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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Caterina e la scatola scura
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Capinera
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Inserito - 08/03/2008 :  17:44:35  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Capinera Invia un Messaggio Privato a Capinera

Bastava soltanto che guardasse verso la collina perché la sua mente corresse veloce, pervasa dalle più svariate fantasie, senza mai però che queste potessero attraversarla.
A lei piaceva tanto quella grande casa in cui era nata e cresciuta e, per molti anni, le era piaciuta anche la vita dei campi. Adesso però, qualcosa nella sua mente stava cambiando. E, quando il giorno del mercato si spostava al paese più vicino, ogni volta sentiva sempre più forte quel desiderio crescente di cambiare vita, di andarsene lontano, oltre quella collina di tufo, che da sempre sembrava averle precluso, non solo il passaggio verso altri luoghi ma sovente addirittura, quello ai nuovi sogni.
Soffermandosi a pensare era però sempre più convinta che la causa principale della sua tanto desiderata evasione, era da attribuirsi al televisore. Sì proprio così, a quella televisione per la quale nutriva un odio- amore, mai provato prima di allora.
Quando la spolverava, spesso si soffermava a parlare con la grande scatola scura, con lo stesso tono supplichevole con il quale era solita esprimersi con i suoi animali, ai quali voleva un bene così grande, che ogni qual volta veniva deciso che uno di questi, doveva essere soppresso per le esigenze della tavola, accadeva che Caterina si nascondesse a piangere di nascosto e successivamente, facesse di tutto per non cibarsi di quella carne.
Caterina era una donna semplice e molto buona. La sua vita era trascorsa con continue sottomissioni e privazioni. Aveva vissuto in una famiglia tipicamente patriarcale, dove ogni parola detta e qualsiasi ordine dato, significavano la più assoluta ubbidienza. Anche quando, fu per lei deciso che avrebbe dovuto sposare Ignazio, Caterina, se pur non lo amasse affatto, non si ribellò minimamente. Pensò soltanto che se questo era stato deciso, forse era giusto così e in cuor suo sperò profondamente di poter amare,con il tempo, quel marito che le era stato assegnato. Questo anche perché Ignazio con lei era veramente bravo e generoso; e probabilmente proprio grazie a quei quattordici anni in più, molto spesso egli si comportava con lei con dolce fare paterno, per Caterina fino allora sconosciuto.
Quando nacque Francesco, la donna aveva compiuto da poco i diciotto anni, era quindi poco più di una ragazzina, ma la vita dei campi, sembrava fare crescere tutti quanti, molto in fretta.
A Francesco, non appena terminate le scuole elementari, fu domandato che cosa volesse fare da grande. Il bambino espresse il desiderio di poter studiare e visto che i risultati erano stati ottimi, fu deciso che la migliore soluzione era quella di mandarlo in collegio, nella grande città. Una scuola che costò non pochi sacrifici, ma che il ragazzo seguì con passione e successo.
Quando Ignazio morì, a Francesco mancavano solo pochi esami e Caterina dovette impegnarsi doppiamente perché il suo ragazzo potesse terminare gli studi.
Ben presto Francesco trovò un impiego e fu proprio con il suo primo stipendio, che regalò a sua madre quella grande scatola che, in un certo qual modo, prese a sconvolgere la sua vita.
Caterina non si era mai soffermata a pensare cosa fosse veramente l’amore, mai che si fosse interessata agli stimoli e ai desideri che lo stesso poteva provocare. Fino ad allora era quasi certa di aver amato Ignazio, ed era convinta che lui, l’avesse amata veramente tanto. Da quando però la televisione le aveva portato in casa immagini diverse da quelle che lei credeva fosse l’amore, si era resa conto che quel sentimento che aveva provato per suo marito, era stato solo un grande, immenso bene.
Aveva preso pian piano a tormentarsi con mille perché, tante domande che si accavallavano e risposte che tardavano a venire o che giungevano repentine e inaspettate, talvolta addirittura ferendola, con la violenza di un colpo di sciabola.
Adesso non doveva più lavorare nei campi come un tempo e di animali aveva solo quei pochi che sembravano voler invecchiare con lei, o che si lasciavano morire per le più svariate ragioni.
Pure rimproverandosi, come se ciò che faceva fosse un gran peccato, spesso si sorprendeva a interessarsi quasi morbosamente alla sua persona, cosa questa che mai, negli anni precedenti, le era accaduto di fare. Sovente restava lunghi minuti ad osservarsi nello specchio, si aggiustava delicatamente i capelli e guardava quasi rapita i suoi grandi occhi neri, ancora molto belli, ma pieni di una luce diversa. Poi però pensava che forse la luce era sempre stata quella, ma che lei, prima, non aveva avuto il tempo di porci attenzione. Era bello ed eccitante, scoprire nello specchio questi piccoli segreti che la tormentavano come punture di insetti, provocando in Caterina piccoli fastidiosi dolori, che le tenevano compagnia nelle lunghe notti, quando la troppa solitudine le provocava brevissimi attimi di leggera follia. Al mattino non appena sveglia, si affacciava alla finestra, con lo sguardo rivolto verso la collina e sentiva dentro di sé, un grande desiderio di vederla dilaniata da una tremenda esplosione.
Non era facile coordinare tutte le idee che le passavano per la mente, non era semplice fare un punto della situazione e decidere il da farsi. E tutto quanto sfrecciava nella sua testa anche solo per brevi istanti, in modo coerente ed ordinato, subito dopo veniva spazzato via, contrapposto e confuso, da quando vedeva in quella amata-maledetta televisione.
Quando Francesco andava a trovarla, ogni volta per prima cosa, abbracciandola dolcemente diceva:
“Mamma, sei sempre più bella….ogni volta, ti trovo più bella!”
Lei. Pur fingendo una certa indifferenza, godeva immensamente per queste parole. E dopo averlo baciato, timidamente lo supplicava:
“Ma dai Francesco…non prendermi in giro.”
“Mamma ti giuro. Sei molto più bella di quanto non lo fossi quando ero bambino!”
Quando lui se ne’andava, Caterina correva allo specchio e, guardando sempre più compiaciuta il suo volto riflesso, si toccava delicatamente le guance, e per ultima cosa, si lanciava un sorriso fatto di una strana, compiaciuta complicità.
Spesso però accadeva che facesse sedere Francesco di fronte a sé e poi prendesse a fare domande sempre più strane e curiose. Il ragazzo sembrava afferrare e quasi condividere, quel grande desiderio di sapere e conoscere e si prestava al gioco dei perché, con grande pazienza e attenzione, cercando infine di esaudire ogni domanda.
Un pomeriggio Francesco giunse da sua madre all’improvviso con il viso raggiante di gioia:
“Mamma , mamma.. ho una notizia meravigliosa!”
“Una notizia meravigliosa?”
Domandò Caterina con lo stesso entusiasmo del figlio e come se già sapesse che quanto stava per udire, fosse la notizia più bella del mondo.
“Tu da oggi verrai a vivere con me! Non è meraviglioso?”
Caterina non sapeva se piangere o ridere per la grande gioia che stava provando.
“Prendi le tue cose e mettile in fretta in una valigia. Andiamo via subito. A cosa fare della casa, penseremo poi.”
A Caterina sembrava di vivere un sogno, afferrò di corsa alcuni oggetti personali, e gettò il tutto in una vecchia valigia, si affacciò alla finestra che guardava la collina e con grande, immenso piacere, le sembrò di vedere una grande esplosione spazzarla via. Poi si voltò verso la televisione e avvicinandosi, vi pose una mano sopra come accarezzarla, con tutta fretta però la ritirò via come se avesse sentito una scossa improvvisa. In cortile Francesco, preso da una forte allegria, si era messo a suonare ripetutamente il claxon dell’auto.
Quando giunsero in città era gia calata la sera, Caterina, sembrava stordita dalle luci e dai rumori, la velocità con la quale la gente camminava per strada, le faceva provare una certa angoscia. Stavano attraversando un parco quando vide una grande folla:
“Fermati Francesco, fermati!”
“Cosa stanno facendo? E quello. Quello cosa è?”
Domandò spaventata.
“Quello? Non è altro che uno schermo gigante. Come dire mamma? Un televisore molto, molto più grande del tuo. Capito adesso?”
Caterina si senti quasi svenire. Istintivamente valutò per un istante le proporzioni; e subito pensò a quanto fosse cambiata da quando nella sua casa era entrata quella scatola scura e alle sensazioni che le aveva trasmesso, i desideri ed i turbamenti che le aveva provocato e immediatamente provò un forte senso di disagio. Stava scivolando sul sedile mentre con una mano si teneva la fronte. Francesco la osservava incuriosito e nel contempo preoccupato, mentre lei continuava a ripetere:
“Oh no, oh no!...”


Capinera

   
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