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Roberto Mahlab
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Martedì 14 agosto

“Benvenuto nel Chi”, la grande insegna fuori da una porta in legno scuro conduceva ad una galleria formata da rami di bouganville e sbucava in un complesso fiabesco di giardini e specchi d’acqua. La curiosità ebbe il sopravvento sul timore dell’ignoto e fui accolto da un uomo e una donna in vesti tradizionali cinesi, chiesi lumi e furono cortesi e mi spiegarono il senso di quel luogo. Nella filosofia tradizionale cinese, il Chi è la forza universale della vita che governa il benessere della persona. Per mantenere la salute, il Chi deve scorrere liberamente nel corpo, il movimento, sia del corpo che della mente, è fondamentale per rimuovere i blocchi allo scorrere della forza, l’esercizio e la riflessione si devono combinare con il rilassamento e la meditazione affinchè la struttura umana si rinnovi naturalmente. Il senso compiuto del Chi si basa sulla teoria dei cinque elementi, nella quale si bilanciano il metallo, l’acqua, il legno, il fuoco e la terra il cui compito è armonizzarsi con l’energia positiva Yang e quella negativa Yin all’interno del corpo di modo da ottenere l’equillibrio. Il Chi trae ispirazione dalle origini del mito di Shangri-La, nelle mistiche montagne Himalayane.

Non c’era tempo di addentrarsi oltre, ero in partenza, l’ultima visita alla spiaggia, i miei occhi registravano una armonia della natura, dalla giungla alla spiaggia alle isole all’oceano.

Tan venne a prendermi nel pomeriggio, avrebbe guidato per sei ore, cinquecento chilometri diritti verso sud, la Malacca, sede dell’espansione delle nuove fabbriche e testimonianza storica del passato, cinque secoli fa qui cadde un impero, trascinando con sé potenza e sogni, all’alba dell’era coloniale.
L’omonima città di Malacca era il centro del commercio delle spezie trasportate dalle giunche cinesi e dai vascelli europei verso i due emisferi. Fu nel 1400 che Parameswara, un principe hindu proveniente da Sumatra, l’isola indonesiana che fronteggia Malacca, fu affascinato dalla lussurreggiante natura e le diede il nome di un albero locale, Malakka. Edificò una città e la rese prospera e fu il primo regnante a convertirsi all’islam, instaurando il sultanato, ma garantendo sempre i commerci dei mercanti di Giava, dell’India, dell’Arabia e della Cina. Il porto della città divenne ben presto il centro del commercio della seta e della porcellana cinesi, dei tessuti indiani, della canfora del Borneo, del legno di Timor, delle spezie delle Molucche, dell’oro di Sumatra e dello stagno della Malaya. E inevitabilmente tale ricchezza attrasse i conquistatori coloniali, primi i portoghesi che la occuparono nel 1511, poi gli olandesi che la strapparono nel 1641, un secolo più tardi arrivò l’impero britannico, fino alla conquista giapponese nel 1942 e poi, alcuni anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, la Malacca si unì al nuovo stato della Malesia.

Tan non mi credette riguardo all’equilibrio della nuova mescola e il suo direttore di produzione mi tenne una conferenza per dimostrarmi che non era possibile, gli chiesi almeno di provare. Due ore dopo usciva dal laboratorio con lo sguardo incredulo e disse ad alta voce all’intero gruppo seduto attorno al tavolo delle riunioni che avevo ragione. Tan fu rapido nella decisione, mi chiese di comprare insieme le presse, io avrei mantenuto l’Europa, lui avrebbe prodotto e seguito gli altri mercati, ci davamo in prestito a vicenda la nostra parte nel progetto.

§§§

Lisa e John vagavano per i banchetti del mercatino che ogni sera animava Batu Ferringhi, la zona dei grandi alberghi dell'isola di Penang, di fronte al Shangri-La, lui mostrava una particolare abilità nel trattare con i venditori di ventagli e di dipinti cinesi e l'animo di lei si dibatteva tra l'attrazione crescente che provava per lui e la consapevolezza della missione da compiere, era confusa, desiderò di poter lasciarsi andare.
Una bancarella diversa da tutte le altre, era gestita da due uomini magri con barbe nere che invitavano i passanti a raccogliere gratuitamente degli opuscoli dai titoli inconfondibili :"il ruolo della donna in una società islamica", nessuno li prendeva, i turisti dai paesi del golfo con al seguito le mogli completamente ricoperte dai lunghi drappi neri non ne avevano bisogno e la popolazione locale, cinese oppure musulmana laica, superava il chiosco facendo finta che non esistesse. Lisa avvertì che John le premeva sul braccio, trascinandola via, :"qualcosa ti turba?", gli chiese sorpresa. "Dopodomani devo partire per Kuala Lumpur", rispose l'uomo con tono dispiaciuto, :"ti telefono quando arrivo e ci metteremo d'accordo per rivederci, se vorrai, vieni attraversiamo, l'altra parte del mercato è più interessante". Lanciò lo sguardo a sinistra per controllare che non arrivassero automobili, fu lei a trattenerlo :"John, aspetta, ci sono macchine che arrivano, qui guidano come da noi in Inghilterra e in Nuova Zelanda", ma mentre pronunciava quelle parole, il suo cuore ebbe un tonfo. John farfugliò qualcosa, imbarazzato e per il resto della serata fu esageratamente espansivo.

Osservava le onde furiose infrangersi sulla spiaggia, il vento ululava, la pioggia scrosciante, il monsone si era scatenato, ma l'animo dell'uomo era freddo, si era lasciato andare e aveva commesso un errore e lei aveva capito. Si mise a riempire la valigia, avrebbe anticipato la partenza all'indomani mattina presto.
"Sir Roland, temo di avere scoperto che John Richard non è chi dice di essere, non credo che sia neozelandese e, per la verità, non credo abbia mai avuto nulla a che fare con qualsiasi possedimento presente o passato di sua maestà la regina", il tono di Lisa era amaro e il diplomatico se ne accorse :"mi dispiace Lisa, non prendertela, sono i rischi del mestiere, siamo esseri umani e tu non sei una fredda spia, sei un'analista che ha seguito una intuizione e, da quanto mi dici, era quella giusta, che intendi fare ora? da parte mia ti posso far arrivare domani mattina due dei nostri, di modo che gli stiano alle costole".

§§§

Non c’erano alberghi con stanze libere in città, era la celebrazione dell’indipendenza e il primo ministro si trovava in visita proprio a Malacca, finimmo per trovare riparo per la notte in una locanda cinese sulla statale alla periferia, tre piani in un blocco di cemento bianco, Tan non era per nulla convinto quando disse che quell’alloggio era meglio che dormire in fabbrica. Mangiammo qualcosa alla tavola fredda, ordinai un sandwich con il tonno, invano vi cercai il tonno, c’era solo il sandwich. Poi salii per raggiungere la camera, notai che la pulizia lasciava a desiderare nei corridoi, l’albergo era comunque pieno di turisti locali venuti per i festeggiamenti, un colpo d’occhio e verificai che l’ultima volta che la mia stanza era stata pulita fu non troppo oltre la battaglia tra il sultano e le truppe portoghesi. Fortuna volle che il giaciglio fosse ricoperto da un enorme copriletto, lo usai a guisa di tappeto e feci buon viso a cattiva sorte, lo considerai un divertente fuori programma, la vita non era necessariamente l’hotel Shangri-La, che comunque mantenevo dentro di me. Il mattino dopo scesi per una colazione con un semplice thè e, al momento di pagare l’esiguo conto, dissi gentilmente alla anziana cinese dietro il bancone :”è da molto tempo che la mia stanza non è stata pulita”. “Grazie”, mi rispose lei illuminandosi in volto. Mi smontò e rinunciai a qualsiasi ulteriore osservazione, sorrisi anche io, in seguito il mio amico Tan mi spiegò che era un caratteristico modo di fare dei cinesi di fronte ad una evidente mancanza, un sorriso e un ringraziamento a chi la faceva rilevare.

§§§

Singapore
Il viso solitamente glaciale di Taeo Lak Chong mostrava per la prima volta dopo l’undici settembre 2001 un tremore inconsueto, non riusciva ad ottenere risposte certe dai suoi colleghi degli istituti finanziari nel resto del mondo, i suoi occhi si mossero verso la finestra del grande ufficio del palazzo di cristallo, vide gruppi di turisti europei ignari che prendevano il sole nei giardini dello splendido parco affacciato sullo stretto della Malesia. “Se sapessero che in questo momento tutti siamo appesi ad un filo, l'Europa è nel panico, la Banca centrale europea ha erogato 47 miliardi di euro per evitare che il mercato monetario si prosciughi e con esso le loro esistenze felici”.
“Può essere il segnale sbagliato che porterà il panico”, protestò con il ministro del tesoro olandese, all’altro capo della linea telefonica, la risposta lo agghiacciò :”non c’era scelta, le banche in Europa non potevano più ottenere altrimenti credito a causa della loro esposizione ai subprimes”.


Primo canale della televisione di Seoul - il telegiornale informa che in Cina, uno dei principali partner commerciali della Corea del Sud, l'inflazione è salita a picco al 5,6 percento con l'aumento dei prezzi del cibo fino al 15 percento. I tassi di interesse vengono continuamente alzati da Pechino per non svalutare la moneta, il rischio all’orizzonte sarebbe la caduta del sistema comunista di mercato gestito dall'alto e di crescita controllata. Ma le brutte notizie per l’antico celeste impero non finiscono qui : è esploso lo scandalo dei cibi cinesi esportati che hanno ucciso gatti e cani negli Stati Uniti. Nel sud della Cina il fabbricante di giocattoli che riforniva la Mattel si è suicidato, dopo la scoperta della presenza di piombo in centinaia di migliaia di pezzi sequestrati dagli scaffali dei negozi di tutto il pianeta”.

°°°


Roberto Mahlab
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Giovedì 16 agosto

"Ha per caso visto il signor Richard? sa se è ancora in stanza?", Lisa chiedeva al desk dell'albergo. "Il signor Richard è partito due ore fa signora Palmer", rispose l'addetto.
"Sir Roland, evidentemente ha capito che avevo capito, del resto non c'erano dubbi che non avesse una intelligenza di primo ordine, mi dispiace, mi è sfuggito". "Non del tutto Lisa, le tue supposizioni sono state confermate dal fatto che non esiste un allevatore di pecore con quel nome in tutta la Nuova Zelanda, anche il terzo possibile contatto ci è stato riferito essere negativo. Ho lanciato un allarme, ora sappiamo che qualcosa sta accadendo, non sta a te scoprire che cosa, hai fatto un ottimo lavoro, puoi rientrare all'ambasciata". Lisa osservò dalla grande finestra della sua stanza la tempesta di pioggia e vento che non accennava a calmarsi, non era usuale una tale lunga mancanza di intervallo tra la pioggia e il sereno in quella stagione. Di una cosa si sentiva certa, non aveva nessuna voglia di ritornare alla sede centrale, appena tornata a Londra avrebbe fatto domanda per rimanere in oriente, si sentiva elettrica, al centro dell'azione e il solo pensiero del suo corteggiatore con l'accento di Oxford le faceva venire da ridere, che andasse al diavolo, voleva vivere davvero, :"grazie lo stesso John, o chiunque tu sia", mormorò.

§§§

Alle nove in punto arrivarono Hoong e Hao, due ragazze responsabili dell’ufficio esportazione della fabbrica, mi avrebbero condotto a visitare la città. Erano di origine cinese tutte e due, belle e molto diverse, Hoong era alta, Hao minuta, Hoong sofisticata cosmopolita, Hao custode della antica tradizione cinese.

La prima visita fu alle rovine di A Famosa, la fortezza costruita dai portoghesi dopo la conquista della Malacca del 1511, semidistrutta dagli olandesi e poi dalla compagnia delle Indie orientali, ma i cui resti furono salvati dall’intervento di Sir Stamford Raffles nel 1808, un nome che a lungo dominò la Storia delle rotte dell’oriente. Fu lui a concepire il progetto di costruire, in nome della regina d’Inghilterra, un forte a Singapore, base strategica per dominare sia militarmente che commercialmente l’area del mar cinese meridionale. Ebbe sempre al fianco la sua adorata moglie, un amore e una complicità celebrati dagli scritti di notabili locali che riferirono come :”Allah unì una coppia facendone una mente, come un governante e il suo ministro, come un anello e il suo brillante, come lo zucchero nel latte”. Gli studi di Raffles sui popoli asiatici e sulla natura dei luoghi e le sue imprese amministrative gli valsero la nomina alla Royal Society e al rango di cavaliere. Il termine “raffles”, in suo onore, viene usato nell’Asia orientale da numerose entità commerciali come sinonimo di lusso e di buona accoglienza.

Aveva smesso di piovere e iniziava a fare caldo, salimmo la collina verso i resti della chiesa di San Paolo, luogo di venerazione da parte dei conquistatori portoghesi, ne rimanevano solo le altissime pareti e il gigantesco cortile interno, una costruzione iniziata nel 1522 e che non fu mai completata, nel 1641 gli olandesi vittoriosi la trasformarono in chiesa luterana e, quando gli inglesi occuparono la Malacca, il luogo fu usato come magazzino per la polvere da sparo. Oggi la costruzione, che vide tutta la Storia dell’Asia sud orientale, è una delle mete turistiche più rappresentative e ricercate della regione.

Un’intera ala del museo era dedicata ai documenti delle esplorazioni dell’ammiraglio cinese Zheng He, incaricato dall’imperatore della dinastia Ming di salpare alla volta delle terre “al di là dell’orizzonte fino alla fine della terra e di pretendere i tributi dai ”barbari” alla potenza della Cina.
L’arte della navigazione venne coltivata nel celeste impero fin dalle più antiche dinastie e i viaggi per mare si svilupparono grazie all’invenzione del compasso. La famiglia di Zheng He proveniva dall’Asia centrale ed era di fede musulmana e Zheng He fu catturato dalle armate Ming durante la guerra contro i mongoli e portato alla corte di Nanchino come servitore del principe ereditario, grazie all’amicizia del quale raggiunse presto una posizione preminente tra i consiglieri fino ad essere nominato ammiraglio della flotta. Nell’anno 1405 Zheng He salpò al comando di sessantadue grandi navi verso il mar cinese meridionale e l’oceano indiano raggiungendo Calcutta e poi, al ritorno, fermandosi nelle terre chi si affacciavano sullo stretto di Malacca. I viaggi successivi portarono i cinesi dallo Sri Lanka alle coste della Somalia e le spedizioni passarono alla Storia grazie alle descrizioni scritte dai membri degli equipaggi degli incontri con le diverse fedi e le diverse tradizioni. L’esplorazione cinese si arrestò nel 1433 con la morte dell’ammiraglio e la decisione del nuovo imperatore Ming di dedicarsi alle guerre terrestri e di abbandonare le spedizioni marittime. Gli storici giudicarono il rinchiudersi della Cina come fatale, infatti le vie marittime ben presto sarebbero passate agli europei che ne avrebbero ricavato scoperte geografiche e imperi coloniali. Le avventure dell’ammiraglio Zheng He sono state narrate in teatro e in letteratura e, fino ad oggi, città e luoghi di tradizione sia in Malesia che in Indonesia sono dedicati al suo nome.

Hoong e Hao avevano proprio deciso di adottarmi quel giorno, oltre che a farmi da guide turistiche, mi facevano mettere in posa di fronte ad ogni monumento di Malacca per fotografarmi e si preoccupavano che non cadessi preda dei morsi della fame, ma in modo estremamente orientale. “Abbiamo fame”, dissero all’unisono, “adesso è proprio il momento di un giro gastronomico”. Entrammo nel quartiere cinese, i negozi dalle grandi insegne colorate offrivano sui banconi ogni sorta di frutta tropicale, verdura, pesce, dovunque la cadenza del mandarino usato nelle trattative tra acquirenti e venditori. Erano i giorni della festa degli spiriti dei defunti e in tutte le vetrine si trovavano delle incredibili ricostruzioni di animali in carta colorata, ai lati delle strade compariva ogni tanto un piccolo falò come offerta agli scomparsi, oltre a pacchetti di banconote che servono a tenere gli spiriti di buon umore, perché anche gli spiriti hanno bisogno di denaro per vivere decentemente nell’al di là. Entriamo in un locale tipico dopo l’altro, le mie due amiche ordinano e riempiono la tavola ogni volta, la cucina della Malacca è speziata e fanno attenzione a che io non assaggi cibi troppo piccanti, caratteristico è il piatto di riso e pollo a forma di pallina da golf e poi il prelibato cendol, una dolce gelatina servita in latte di cocco e le sue varianti con il contorno dei legumi rossi gelati. Annaspo di fronte a tutti quei piatti e pizzico solamente, Hoong e Hao non si trattengono :”abbiamo ordinato tutto per te e tu mangi come un uccellino!”. E così decidono che non ho più fame e proseguiamo la visita al tempio buddista Cheng Hoon Teng, costruito dai cinesi nel 1646 e decorato da splendide figure mitologiche e da vetri antichi e porcellane. Le mie amiche si raccolgono in preghiera, accendendo i ceri a disposizione dei visitatori e mi confermano la loro profonda fede e la toccante bontà d’animo.

Abbandoniamo il quartiere cinese e proseguiamo la visita storica, fermandoci per bere un thè in un McDonald’s, adocchio senza desiderio di approfondire un titolo a caratteri cubitali su un quotidiano in vendita all’edicola vicina, ci sediamo nel locale e Hoong e Hao mi raccontano delle loro vite, mi chiedono consigli, le sento sorelle e dico quello che so, da orientale trapiantato in occidente, poi mi chiedono del lavoro, degli sviluppi in un momento in cui sono quegli inquietanti avvenimenti a fare notizia, le rassicuro, disegno un futuro. Avverto che è come se le conoscessi da sempre, come tanto spesso avviene incontrando i popoli dell’Asia sud orientale.

Entriamo nel museo nazionale, previe solite decine di fotografie che mi scattano fino a che non sono contente del risultato, cosa che mi fa allargare il sorriso ad ogni posa. Come in tutti i luoghi di ambiente musulmano, ci togliamo le scarpe e le lasciamo all’esterno. I saloni sono sontuosi, manichini che raffigurano i regnanti del periodo del sultanato addobbati con vesti ricchissime di tessuti e fregi, le vesti delle spose dei sultani ne fanno risaltare i volti e le forme, raccontano di una diversa interpretazione dell’islam rispetto a quella frangia moderna che non ammette che le donne abbiano diritto di vivere pienamente. I dipinti e le rappresentazioni narrano della Malacca del quindicesimo e sedicesimo secolo, una società che aveva un sistema legale, politico, amministrativo sorto in un territorio di importanza strategica. L’economia si basava sul controllo delle linee di navigazione e sui commerci, l’agricoltura era importante, ma secondaria. Il principe Parameswara, fondatore di Malacca, utilizzò i rudimenti dei sistemi di governo dei territori vicini, Singapore e Java, che prevedevano un’autorità reale attorniata da un corte di famigliari, di ministri, di ufficiali. Nei primi anni del regno, i mari erano protagonisti delle battaglie tra i governativi e i pirati, i commerci si sollevarono solo dopo che la minaccia delle scorribande fu ridotta, il re veniva definito come ‘raja’, solo i regnanti successivi si fregiarono dell’appellativo di sultano, allontanandosi dalle tradizioni di una società preislamica nata con suggestioni hindu. I documenti dell’epoca informano che tutti gli avvenimenti del regno venivano visti come appendice della personalità del re, se il paese prosperava e si arricchiva nella pace, se i commercianti e i missionari musulmani non avevano altre preoccupazioni che i loro affari di denaro o di fede, se le fattorie e le piantagioni producevano raccolti favorevoli, se la popolazione umana e animale cresceva, era il trono che veniva considerato apportatore di buona fortuna e il merito non era di chi lavorava duramente, quando invece accadeva l’opposto, era il re che veniva considerato causa di sfortuna e non le circostanze politiche o metereologiche negative. Se il re cadeva, era il paese che spariva, il senso di “sovranità” e di territorio fece molta fatica ad affermarsi, in una società che viveva per lo più sul consenso, tanto che si riporta che un sultano legiferò che la pena di morte venisse abolita, qualunque fosse il delitto, a meno che non si trattasse di tradimento.
Con l’affermarsi dell’islam, la percezione popolare mutò, perché il re divenne il relatore delle decisioni di Allah e di Maometto e il loro rappresentante terreno, le leggi islamiche sostituirono qualsiasi regola fino ad allora praticata e rispettata. E le fortune umane smisero di essere collegate al carattere di un singolo re, ma divennero amministrate dalla sovranità di una legge che mantenne caratteristiche di tolleranza e che ancora oggi permette alla Malesia un equilibrio etnico tra la metà della popolazione che professa un islam non integralista e l’altra metà cinese e indu, con l’etnia cinese che ha saldamente in mano l’economia del paese. Solo i musulmani in Malesia ricoprono le maggiori cariche politiche e possono essere soggetti alla sharia che non si applica verso chi musulmano non è, un contratto sociale salvaguardato dall’autorità ben conscia che altrimenti il paese diverrebbe preda di avvenimenti incontrollabili che lo dilanierebbero e gli scontri tra malesi e cinesi negli anni sessanta sono ancora freschi nella memoria, così come i dodici anni in cui il paese, dalla fondazione alla fine degli anni cinquanta, dovette combattere nelle giungle contro i sanguinari terroristi comunisti, una guerra che la Malesia vinse e che da allora è ricordata nei libri di Storia come “l’emergenza”.

All’uscita dal museo nazionale, osservai che i documenti e le rievocazioni storiche si riferivano unicamente alla presenza islamica nel paese e che neppure un quadro era dedicato alla Storia della grande minoranza cinese. Hoong si rabbuiò e mi rispose :”già, il governo ci ricorda sempre e dcvunque che questo è un paese di etnia musulmana malay, di noi cinesi ufficialmente nessuno parla”. Mi resi conto che l’equilibrio del paese si sarebbe mantenuto solo fino a che le varie etnie fossero state lasciate libere dai governanti di arricchirsi con i commerci e l’industria.

Era tardo pomeriggio, tempo di tornare per un’ultima riunione in fabbrica, il viaggio di ritorno in auto con Hoong e Hao fu un rielaborare di tutto quanto avevamo vissuto insieme in quelle poche ore che parevano una splendida eternità, all’improvviso sbiancai, l’auto si era fermata davanti alla locanda in cui avevo in qualche modo trascorso la notte precedente, “è una trappola, volete farmi passare un’altra notte in questo posto, io scappo, aiuto!”, esclamai, tra il serio e il faceto. Le ragazze risero, “stai tranquillo, non vogliamo venderti come schiavo ai padroni di questa locanda a cinque stelle, Hao aveva solo parcheggiato qui la sua macchina stamattina!”.

°°°

continua..

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