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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 La voce del mare
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bluewinter
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Inserito - 02/07/2006 :  10:31:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di bluewinter Invia un Messaggio Privato a bluewinter
Quando Francesco, da lontano, la vede arrivare, nell’aria risuonano, profondi, forti e vibranti, i rintocchi della mezzanotte. Non si scambiano saluti, non si parlano, sanno di non avere nulla da dirsi. Si sfiorano appena con lo sguardo, poi si incamminano insieme lungo la strada stretta e oscura.
La notte è dolce, tiepida e umida: è una notte d’estate, profumata di mare e di fiori, popolata da voci e musica distanti e risalenti dal viale allagato di luce e di folla, colma di sussurri e richiami lanciati lungo la spiaggia. Loro, Francesco e la ragazza, proseguono rapidi, si allontanano dalla vita notturna e dalle confuse atmosfere d’estate, le voci ed il frastuono dei ristoranti e dei caffè all'aperto divengono sempre più lontani fino a disperdersi. Solo la voce del mare è sempre presente, incancellabile, persistente sopra i rumori e persino sopra il silenzio.
La percepiscono con tutti i sensi, la sentono penetrare nell’anima e nella mente, fondersi con la loro stessa essenza di vita. Insieme, percorrono strade sempre più oscure e sempre più strette, dove nell’aria vi è un aroma di sale e di agrumi, di reti da pesca e di pane. Pochi rumori, ovattati e lievi nel buio, qualche finestra rimasta illuminata, note sfuggenti e incerte trasmesse da una radio, voci che sussurrano scivolando dai balconi, che cantano sommesse confondendosi nella notte e nell’ombra.
Francesco e la ragazza proseguono senza esitare, su per la stretta salita, attraversano il paese, attraversano la notte, si avvicinano sempre di più al cielo e al mare, verso quel punto in cui la terra sembra distaccarsi dal resto del mondo, e divenire roccia protesa nell’aria, a precipizio sul vuoto e sull’acqua, sospesa nell’ansia di un’attesa eterna. All’improvviso si fermano, il cancello chiuso davanti a loro li blocca, le punte dorate e scintillanti elevate verso le stelle.
Francesco si volta, attende che lei, la chiave nella mano, si avvicini e lo apra, lentamente, senza alcun rumore. E, senza alcun rumore, passano oltre, lei richiude il cancello ed il mondo rimane fuori, oltre le sbarre. Insieme percorrono il viale, il tocco leggero dei loro passi sulla ghiaia, raggiungono la fontana, dove l'acqua sale, cade, scorre, scende per risalire di nuovo, acqua che rispecchia la notte, e rispecchia Francesco e la ragazza mentre si attardano davanti a quella che, in un tempo ormai passato, era una maestosa villa, ed ora è soltanto mura sgretolate, e vuoto e silenzio, il profilo indistinto immerso nell’ombra e nelle tenebre.
Entrambi, senza dire una parola, provano ad immaginare come doveva essere nei tempi della sua magnificenza: armonia d'orchestra e di danza, abiti splendidi e leggiadri, tavole apparecchiate, fiamme di candele accese, fiori, scintillio d'argento e cristallo, fruscio di seta e velluto. Storie d’amore e storie di odio, di vita e di morte. Loro proseguono, si dirigono verso un sentiero quasi nascosto, quasi invisibile nel buio e nell'ombra, si addentrano nel parco, notte nella notte, tenebre nelle tenebre, profumo di resina e sussurri e, sempre presente, la voce del mare.
Giungono di fronte alla torre di pietra, ultima costruzione ad erigersi nel buio, tra il verde, limite estremo della terra e della roccia, poi soltanto l’infinito. Cielo, aria, acqua. E’ ancora lei ad aprire la porta di legno chiaro, insieme ne varcano la soglia, insieme salgono la scala a chiocciola, su, in alto, in alto, fino al termine. E poi, un’altra porta, un’ altra chiave. Un'altra vita. Finalmente, si fermano: il percorso è giunto alla fine, nella stanza solo silenzio e buio, e, sempre ed ovunque, la voce del mare. Lei accende la lampada a gas, le ombre prendono vita, si animano, agitate, e la stanza diviene la scena di un teatro.
Francesco osserva il cielo dalla finestra aperta, così immenso, vibrante di stelle che tremano, lanciano messaggi, solcano il buio con improvvise strisce di fuoco, ardono, pulsano, moltiplicate dalla superficie nera e brillante del mare. Cerca la luna, ma non la trova, nel cielo vi sono soltanto stelle e infinito. Lei è seduta sul letto, osserva l’immagine di Francesco, rinchiusa come per magia nella cornice dorata dello specchio, lui all’improvviso si volta, di scatto, si avvicina, rapido, si spoglia e getta gli abiti sulla sponda di ferro brunito del letto, poi con un gesto deciso, si distende, tirando sopra di sè la coperta candida. "Hai paura?" le chiede. "No" risponde lei, e la sua voce è ferma e decisa nel silenzio. Anche lei, forse più lentamente, si toglie gli abiti, anche lei li lascia sulla sponda del letto, poi si infila sotto la coperta, al lato opposto di lui. "No" ripete. "Non ho paura". Poi, ancora: "Potremo restare qui per sempre?" "Certo" risponde Francesco. "Per sempre".
Lei spegne la lampada, la stanza torna immobile, buio, silenzio, e la voce del mare, le stelle confinate nella cornice della finestra. "Buonanotte, Francesco. Sai, mi piacerebbe davvero, un giorno, poter morire qui. Con te". "Buona notte" risponde lui, sorridendo dentro di sé per quello strano e nostalgico desiderio. Poi è solo silenzio, notte, stelle, cielo, e la voce del mare. Non hanno nemmeno avuto il tempo di sognare, quando la scossa di terremoto, violentissima, distrugge la torre, la villa, le strade affollate e rumorose del centro e quelle strette e silenziose della periferia, rendendo ogni luogo devastato e irriconoscibile. Ovunque urli, richiami, grida di terrore e di disperazione. Nessuno aveva pensato più a Francesco e alla ragazza, nessuno li aveva mai cercati, nessuno sapeva forse che erano esistiti.
Lassù, lontano dall’orrore e dall’angoscia, era rimasto solo un immenso silenzio e, sopra al silenzio, la voce del mare.

Elisa

   
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