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 Le parole di un padre
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Roberto Mahlab
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Milano, 17 giugno - dal vostro corrispondente

Il nostro team giornalistico della Cns e' stato accreditato dall'associazione Italia-Israele per seguire la conferenza stampa tenuta allo "Spazio Guicciardini" dal dottor Doron Menchel, padre di una delle vittime israeliane dei recenti attentati ad opera del terrorismo dei kamikaze palestinesi.

Il dottor Doron e' medico, ha un aspetto imponente, eppure dolce, ogni sua parola lo mostra come e' di fronte ai suoi pazienti, ascolta e pensa e risponde e parla solo dopo aver meditato.

La sua narrazione ci porta a Roma, dove studiava medicina e dove sua figlia Danielle giocava come tutte le ragazzine di otto anni con i coetanei, la stessa Roma dove Danielle adulta sognava di tornare dopo aver compiuto il servizio militare, per iniziare a studiare arte.

Il padre ne ricorda il sorriso, la disponibilita' con cui seguiva per vocazione i ragazzi non inseriti, che cercava di togliere dalla vita della strada. Fino a quel 31 marzo scorso, quando la ragazza si sedette in un ristorante di Haifa e mori' assassinata a causa della carica di esplosivo che un terrorista kamikaze portava con se'. Aveva 22 anni e mori' insieme a 17 persone che erano li' per cenare.

Il dottor Menchel pare allontanarsi con il pensiero ai sette giorni della Shiva', del lutto ebraico, una settimana in cui sedeva sul divano di casa sua, vuoto, distaccato e poi l'angoscia di non volersi piu' alzare dal letto al mattino, una sensazione indescrivibile verso emozioni che non poteva concepire esistessero. La domanda :"da dove di ricomincia? dove si riprende la forza?" e la risposta, un eterno :"non lo so". Ci racconta come un mattino si rese conto di avere come un fossato in mezzo al petto, cosi' profondo che gli pareva di esserne assorbito, con la voglia di non resistere e di lasciarsi andare. Ma non era possibile, per gli altri figli, lui e la moglie dovevano continuare a vivere per loro, ma da quel momento tutta la loro vita si svolge ai margini di quel fossato.

La conferenza stampa si e' aperta a questo punto alle domande del pubblico e delle autorita' e il dottor Menchel ci narra la vita di Israele, il terrore a livello quotidiano, l'orrore contro il quale esiste l'unica difesa della prevenzione. Israele, paese di democrazia avanzata, un territorio grande come la Puglia con sei milioni di abitanti circondato da sempre da decine di paesi ostili e non democratici, 18 secondi per un missile per volare da un suo capo all'altro, tre volte invaso negli ultimi 50 anni, decine di missili subiti durante la guerra del Golfo e ora di fronte alla sfida del fondamentalismo.

E qui il dottor Menchel sottolinea la totale mancanza di collegamento tra la crisi della regione e il terrorismo, un terrorismo che seminando sterminio in Israele abbatte le speranze di tutti i protagonisti del conflitto, sia Israeliani che Palestinesi. Spesso questa sostanza non e' colta dalla ricerca del sensazionalismo dei mezzi di informazione in Europa quando dipingono i carri armati che minacciano i civili, con forza il dottor Menchel afferma che si tratta di una visione distorta, i carri armati sono li' per impedire alle formazioni fondamentaliste e ai kamikaze di compiere altri scempi che trascinano entrambi i popoli coinvolti allo scontro senza fine. Un terrorismo che, come ogni malattia che consideriamo lesiva del nostro essere si tende a negare, sfiora e colpisce la nostra vita di ogni giorno, come tanti atti di incredibile ferocia ci hanno mostrato ultimamente.

Il conflitto nel Vicino Oriente, ci spiega il dottor Menschel, potra' essere risolto quando ci saranno due stati entrambi democratici, entrambi rispettosi delle opinioni delle opinioni pubbliche interne. Oggi non e' cosi', uno di questi due stati e' stato dirottato dai movimenti fondamentalisti internazionali che usano giovane vite per caricarle di esplosivo solo per il gusto e il piacere di uccidere quanti piu' esseri umani possibile. Il fine e' inesistente, l'obiettivo e' uccidere. Cinquecento vittime civili assassinate nelle discoteche, nei ristoranti, sugli autobus a cui si aggiungono altre cinquecento vittime civili ferite ma segnate per la vita dall'esplosivo caricato a chiodi e bulloni.

La conferenza si conclude in tarda serata senza parole di speranza e il mattino dopo, stamane, un autobus pieno di persone esplode in Israele a causa di un kamikaze riempito di esplosivo.

Bob Porter - Cns - Concerto News System - @2002


   
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