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 Ai confini della memoria
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Roberto Mahlab
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Inserito - 03/12/2011 :  16:05:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"E qual è la cosa che volevo dirti visto che ti ho telefonato...", coraggio, ho pensato, ascolto, qualunque cosa tu mi dica è sempre illuminante per me. "Non mi ricordo", parve rinunciare la signora che mi incoraggia sempre ad andare avanti con le iniziative di Concerto per l'informazione, quando le avevo chiesto :"ma perché mai lo devo fare, anziché andare a giocare a tennis?", "perchè devi seguire la tradizione, perché sei così", concludeva ogni volta. "Insomma, vengo sempre scelto come accondiscendente volontario", rispondevo ridendo. Infine si ricordò quello che voleva dirmi. "Ah, la mia memoria!", concluse.

Strana giornata, era la terza volta che avveniva. La memoria. E le donne.

Al mattino la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante fissava perplessa lo schermo del computer, ma era come se non lo vedesse, stringeva gli occhi a cercare la concentrazione. "Ma come si chiama...", si tormentava rivolta verso di me, "sai quella cosa che se uno va è perché lo sceglie" e iniziò a mimare una scena per spiegarmi che cosa intendesse, "non mi ricordo la parola", stringeva i pugni e guardava il soffitto, le feci delle domande, fino a che la scena che rappresentava mi fu chiara ed esclamai :"vuoi dire 'volontario', intendi che l'affare che stiamo trattando deve convincere il cliente a partecipare volontariamente, era questo il termine che non ti veniva in mente? è stato come il gioco degli indovinelli!", aggiunsi meravigliato e contento. Ma lei non si mostrava per nulla contenta, "sto invecchiando!, sto perdendo la memoria!", si disperava. "Ma no, cosa dici, capita a tutti!", la rincuorai osservando divertito la sua giovanissima figura, "io penso che sia la questione del secolo, le donne, le donne hanno mille cose da fare e a volte, nel turbinio dei loro doveri e delle loro azioni, lavoro, famiglia, bambini, gli uomini rispetto alle donne sono dei nullafacenti!, è naturale che la velocità dei loro necessari movimenti superi la velocità della loro memoria", lei mi guardò incredula, come se fosse la prima volta in vita mia che avevo azzeccato una riflessione sensata. Quando ci salutammo perché doveva andare a prendere la sua bimba dall'asilo, le lanciai dietro allegramente :"comincia a preoccuparti della tua memoria solo se adesso vai all'asilo e non riconosci tua figlia!".

"Sapessi che una volta mi è successo davvero", ribatté con tono di ovvietà lo stesso pomeriggio la carissima amica con cui condivido lo sviluppo di progetti sulla partecipazione delle donne allo sviluppo economico mentre le raccontavo. come se fosse una storiella, lo scambio con la mia segretaria. "Sono andata a scuola a prendere il mio bimbo, mi si è avvicinata una bellissima bambina, mi ha preso per mano e mi ha detto 'ciao mamma' e io stavo uscendo dall'aula con la sua mano tra le mie e intanto mi chiedevo 'ma quando l'ho fatta questa? e ce ne saranno altri di cui non mi ricordo?', poi mi si è avvicinata la maestra con il mio reale bambino e me lo ha consegnato e la madre della bambina si è ripresa la figlia, ma tutto si è svolto come se fosse... normale".

E così mi è venuto in mente un racconto, forse divertente o forse ... angosciante...

"Non mi ricordo quello che volevo dirti... ma adesso devo correre all'asilo a prendere Jimmy, ci sentiamo dopo, ti chiamo di sicuro", mise giù la cornetta e diede uno sguardo preoccupato alle lancette dell'orologio da polso, si precipitò fuori dall'ufficio e dopo pochi istanti era alla guida della sua auto, "avrò chiuso la porta a chiave?", si domandò per un attimo. Al mattino, quando era uscita di casa con Jimmy per lasciarlo all'asilo prima di andare in ufficio, il bambino in auto le aveva chiesto :"mamma, ma hai chiuso il gas dopo avermi scaldato il latte?". Elizabeth strinse i denti, nessuno al mondo poteva avere la certezza di avere chiuso il gas, la porta, le finestre o installato l'allarme, erano azioni che si facevano automaticamente, non era questione di memoria.

Parcheggiò davanti all'asilo e si precipitò dentro, perché alcuni bambini già uscivano con le rispettive madri, si ritrovò nel cortile interno e ruotò lo sguardo per cercare di individuare Jimmy. "Eccomi mamma", avvertì una mano infilarsi tra la sua e si volse. Era una bambina minuscola, sembrava un delicato batuffolo di cotone, con un caldo e dolce sorriso sul volto, non potè che rispondere al sorriso con il cuore e avviarsi con lei al portone di uscita. Dopo pochi passi un dubbio le si insinuò nella mente :"Jimmy non è una bambina, ma questa mi ha chiamato mamma e mi ha preso la mano e io la sto portando a casa, ma non mi ricordo di avere una bambina, quando l'ho fatta? Vediamo, dopo aver rotto con Luke e essermi tenuta Jimmy, ho lavorato dieci ore al giorno per mantenerlo, pomeriggi liberi, sere e fine settimane riservate ad aiutarlo a fare i compiti, stirargli i vestiti e dargli da mangiare, quante volte il direttore mi ha chiesto come riuscivo a gestire occupazione e famiglia tutta da sola, ma allora come mi sono ritrovata con un'altra bambina?", Elizabeth scosse la testa per cercare di ripristinare la realtà e calmarsi.

"Kitty!", una signora trafelata sbucò all'improvviso e prese nelle braccia la bambina, "oh grazie Elizabeth di esserti occupata di lei, sono in ritardo, lo so, un giorno o l'altro Kitty mi ripudierà e si troverà un'altra mamma", concluse ridendo e facendo il solletico alla bimba.

"Mamma, sono qui", un bambino era fermo in piedi con la cartella sulle spalle e si rivolgeva ad Elizabeth con sguardo perplesso. "Jimmy", si scosse la donna, "non ti trovavo più", e corse ad abbracciare il bambino , "tu sei Jimmy, ti riconosco, stai tranquillo, ti ho fatto io", aggiunse con tono fiero.
Durante il percorso verso casa il bambino raccontò alla madre la giornata e lei gli elencò le attività delle ore successive :"a casa ti preparo una merenda, poi facciamo i compiti, poi dieci minuti... no Jimmy, non guardarmi in quel modo, non più di dieci minuti di cartoni animati, il bagnetto, ti preparo la cena e poi tutti e due a nanna presto, domani forse chiederò a Linda di accompagnarti a scuola, perché devo essere in ufficio alle sette, il mio capo parte per Londra". "Con Linda? Oh no mamma, ti prego, sua figlia Jessica mi fa sempre i dispetti quando siamo in macchina insieme!", protestò Jimmy.
"Jimmy, lo so che è difficile, ma faccio quello che posso, stai tranquillo, un giorno la mamma avrà un ufficio tutto suo con una casa con un enorme giardino e un cuoco e un autista che ti porterà a scuola e tutto il resto!". "E domani ti ricorderai di iscrivermi alle lezioni di piano?". "Ah già, grazie di avermelo ricordato, sai il mese scorso per farmi perdonare per la dimenticanza a causa del viaggio di lavoro che mi hanno fatto fare, ho dovuto preparare per l'insegnante uno di quei budini che piacciono tanto anche a te". "Non mi piacciono quei budini mamma", replicà il bambino, "lo sai che preferisco i biscotti". "Tu devi mangiare quello che ti prepara la mamma, quando sarai grande potrai fare quello che vorrai", "Sì mamma". "Ecco, questo è il Jimmy che conosco", gli sorrise Elizabeth, "e ci mancherebbe che ne conoscessi altri", si disse, "ho solo questo di bambino" e le tornò in mente il divertente episodio della bimba all'asilo, ma avvertì una inquietudine.

"Eccoci qui Jimmy", adesso apro la porta e tu subito a lavarti le mani". Elizabeth aveva posato la borsa sul pianerottolo per avere le mani libere di inserire le chiavi nella serratura della porta dell'appartamento, "strano, non girano, devo dire al portiere di metterci un poco di olio". "Mamma...", "sì Jimmy, aspetta un attimo che apro e mi dirai tutto...". "Mamma... il nostro appartamento non è questo, è quello a fianco", le sussurrò il bambino.
Elizabeth si arrestò all'istante, arrossì e farfugliò, :"ops, scusami Jimmy, ho veramente la testa chissà dove oggi, ecco qui, adesso apro la porta giusta e ti prometto che per oggi non mi dimenticherò più nulla".

Spinse la porta di ingresso dell'appartamento, la luce era accesa nel salone, "ho dimenticato di spegnerla stamattina", rifletté Elizabeth, "brrr, e chissà quante altre cose ho dimenticato...".
Dodici paia di occhi si levarono su di lei, erano sei bambini e sei bambine che giocavano sul tappeto del salone, "Ciao mamma", dissero in coro.

Inquietante vero? Potrebbe essere un episodio di "Ai confini della realtà", oppure meglio :"Ai confini della memoria".

Roberto Mahlab

   
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