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Roberto Mahlab
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Inserito - 14/06/2003 :  23:08:53  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Ci sono quaranta gradi stasera, perche' mi porto dietro una giacca per andare al cinema?
Nella sala una persona di alta statura si siede nella poltrona proprio di fronte alla mia, perche' non le chiedo di spostarsi?

La cinematografia britannica prosegue nella tradizione di film catastrofici del filone dei "Sopravvissuti", serie che inchiodano di fronte allo schermo per sapere come andremo a finire. Ma stavolta ci sono anche gli zombies e la giacca e' servita a coprirmi gli occhi e la persona davanti mi toglieva la vista proprio quando lo desideravo.

"28 giorni dopo" narra che cosa succede giocando con la scienza, che cosa accade all'esercito dopo una settimana di isolamento, quanto tempo riescono a sopravvivere gli zombies senza cibo.

Sara' il film cult dei nostri anni? Non lo so, le scene che ho visto io non sono tante, per la maggiorparte della pellicola avevo gli occhi chiusi e ogni tanto Beppe mi ripescava da sotto il sedile.


Primo giorno
"Ci sono notizie di una strana epidemia che avrebbe colpito il continente", dissi al nostro Grande Admin Beppe quel mattino nella sala ovale della municipalita' di concerto city, nel corso del giornaliero rapporto sullo stato del mondo.
"C'e' da preoccuparsi secondo te?" mi domando' alzando gli occhi da alcune carte che riguardavano lo smaltimento di scorte di ortaggi a causa di una sovraproduzione agricola sulla nostra isola.
"Le autorita' sanitarie dei paesi vicini non hanno innalzato il livello di allarme, non credo ci sia ancora motivo di prendere precauzioni, direi che e' sufficiente diramare un avviso di attenzione ai nostri concittadini concertisti che dovessero mettersi in viaggio in questi giorni".

Terzo giorno
"Abinontanti dell'isola di concerto di sogni, il dipartimento della sanita' ha stabilito controlli per tutti i nostri concittadini di ritorno da visite al continente, vi preghiamo di sospendere i viaggi non necessari", il volto di Beppe era segnato dalla fatica delle interminabili ore trascorse in riunioni, i ministeri dei paesi vicini tendevano a minimizzare, ma i cabli della Concerto Intelligence Agency segnalavano che in diverse zone delle terre al di la' del mare era stato mobilitato l'esercito.
"Rob, prepara l'unita' di crisi, entriamo in preallarme".

Ottavo giorno
"Chiudiamo i confini? La popolazione e' allarmata, le nostre ambasciate all'estero stanno raccogliendo tutti i concertisti che si trovano nei paesi colpiti, alcuni dei nostri inviati ci hanno trasmesso telegrammi sconvolgenti". Dalla grande finestra della municipalita' la vista si stendeva fino alla scogliera, il cielo azzurro, il mare che circondava la nostra isola calmo e chiaro, colori che stonavano con la drammacita' delle notizie che si accumulavano sulla scrivania.

Quindicesimo giorno
"Cari abinontanti, la nostra isola e' di fatto divenuta davvero un'isola tra i paesi vicini, sono costernato di dovervi informare che gli spostamenti da e per l'estero sono sospesi, tutte le autorita' sono state poste in stato di allarme del massimo livello, vi preghiamo di mantenere la calma, faremo tutto il necessario per tenere al di la' dei nostri confini il flagello che ormai e' appurato sta sconvolgendo le terre al di la' del nostro mare".
Dopo aver pronunciato le gravi parole, Beppe si rivolse a me, si avvicino' e mi pose una mano sulla spalla e mi guardo' con sguardo di compassione :"Siediti, ho qualche cosa da dirti..." Impallidii, dentro di me avevo gia' capito... "Lei era in missione, non siamo riusciti a contattarla, abbiamo perso sue notizie..."

Ventesimo giorno
"Io vado". Il mio fu l'unico caccia a levarsi dall'aereoporto internazionale di concerto city, lo spazio aereo era stato chiuso, puntai verso il continente.
Dense colonne di fumo si levavano dalle citta', colonne di auto accartocciate, volavo alto, un altro mondo lassu', il paradiso, presto sarei atterrato nell'inferno.
Parcheggiai il velivolo in un hangar alla fine di una pista ignota alle mappe, l'avevamo usata nel corso di missioni di copertura agli agenti dei servizi dei paesi amici. Misi nello zaino lo stretto necessario e iniziarono gli otto giorni piu' inumani che un essere vivente possa immaginare di vivere.

Ventottesimo giorno
"I radar ci segnalano un velivolo in avvicinamento!" L'eccitazione sulla torre di controllo era all'acme, Beppe fu svegliato in piena notte e si precipito' all'aereoporto.
"Ecco, e' all'orizzonte, tra tre minuti superera' il nostro spazio aereo, ha fatto gia' scendere il carrello". Cento occhi si rivolsero verso il Grande Admin dell'isola di Concerto di Sogni, decine di animi sollevati perche' non avrebbero dovuto prenderla loro la decisione.
"Non ha dato un solo segnale radio..." stava dicendo un generale dell'aviazione.
"Difficile che la radio funzioni ancora dopo la tempesta elettromagnetica che l'aereo ha dovuto superare durante il rientro dal continente", giustificava Beppe.
I contrassegni sulle ali non davano adito a dubbi, era l'aereo di Rob.
"Non sappiamo che e' successo in questi otto giorni, la nostra isola si e' salvata dalla contaminazione proprio perche' l'abbiamo sigillata, e' stata una leggerezza mandarlo a prendere quella donna, ammesso che lei sia a bordo, ammesso che a bordo non ci sia qualche cosa d'altro..."
Gelidi brividi attanagliarono le spalle delle persone presenti, nonostante il caldo inusuale di quell'estate precoce.

"Io non so che cosa ci sia su quell'aereo, Rob e la ragazza, oppure cio' che ha distrutto il mondo al di la' del mare di concerto...ne siamo rimasti immuni, fino ad ora...", Beppe si passo' le mani giunte sugli occhi vitrei, aveva solo due scelte, il computer di un missile contraereo aveva gia' puntato i suoi sensori sulla fusoliera del velivolo in avvicinamento, solo un ordine e si sarebbe levato, ma se invece a bordo ci fosse stata la soluzione...

L'ultimo pezzetto del mondo umano era quella piccola isola, una sola parola e il destino della vita si sarebbe deciso.

Qualche cosa mi dice che voi, concertisti, in questo momento vorreste avere una giacca, anche se fa' cosi' caldo, oppure qualcuno seduto di fronte a voi, che si metta tra i vostri occhi e lo schermo che state fissando.

Roberto

   
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