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 IL NIDO SU FIORI DI PLASTICA
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zanin roberto
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Inserito - 07/06/2008 :  17:53:50  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
IL NIDO SU FIORI DI PLASTICA

Il vialetto di stretti cipressi allineati a parata di via Cimitero sono il perfetto preludio all'ingresso del campo Santo, silenziosi, discreti, professionali, inducono alla solennità, incutono il giusto raccoglimento, che spavaldi passeri rompono con cinguettii divertiti e voli radenti acrobatici e irriverenti. Il cancello di ferro sdogana gli uomini a quella stazione di partenza, con biglietto di sola andata, proponendo un vialetto dal ghiaino bianco, dritto come una pista d'aereoporto e numerose laterali che si frangono su tappeti verdi e su muri a cruciverba, dove ogni casella ha un nome, una foto, una data, a volte un saluto. Lasciai la bicicletta nel piazzale antistante dove una fontanella sgorga le ultime gocce d'una vena esaurita, entrai fecendomi il segno della croce, mia moglie aveva raccolto, nel nostro giardino, una dozzina di splendidi iris blu cobalto e aveva l'idea di portarli al nonno paterno, morto nel 1963.
Il sole di tarda mattina, in un inizio maggio fresco e mai completamente primaverile, colorava di riflessi dorati i marmi, le tombe, i prati, poche persone formicolavano tra le tombe. Ecco! al solito, in cimitero trovi persone che non vedevi da anni, il figlio del vecchio maresciallo dei carabinieri, morto quando ero bambino, quanto assomiglia al padre!, seguo Rosanna in silenzio. Mentre mia moglie cambia l'acqua nel vaso di vetro, una signora di spalle pulisce la tomba dei suoi cari, si gira, la salutiamo, è la mamma di una mia cara amica che ha fatto teatro amatoriale con me, è stata operata da poco e ci conferma che è dura vivere, ma bisogna farsi coraggio.
Sulla tomba del nonno di mia moglie, al cognome, scritto sul marmo con lettere bronzate, manca una consonante, caduta, una T, vorrei con una matita scrivere la lettera mancante ma non ho niente con me e cosi quella parola resta mutilata, forse del defunto la cosa più importante, la memoria. Una nuvola grigia rabbuia il cielo e l'altalena di caldo e fresco continua a caratterizzare l'instabilità delle ultime settimane. Proseguiamo verso la tomba dei miei nonni materni, in fondo, all'angolo destro del cimitero, quando raggiungo il sito, non ho l'impulso di recitare un Eterno Riposo da prassi ma di parlare a voce alta, inconsciamente, credo cosi di farle compagnia, è il mio modo di venirli a trovare. Quando ci incamminiamo verso la zona dei nuovi defunti, trovo la tomba di un amico scomparso a 48 anni, con la foto in divisa da arbitro di calcio, mi fermo, guardo con stupore la data del 2002, già sei anni! mio Dio il tempo! impossibile, risento la sua voce tonale, la sua grinta nelle tante riunioni della cooperativa edilizia, di cui facevamo parte, rivedo i suoi capelli neri, la pelle abbronzata, i suoi occhi magnetici. Guardo la foto, fresca e penetrante, sospiro e mi giro per andare, quando mi pare di sentirmi chiamare, immobile quasi paralizzato aspetto, tirando l'orecchio, c'è un leggero venticello che vibra nell'aria, eppure mi par di sentire:
- "Roberto non andare, rimani, rimani...." - ho paura a voltarmi, di scatto mi giro con il pallore dello spavento, una coppia sta transitando, mi guardano stupiti e si allontanano indifferenti. Rosanna è a pochi passi sulla tomba di una nostra amica,Patrizia, morta nel 2000, la raggiungo, le metto una mano sulla spalla, per rassicurarmi della realtà, e ci allontaniamo ognuno chiuso nei propri pensieri.
Quante facce, ne conosciamo tante, là c'è una bella fetta di paesani che ci hanno visto crescere, che hanno lasciato piccoli segni della loro dignitosa vita, tante storie, sofferenze, sconfitte, opere che continuano o progetti naufragati. Sono ancora un pò turbato dalla voce che ho creduto di sentire, voci che forse salgono dal nostro animo e si liberano raramente, quando meno te l'aspetti. Costeggiamo le mura perimetrali, scendendo verso l'uscita, il vento si è rafforzato e scompiglia i capelli, due lucertole saettano tra le crepe dei vecchi mattoni. In lontananza, una anziana signora impacciata, sposta a fatica, la scala con le ruote, è pericoloso vederla in un equilibrio precario,ci guarda, sorride, vuole comunicarci qualch'cosa ma siamo ancora troppo distanti, non vuole rompere il sacro silezio del camposanto. I quattro ordini di fila dei loculi, sulla facciata di cemento, salgono a cinque metri d'altezza e gli ultimi in alto si guardano a testa all'insù, i porta-fiori sono una antiestetica scatoletta che viene riempita il più delle volte, da fiori di plastica, praticamente eterni. La signora finalmente soddisfatta, è arrivata a posizionare la scala dove voleva lei, ci saluta, sottovoce ci dice di osservare il porta-fiori alto davanti a lei, cosa mai l'avrà colpita?
Qualche cosa là in alto si muove, mi sposto all'indietro, per avere una visione più ampia, si, c'è un nido, un nido di tortorelle sopra quei pochi fiori di plastica, là dimenticati da tempo, che strano !
Sorridiamo divertiti mentre l'arzilla anziana sale la scala fino a toccare con le dita il nido, ma guarda un pò dove sono andate a fare il nido ! Dentro ci sono tre pulcini di tortora, ci aggiorna la signora, il defunto avrà avuto un momento di insolita confusione ma tra il dimenticatoio continuo e quella esplosione di vitalità, avrà sicuramente preferito l'insolita compagnia.
Ci allontaniamo e raggiungiamo il cancello d'ingresso, quando usciamo una folata di vento dispettoso ci investe mentre il lieve profumo dei tigli di lontano ci avvolge, eppure io sono sicuro di aver sentito...una voce...

zanin roberto

   
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