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Roberto Mahlab
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Inserito - 29/05/2010 :  16:16:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Alzai gli occhi dal libro, ero seduto nella sala d'attesa del cinema, un film intellettuale, raro per chi mi conosce, la storia di Tolstoi, lei sembrava perfetta, una luce tenue che illuminava, il viso concentrato, le due amiche al fianco, ridevano, ma parlavano di cose serie, non sembravano per nulla pettegole, lei avanzava a fatica, i due bastoni di ferro quasi si piegavano per lo sforzo di sostenerla, gli occhi verdi, i capelli biondi raccolti, il corpo fasciato da un vestito a fiori, semplice, ma che faceva risaltare le forme aggraziate, le gambe erano belle, le trascinava. Le amiche la sopravanzarono, verso l'ascensore, lei lanciava ogni tanto qualche battuta arguta, ma intelligente, le ci vollero cinque minuti interi, non riuscivo a spostare il mio sguardo, sperai che andassero nella mia sala, le porte dell'ascensore si chiusero dietro di loro, mi alzai e presi a salire le scale, le reincontrai al piano superiore, mi passarono a fianco, mi sentii sfiorare, la sua fatica pareva un soffio di aria fresca, si diressero nella sala prima, non smisi di fissarla, seppur tenendo gli occhi bassi, si volse per un attimo e mi fissò lei :"guardi come cammino?", non era ironica, non era un tono di sfida, non era dispetto o rabbia, era una voce fresca, seria, ma fresca. "No, guardo il suo viso, è bellissimo". Risposi con convinzione. Non disse nulla ed entrò nella sua sala, le amiche non le tennero la porta, le sue gambe senza forza erano belle, ma io guardavo il suo volto.

E' tutto vero, meno la sua domanda e la mia risposta, almeno non erano state reali, ma negli animi sì, almeno la mia risposta sì.

Potrei continuare, magari ci saremmo rivisti sulla riva di un lago, lei mi avrebbe chiesto di me, io le avrei raccontato di mio padre, della storia che mi aveva portato fino a quel momento, le avrei parlato di una vicenda affascinante, di come avevo ascoltato un fruscio che a stento poteva essere avvertito, lo scorso novembre, avevo navigato tra le onde delle tempeste, fino a questo mattino, quando avevo detto alla mia segretaria Cristina :"ce l'abbiamo fatta, il piano ha funzionato, da un mese non dormivo la notte, avevo gli incubi, ma ce l'abbiamo fatta". E Cristina aveva sorriso, lei non ne aveva mai dubitato.

Oppure potrei raccontare che ci saremmo rivisti sulla riva di un lago, mentre attorno a noi il mondo esplodeva, le borse crollavano, i popoli disperati si riversavano nelle strade, un folle lanciava i missili, la guerra, ma noi eravamo seduti fianco a fianco su una panchina di un lago, il mondo rimaneva fuori.

O forse potrei raccontare che ci saremmo rivisti sulla riva di un lago, dopo che ero appena tornato da una missione segreta, mi ero arrampicato sulle funi di una teleferica sul Cervino per sventare un atto terroristico.

O forse potrei scrivere una storia beffarda dei milioni di miei non lettori e alla fine Shakespeare mi gela, dimostrandomi non solo di avere più lettori di me, ma che anche la mia vanteria di avere più non lettori di lui non è vera, mi mostrerebbe in quante librerie ci sono le sue opere solo per fare scena, ma senza che il proprietario le abbia lette e mi saluterebbe lasciandomi allibito il conto da pagare all'osteria di Stratford.

O forse potrei iniziare a raccontare una lunga storia partita da quel messaggio che avevo ricevuto nella mia mail box in cui una donna chiedeva a me, tra miliardi di uomini, che cosa fosse l'integrazione.

O un viaggio avventuroso nei mari della Malesia di un mercante di spezie ai tempi di Allan Brooke, dell'acquazzone tropicale durante la marcia nella giungla per salvare la ragazza rapita e riportare a bordo la mercanzia che la compagnia delle Indie cervcava di sottrarre.

La pagina bianca, ne ho sentito parlare, quando uno scrittore si blocca perchè non sa che cosa scrivere.
La pagina bianca, per me non è così, è quando ho così tanto da scrivere che non so da dove iniziare.

Non so neppure se ho guardato il film stasera, pensavo a quel viso di quel corpo sofferente, ma guardavo solo quel bellissimo viso, vorrei averle detto davvero quelle parole, di come era bella.

Roberto Mahlab

   
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