Caro diario,
sto scrivendo questa cronaca con gli occhi che mi bruciano, spossato dalla fatica dopo 12 ore di lavoro, tra magazzino e prove d'orchestra e il rientro in una casa inabitabile. Resterò inchiodato a questa città, a questo maledetto clima giorno e notte, sabato e domenica, senza nemmeno la prospettiva di interrompere almeno per un pomeriggio, questa situazione infernaleLe pareti della casa sono bollenti, l'aria è greve, il ventilatore acceso, ma si boccheggia ugualmente. Due sere fa sono uscito, sono stato in gelateria. C'era tranquillità, non sembrava di essere ai vecchi tempi, quando vivevo in quel popolare quartiere di Milano, prima del mio trasferimento in un’altra zona,dove sto ora, considerata molto più elegante. Nella nuova abitazione l’altra notte è stata peggio del solito, riposare una vera impresa.
Il bar all'angolo era aperto e questa fu una delle cause principali del disagio, mio e della mia famiglia.
La luce del bar/tabaccheria attira i clienti, magari solo per un pacchetto di sigarette. Le auto e le moto parcheggiano selvaggiamente in mezzo all'incrocio, i passeggeri scendono a prendere una boccata d'aria, alcuni schiamazzano, è il rito di sempre, di ogni notte a mezzanotte, ma a volte diventa intollerabile.
E'un esiguo numero di persone quello che tiene in scacco gli abitanti di quattro palazzi di otto piani ciascuno, quando la temperatura a mezzanotte è ancora intorno ai 33°. Lo so che le pareti della casa sono dei forni, ma c'è anche chi ha necessità di lavorare, e quindi, costi quel che costi, deve riposare.
La città è una comunità di persone diverse , ma tutte accomunate in un unico ideale, lavorare per arrivare alla fine del mese, mantenere la famiglia e i figli, con la moglie spesso lavoratrice e quindi titolare del doppio lavoro di madre/ casalinga e impiegata.
La città produce, gli abitanti si logorano, nei cantieri molti operai ancora non lavorano in sicurezza e di notte hanno bisogno di riposo . Per motivi economici accadono anche incidenti mortali. Il riposo per queste persone è importantissimo, come lo è per chi guida i mezzi di trasporto e trasporta passeggeri, oltre alle merci e come lo è per tutti quei lavoratori di mille e più mestieri e professioni.
Ci sono state delle conquiste in campo sociale, ma non si è ancora capito che le ore notturne sono sacre e vanno rispettate al massimo, anzi dire che da questo punto di vista c’è una retrocessione. Non potrei chiedere a mia moglie di invadere gli appartamenti con l'odore del cibo in piena notte, potremmo essere multati o ripresi duramente.
Tutte queste idee mi vengono in mente alla rinfusa colto da rabbia.
Mi sento in trappola, vorrei urlare, ma non serve.
Non è vero affermare che di notte i cittadini devono godere delle stesse libertà concesse durante il giorno.Così concludo, sentendomi sconfitto.
Mi piacerebbe suonare all'una di notte dei brani per violino, improvvisare sui temi che più mi èpiacciono, cosa che non mi è concessa in orchestra, dove lo scopo è quello di avere la certezza di un auditorium pieno di pubblico pagante… già… le leggi del mercato, la pigrizia o la stanchezza dei lavoratori che alla sera cercano un svago semplice e piacevole, impegnato ma non troppo.
Io so dare di più, eccome...Le mie dita sono forti, dopo anni di esercizi costanti, la "cavata", che ho ottenuto dal vecchio strumento è ottima.
Il mio è un violino storico, anche se la sua storia non l’ho saputa esattamente ricostruire, ma, caro diario, ascoltalo cantare...
Sotto le mie dita lo strumento vibra, si esalta, piange, tutto merito della mia maestria. Le risonanze particolari possono essere percepite solamente durante la notte, nel silenzio profondo che viene rotto dalla voce penetrante del mio violino.
Il suono del mio strumento arriva ovunque e può regalare a tutti una esperienza indimenticabile .
Ma come e quando il mio canto potrà espandersi? In quale silenzio ?
Fino alle tre, la mia famiglia, io, mia moglie e i miei tre bambini abbiamo veramente sofferto.
Siamo stati tenuti in scacco da pochissime persone, non cattive , per carità, non dico questo, ma superficiali e maleducate, impedendoci di conquistare il sonno che avremmo ottenuto lottando con determinazione contro il caldo e il rumore del ventilatore.
Non vincemmo la nostra battaglia, divenuta impari quando ai disagi descritti si aggiunsero le voci dalla strada, in cui primeggiavano per malagrazia le voci femminili, stridule, con acuti improvvisi e stonati atte più che a comunicare, a ferire le mie delicate orecchie di musicista.
Fu ciò che accadde l’altra notte che mi gettò in una profonda prostrazione e mi causò dei deliri al limite della follia.
Pensai ai bambini, bisogna portarli via... ma dove?
Sentii un ronzio familiare. Sono arrivate a frotte fino alla ringhiera del mio balconcino fiorito.
Potrebbero rappresentare la mia vendetta, i nottambuli dovranno fuggire inseguiti da migliaia di insetti.
Non avvenne come sperato. Dovetti alzarmi al primo sibilo e azionare il sistema del fornellino. Con questo sistema le zanzare non muoiono, ma se ne vanno .
Nel mio delirio avevo quasi creduto che avevano raccolto il mio grido di dolore, invece non facevano distinzione tra me, la vittima, e loro, gli altri, i miei nemici, ma avevano solamente avvistato carni dolci e appetitose, abbandonate senza difesa nel dormiveglia comatoso di una notte in cui il buon sonno ristoratore appartiene al mondo di UTOPIA.
Elena Fiorentini