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 Lacrime di pioggia
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Paolo Talanca
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Inserito - 27/07/2004 :  01:41:11  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Talanca  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Talanca
Pubblico questa analisi grazie alla gentile autorizzazione di Stefano De Martino, patron del Premio Lunezia che è il riconoscimento al valore letterario nelle canzoni italiane e che si svolge ogni anno nel mese di luglio ad Aulla, in provincia di Massa

LACRIME DI PIOGGIA

Lacrime di pioggia
il tuo ricordo mi parla

Dalla mia finestra
io guardo il mondo che passa

Ed ogni giorno ci sarai
ogni minuto che vorrai
ad ogni passo della vita

E quale strada sceglierai
che direzione mi consiglierai
ad ogni passo della vita

(Sei solo un ombra)
Io che ho creduto e credo in te
tutto l'amore che hai per me
(ma la tua voce mi parla)
ridallo al cuore di tua madre
(dalla tempesta)
e molto presto capirai
(dal grande sogno del nulla)
che tutti gli anni che vivrai
cancellano i peccati suoi

Nei suoi pensieri io vivrò
con le sue mani ti accarezzerò
ad ogni passo della vita
Stringila forte quando avrà paura
che c'è il mio amore che non l'abbandona
ad ogni passo della vita

Lacrime di pioggia
il tuo ricordo mi parla

Dalla mia finestra
io guardo il mondo che passa

Lacrime di pioggia
Lacrime di pioggia

Struggente e molto sentita canzone di Antonello Venditti. Per ammissione dello stesso autore questa canzone è dedicata al padre scomparso.
Già la musica iniziale ci catapulta in una situazione di agitazione, di inquietudine e sconforto, mai lenta ma cadenzata. Il titolo è subito protagonista, ed è importante che sia il ricordo del padre a parlare, risulta di molto valore il fatto che non sia Venditti stesso a cercarlo.

Il cantautore sembra quasi non volere il ricordo che arriva, sembra non inseguirlo, ed anzi lo vediamo nei versi successivi guardare “il mondo che passa”, come per accettare lo scorrere del tempo ed il cambiare obbligato delle cose. Verosimilmente le lacrime di pioggia sono gocce che scendono dall’alto, quindi si potrebbe azzardare un ipotetico pianto di una persona che non c’è più, ma del quale il ricordo non scolora; persona che segnala la propria presenza col suo pianto, con la pioggia.

A questo punto, però, il tono cambia e la musica si adegua ad una specie di reazione del cantautore nei confronti della presenza del padre che lui ha avvertito. Questo mutamento è molto importante perché, da qui in poi, il tono “cupo” (ma, si badi bene, sempre cadenzato e mai lento) accompagnerà unicamente la voce del figlio, quasi con la funzione di cercare di tener lontano il ricordo, risarcendo la nostalgia con l’ammissione che il padre ci sarà per sempre; al contrario, la tonalità più alta e decisa rappresenterà la voce del padre.

La voce del padre, dunque, arriva precisa e forte in maniera prepotente. Il controcanto è del figlio: martellante come all’inizio, una musica quasi misteriosa e spaventevole. La voce del cantautore è in secondo piano e fa quasi da didascalia, citando il “grande sonno del nulla” (notevole il cercare di descrivere il nulla) dal quale giunge forte e perentorio il canto del padre, che gli raccomanda di dirottare tutto l’amore verso la madre. E’ un vero e proprio passaggio di consegne, fino a che la voce del padre giunge ad essere irrefrenabile ed unica nella canzone, per far pervenire chiaro al figlio il messaggio di donare amore alla madre e di cercare in lei, e solo in lei, delle reali carezze – ed è questo, forse, il passaggio di consegne più significativo.

Inevitabile arriva poi il finale, che è un ritorno all’inizio, alla pioggia, al mondo che passa, come se tutto fosse stato solo un sogno e come se, in effetti, il canto e quella variazione musicale non potesse più alzarsi senza il ricordo e l’intervento del padre. Come se, ancora, quel voler reagire ad una parvenza di ricordo fosse un inutile tentare di fuggire la malinconia che invece torna, prepotente, con le cupe e martellanti note della musica finale, con quella straziante cadenza sul “mondo che passa”.


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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto

Edited by - PaoloTalanca on 27/07/2004 01:42:01

   
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