non avere paura, un uomo magro, pare un fuscello, la sua voce ci trasmette la forza e nello stesso tempo il timore che possa accadergli qualcosa ed infine la convinzione che ognuno di noi raccoglierà il suo messaggio e si incaricherà di spiegare, la consapevolezza che Magdi Allam ci ha trasmesso la fiaccola. I giornalisti sul palco concludono che deve mutare la situazione per la quale siamo noi a dover aver paura dei fondamentalisti e a vivere blindati, in una società consapevole, in una società dove infine la maggioranza si appella al diritto della vita, devono essere i violenti ad aver timore, solo così saremo di aiuto a chi lotta per liberarsi delle tirannie.

Ci sono stati molti altri passaggi importanti, ma spero di aver descritto il senso della serata, un senso che mi è apparso storico, ci sono dei momenti precisi in cui nascono delle esigenze e si diffondono delle conoscenze e, quando questi tempi arrivano, ci si accorge che si tratta di semi che germogliano tutti assieme, è sufficiente una voce che dica forte e chiara quello che ormai è presente negli animi di tantissimi ed ecco che gli animi si aprono e non hanno più timore di essere soli e di parlare e raccontare
la Storia per come è e non per come viene inventata dall'ideologia.

Vorrei terminare il resoconto riportando le fondamentali conclusioni del libro di Magdi Allam : dobbiamo comprendere che il terrorismo è di natura aggressiva e non reattiva, con precisi burattinai che utilizzano tanti burattini, dobbiamo considerare inconcepibile l'equivicinanza tra chi disconosce il diritto altrui alla vita e chi si difende con gli eserciti nazionali, la guerra è globalizzata, non locale, non dobbiamo sottovalutare i legami tra estremismo islamico e movimenti ideologici di estrema destra e di estrema sinistra, dobbiamo comprendere che il diritto di Israele all'esistenza è divenuto il discrimine tra l'ideologia della morte e la cultura della vita, tra la barbarie e la civiltà. L'errore grave dell'occidente è concepire gli estremisti islamici a propria immagine e razionale somiglianza, ignorando che l'occidente ragiona in termini cartesiani, mentre gli islamici ragionano in termini coranici, ecco perchè ora si comprende come sia stato un errore coinvolgere hamas nel processo elettorale dei territori palestinesi, non si è avvertito che non accetterà il diritto all'esistenza di Israele perchè si tratta di un tabù religioso.

Roberto Mahlab - Concerto News System - @2007

   
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