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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 IL PRESEPIO DELLE MERAVIGLIE
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Domenico De Ferraro
Emerito


Italy
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Inserito - 18/12/2007 :  16:02:32  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Domenico De Ferraro
IL PRESEPIO DELLE MERAVIGLIE

Camminando per strada i colori dell’autunno annunciano
una nuova stagione il paesaggio cambia aspetto e nell’approssimarsi del santo Natale quando le cime dei monti diventano bianche e l’aria diventa fredda costringendoti
a stare chiuso in casa , si riscoprono sentimenti chiusi in fondo all’animo , intime serenità coronano la veglia invernale
e un sogno di pace, un desiderio d’amore e di libertà sì impossessa d’ogni uomo di buona volontà.
Tutti si danno da fare , tra questi il vecchio Gennaro che ogni
anno puntualmente prepara per la gioia dei suoi tre nipotini
il santo presepio . Il signor Gennaro iniziò a novembre recandosi personalmente nelle vie ove gli artigiani locali hanno bottega
a comprare dei pastori nuovi mancanti alla sua rappresentazione. Quella mattina usci molto presto, la moglie vecchia anch’ella
di settantanni rimase ancora a letto al calduccio
sotto le coperte perché sentiva molto freddo.
Esco Concetta vado in centro a comprare quei pastori
che mi mancano.
Copriti , mettiti la sciarpa di lana stamattina si gela .
Quest’anno si preannuncia un natale con i fiocchi pensa
a quanta povera gente non ha un tetto sulla testa
sciagurati quelli che dormono in mezzo alla strada ,
con il freddo che fa di sicuro si congeleranno.
Poverini e tuo figlio si lamenta di quello che tiene .
Mi raccomanda non fare tardi ,oggi ci viene a trovare
la signora Giuseppina con la figlia.
Allora faccio tardi …. Ciao ci vediamo stasera.
Ogni anno la stessa storia , mo se ne esce e ritorna stasera
con un pacco pieno di pastori, stelle filanti, miniluci
e quant’altro.
Ogni anno spende una fortuna appresso quelle statuette .
Ha settantacinque e sembra un bambino di otto anni.
Gennaro usci di corsa incappucciandosi bene per ripararsi
dal freddo andò a prendersi l’autobus , pensando a quando
era giovinetto e andava a scuola , i suoi primi amori
ai sui amici d’un tempo.
L’autobus lo portò velocemente tra le nuvole ,
tra vecchi sogni giovanili ,ricordi dolci come il pan di zucchero saporiti come i biscotti caldi . Giunto nel vecchio borgo degli artigiani , prese a cercare bottega dopo bottega le statuine
che più gli piacevano per addobbare quella sua rappresentazione
con passione e fantasia ed ogni statuina che prendeva tra le mani cercava in quei volti qualcosa di familiare qualcosa che gli ricordasse fatti e personaggi incontrati lungo il corso
della sua vita.
Scava e cerca , vai di qua e di là comprò diverse statuine assai graziose alcune mancanti come l’ortolano , lo spazzacamino , ciccillo sulla botte , benino il pastore che dorme ,
la vecchina del presepe , il centurione , gli angeli , l’ubriacone , l’oste , le guardie di erode , un nuovo asino
ed un nuovo bue , la carta pesta per fare montagne , burroni , palazzi , castelli , osterie con tante finestre aperte dove cosi
si può vedere la gente vivere andar a far spesa accudire i propri figli , fare a botte, amare, sognare. Tutta quelle figure che lui comprava che davvero vivono per strada comprano prosciutti , pesci , fichi secchi , castagne, caciotte.
Poi comprò scale , scalette , casette , cammelli e cavalli
tutto un arsenale di cose e ricordi d’un mondo che non c’era
più ma che viveva in fondo ancora a se stesso.
Tra questi comprò anche delle strane statuine alcune con facce ringhiose, sfregiate che facevano secondo lui da cornice a quella sua rappresentazione.
Tornò a casa a sera stanco morto , aveva speso un bel mucchietto
di soldi ma era contento felice come mai lo era stato in vita sua.


Andò a dormire con una gioia immensa in fondo al cuore già dentro di se vedeva rilucere quel suo presepio con tante luci e tanti pastori e nella veglia vide il mondo intero animarsi tra qui monti di cartapesta vide correre motorini su due ruote gente andare
di corsa a compare regali , vide famigliole intere sorridere essere felici ,vide l’innocenza dei bambini . Si trovò cosi per magia all’ingresso d’un castello vestito da viandante non poteva credere
a sui occhi , si guardo intorno spaesato non sapendo dove andare ne dove fosse, ne dove andare e vedendo da lontano due soldati romani gli andò incontro ma questi con le lance puntate
gli gridarono d’andare via di allontanarsi subito.
Lui sorrise e con coraggio gli andò incontro e gli disse .
Scusate sapete dirmi dove mi trovo ?
I due soldati minacciosi quasi ringhiando dissero :
Sei a Betlemme questo alle tue spalle e uno dei tanti palazzi
di Erode il grande e tu viandante cerca di andare subito via da qui se non vuoi finire nelle galere con i ceppi ai piedi .
Guarda che facciamo sul serio , ci hanno ordinato
di non far entrare nessuno e ne di permettere a niuno di chiedere la carità per questi luoghi. Su vai via prima che venga
il centurione a vedere se ogni cosa e apposto .
Chiedo Scusa disse Gennaro , avete detto Betlemme oh che meraviglia e girandosi a guardare in fondo alle valle dal monte
in cui si trovava vide tante case ,stradine strette con tanta gente.
S’incamminò lungo un sentiero , le guardie di erode passavano
a cavallo , facendosi largo tra la folla gridando .
Un povero cieco perduto l’orientamento per poco non cadeva sotto gli zoccoli dei cavalli Gennaro l’afferrò per un braccio e tirandolo verso di sé lo salvo da essere calpestato .
Il vecchio gli disse cosa succede , aiuto io non vedo aiutatemi.
Ai rischiato di morire e mancato poco che venissi
travolto dai cavalli disse Gennaro.
Grazie straniero , chiunque tu sia , non so come ringraziarti ,
mi hai salvato la vita .
Vieni disse Gennaro sediamoci qui fuori questa osteria .
Hai fame ?
Tanta straniero son due giorni che non mangio il mio stomaco brontola ,ed emette strani suoni.
Son solo al mondo e vago di paese in paese cantando
le mie storie, chiedendo avvolte la carità per vivere ,
suonando la cetra ed il liuto dopo ti faccio ascoltare
se ne hai voglia qualcosa.
Va bene vediamo se possiamo procurarci qualcosa da mangiare
e mise la mano nella tasca tirò fuori con sua somma meraviglia
un sacchetto di monete d’argento e chiamato l’oste
questo corse veloce al tavolo e gli disse :
Ci potrebbe portare qualcosa di buono da mangiare .
L’oste un omaccione con un naso a peperone gli rispose
abbiamo un anatra insaccata cotta da poco e del buon vino.
Gennaro rivolgendosi al suo compagno cieco disse hai sentito
un anatra ripiena sei contento tra poco ti sazierai .
Grazie straniero disse il cieco oggi sono stato molto
fortunato nell’incontrare te.
Va bene oste portaci presto questa anitra e del pane
e in più un anfora del tuo vino migliore.
Subito , ma prima chiedo venia non per mancare rispetto ,
vorrei vedere con quali quattrini mi pagherete .
A questi tavoli troppa gente si siede e con la scusa d’essere pellegrini affidandosi alla clemenza e all’ospitalità dovuta
ai forestieri s’ingozzano a sbafo senza pagare.
Gennaro tirando lesto dalla tasca il sacchetto
fece ruzzolare sul tavolo le monte .
Soddisfatto adesso .
Va bene padrone in un battibaleno avrete l’anatra ben cotta
sul vostro desco. Mangiarono di buon appetito ed il cieco
dopo aver pulito la sua scodella si disse molto soddisfatto.
Adesso vorrei cantare per te , ascolta spero ti piacerà .
Gennaro grattandosi il capo sorridendo disse va bene
fammi sentire ed il vecchio aedo prese la sua cetra
ed incominciò a raccontare .
Voglio narrarti dell’accorto eroe che tanto erro per l’universo
poiché le sacre a terra sparse Iliache mura, che di molte genti
visitò le metropoli , l’indole conobbe; Che sul pelago ancor patì nell’alma Immensi affanni, onde condurre in salvo, sé medesimo esponendo, i suoi compagni. Ma i compagni bramò condurre invano ché di lor nequitose opre perirono.
Cos’ inizio il suo racconto accompagnato da una dolce melodie
che attrasse in un istante tanta gente che passava di li per caso fattasi intorno a lui prese ad ascoltare quella mitica odissea.
Cosi viste le prime stelle ai confini del cielo luccicare
sul mare al tramonto Gennaro salutò il vecchio cieco e riprese
il suo cammino per quelle stradine strette in cerca di qualcosa
che neppur lui sapeva dove fosse ma che sentiva in cuor suo
sempre più vicina.
Scese per strade sorde invase da gente d’ogni genere
proveniente da mondi lontani ,gente lazzarona , stracciaioli ,
con in mezzo tanti carrettini zeppi di verdure.
Cammellieri e mercanti di spezie ,pellegrini , gente
proveniente da lontano per il censimento .
Ed un aria di festa rendeva ogni cosa bella in una bottega
di vinaio gli sembrò vedere Roberto Benigni quel noto attore toscano bere vino e recitare alcuni versi di Dante :
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura! Tant' è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Erano questi i primi versi della Divina Commedia che Gennaro riconobbe perché l’aveva studiati a scuola. Continuò così il suo cammino e chi gli voleva vedere un aspirapolvere , chi lo invitava a giocare a dadi o alle tre carte , chi cercava di mettergli le mani in tasca per rubargli alfine qualche moneta d’argento .
Le voci si rincorrevano all’unisono dolci amare una folla enorme un fiume di gente d’ogni lingua e cultura vide pure personaggi famosi come quel noto giornalista radiotelevisivo Emilio Fede in compagnia d’un suo amico comprare regali in una umile bottega d’artigiani ,più scendeva verso valle per quelle strade tortuose
e più comprendeva la natura umana ,comprendeva passioni
mai comprese cresceva in lui un sentimento mite di pietà e compassione una gioia universale che varcava ogni limite
della ragione umana diveniva incompressibile un mistero
di cui solo il credere sapeva spiegare e giustificare.
Vide da lontano una luce senza fine abbagliarli gli occhi
spingerlo verso di sé ,una luce calda immensa un dolce calore
Gennaro prese ad andargli incontro alzò il passo e s’affrettò
tra le bancarelle di libri e chincaglierie provò a raggiungerla ,
si fece largo tra la folla s’ afferrò perfino ad una coda
d’un cammello d’una lunga carovana di saggi principi orientali
e nell’andargli incontro rivide così per un attimo tutti gli orrori di questo mondo ma anche la volontà ed il desiderio di pace emergere faticosamente ai tavoli d’un dialogo tra diversi popoli. La luce si faceva chiara e rada dalla lunga scia prese forma d’una stella cometa che lo guidò verso un umile capanna
lui lì s’inginocchiò commosso alla vista
d’una madre e d’un padre intorno al loro pargolo, l’ amore
che emanavano non aveva tempo e luogo un infinita dolcezza
un senso di salvezza ed egli a quella scena incominciò
a piangere in silenzio .
Le lacrime gli corsero lungo il viso e non seppe più trattenerle
si senti ritornare fanciullo ,puro come un tempo, senti di essere giunto al principio e alla fine del suo cammino e quando commosso
ad un tratto vide la piccola mano del divino pargolo tenderla
verso di lui una musica dolce si sparse per l’aria
ed accompagnò un tenero canto :
Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar. O Dio beato!
Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Si sveglio cosi di soprassalto apri gli occhi e la moglie Concetta in cucina gli gridò Gennaro svegliati oggi è Natale.
Sbrigati ci sono tante cose da fare tra poco arriva Maria
con il marito metti in un posto sicuro il presepio non facciamo
come l’anno scorso che Giuseppe te lo fece cadere per terra
rompendo la stella cometa ed alcuni pastorelli.
Hai ragione adesso mi alzo subito tra poco e terminata
la nostra pace Brrr che freddo
Concetta cosa hai preparato di buono oggi ?
Ho fatto un po’ di brodo di gallina .
Buono a me mi piace tanto il brodo bollente
con un po di pastina dentro è una delizia .
Concetta hai visto le mie ciabatte ?
Sono sotto il letto .
Eccole li grazie senza di te Concetta mia come farei.


   
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