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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Il complesso della tastiera corrosa
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Roberto Mahlab
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Inserito - 24/07/2005 :  22:34:41  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Era l'anno scorso, adoravo uscire così presto al mattino, l'autostrada ancora deserta, il buio si schiariva poco a poco, soffice promessa dell'alba, i primi raggi del sole scioglievano la patina di nebbia che avvolgeva i finestrini dell'auto, i contorni delle lande da ombre divenivano nitidi confini di figure riconoscibili, la pianura piemontese e i filari di viti, il verde dei campi arati, si estendevano fino all'orizzonte, più mi immergevo in quella realta', più mi rendevo conto che la verità era che stavo fuggendo, il lavoro lontano era, come di solito accade, una scusa.

Rabbrividivo al pensiero della sera prima, ero rimasto fino a tardi in ufficio, una mail urgente, dall'altro capo del pianeta presto sarebbe stata mattina e volevano la risposta all'apertura, sovente piccoli recuperi temporali potevano segnare l'inizio oppure la fine prematura di un progetto, la teoria della relatività purtroppo non produce effetti distorsivi alle normali velocita' e distanze del nostro pianeta e non sostituisce l'azione dell'essere umano. Avevo saltato la cena, ma non potevo mettere a tacere la sete, mi alzai e mi donai una pausa per andare in casa e verificare se il frigorifero contenesse la soluzione, c'era una coca cola, la stappai e ne versai il contenuto in un bicchiere di cristallo dallo stelo sottile che presi da una serie di dodici conservata in un armadietto apposito. Mi venne all'improvviso un'idea su che cosa scrivere nella mail, tornai al tavolino del computer e appoggiai il bicchiere pieno a pochi centimetri dalla tastiera.

Terminai lo scritto e premetti il tasto di invio, poi mi rilassai e inavvertitamente colpii con il palmo della mano destra il bicchiere, la coca cola si verso' direttamente sulla tastiera, un fruscio, come acqua su griglia bollente. Tornai in cucina a prendere uno straccio e asciugai con scrupolosa cura, non volevo lasciare tracce, non dopo che la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante mi aveva più volte richiamato a non appoggiare bicchieri di bibite gasate vicino al computer. Perfetto, ammirai, non una traccia era rimasta, prima di raccogliere il bicchiere e riportarlo in cucina, premetti un tasto per spegnere tutto, ma non avvenne nulla.
Cominciavo ad avvertire un senso di angoscia inspiegabile, un groppo allo stomaco, riuscii ad aprire il word processor e pigiai i tasti a caso, solo la metà sinistra della tastiera rispondeva, il panico.
Con lo straccetto avvolto attorno ad un dito tentai di pulire tra i tasti, riprovai a premere le lettere, ma nulla era cambiato.
Ero in trappola.
Pensai velocemente, certo non era stata colpa mia, all'improvviso un guasto, certo succede, le tastiere non sono eterne, non male come alibi per l'indomani quando la mia segretaria si fosse accorta che il computer era inutilizzabile.
Ci avrebbe messo due secondi a fare uno più uno.
Dovevo cercare aiuto.
Nervosamente composi il numero di telefono del mio amico Beppe, l'uomo dei miracoli tecnologici, mi avrebbe detto di premere qui e lì e la tastiera avrebbe ripreso a funzionare, ne ero convinto, o almeno mi ero convinto di esserne convinto.
Beppe si fece raccontare per filo e per segno quanto era avvenuto e si fece ripetere il suono che avevo udito quando la coca cola aveva fuso le connessioni dei tasti. "Era una diet cola o una coca cola originale?". "Originale". "Allora sei finito, hai corroso la tastiera".
Presi un foglio, iniziai a scrivere delle parole di spiegazione che avrei lasciato sulla scrivania, cosi' l'indomani la mia segretaria avrebbe saputo, prima di vedermi. Appallottolai la carta e la gettai nel cestino, mi rendevo conto con spavento che sarebbe stata una confessione. Forse potevo dare la colpa ai marziani, forse potevo convincere Cristina, la mia segretaria, che un satellite artificiale era sfuggito alla sua orbita regolare, e i fantasmi, chi poteva negare l'esistenza dei fantasmi.
Lavai il bicchiere, lo rimisi a posto nell'armadietto, spensi il computer con il tasto laterale e decisi di scappare all'alba.

Parcheggiai l'auto a Casale Monferrato di fronte allo stabilimento di un mio cliente, parlammo per un paio d'ore, non comprendeva perché, ogni volta che l'argomento pareva terminato, io lo riprendessi, come volessi non farlo finire mai. Ma a mezzogiorno mi disse che doveva andare a pranzo con la famiglia. Gli strinsi la mano, senza parole, con sguardo commosso, mi osservò stupefatto, lui non poteva capire.
Guidai adagio sulla strada del ritorno, sulla corsia di destra, arrivato in città facevo passare tutti, anche se avevano lo stop, aspettavo anzi che arrivasse qualche auto all'incrocio per invitare l'autista con un sorriso a prendere la precedenza, un sorriso esteriore.
Ero arrivato nel garage dell'ufficio, crollai, la testa tra le mani, non potevo salire, no, dovevo ripartire, lontano. O forse avevo sognato, forse era avvenuto un miracolo e tutto si era riparato da solo, forse, momenti di entusiasmo che si autoalimenta, la coscienza che nega la realtà per salvaguardare l'esistenza.

Il cellulare trillò, dal quadrante illuminato apparve il numero dell'ufficio, era la mia segretaria. Ci vuole coraggio in certi momenti, esasperazione e disperazione, risposi e senza che lei neppure avesse pronunciato una sola parola, le raccontai tutto, mi sentii subito meglio, avevo svuotato l'animo.
Mi rispose che se ne era accorta, aveva provato a scrivere una lettera ad un fornitore ma con la sola parte sinistra della tastiera il testo non sarebbe stato comprensibile, osservò con freddezza, così aveva staccato il pezzo ed era andata a comprarne una nuova.
Finito, l'incubo era finito, lei aveva risolto tutto. Salii in ufficio a capo chino e per lunghi giorni camminai a schiena curva, il senso della colpa. Ma giurai a me stesso e a lei che non sarebbe mai più capitato, mai più avrei infranto la parola data, mai più un bicchiere colmo di una bibita gasata avrebbe trovato spazio sul tavolino del computer.

Fino a questa estate, a questa sera, il caldo era insopportabile, avevo saltato la cena, ma la sete era invincibile.
Dovevo terminare la mail per l'oriente, hanno rivalutato lo yuan cinese, è divenuto convertibile, devo far partire il progetto stasera, prima che i nuovi equilibri monetari modifichino i costi.
Sono andato in cucina, ho aperto il frigorifero, ho stappato una bottiglia di coca cola, l'ho versata in un bicchiere di cristallo dallo stelo sottile, preso sempre dalla serie di dodici conservata nell'armadietto apposito, ho appoggiato il bicchiere a distanza di sicurezza, anche se lo avessi colpito inavvertitamente, il contenuto non sarebbe arrivato fino ai componenti del computer. Ho terminato la mail e l'ho spento, mi sono rilassato e ho bevuto la bibita, ho riappoggiato il bicchiere vuoto, mi è venuto da ridere, avevo finalmente superato il complesso della tastiera. Lo squillo inatteso del telefono, un gesto brusco per raggiungere la cornetta, ho colpito lo stelo di taglio, il bicchiere è volato sul pavimento sbriciolandosi in tantissimi pezzi minuscoli che si sono sparsi a raggio in tutto l'ufficio, sotto i mobili, dappertutto, se fosse un film del filone catastrofico i pompieri avrebbero recintato con il nastro giallo una grossa sezione del pavimento.

Sono corso in casa a prendere una palettina e lo scopettino, il telefono continuava a squillare, ma io ero inginocchiato a raccogliere quanti più frantumi possibile.
La zona si presenta disastrata, dovunque muovo un passo si sente lo scricchiolio del vetro sminuzzato sotto le suole delle scarpe.
Devo cercare di pulire fino all'ultimo pezzetto, altrimenti domani dovrò fuggire di nuovo all'alba, rimetterò i resti in un fazzoletto e uscirò in strada, in cerca di uno di quei cesti in cui mettere il vetro.
Poi dovrò tornare in cucina e posizionare gli undici bicchieri rimanenti in modo che non si noti che ne manca uno.
E' dura vivere così, alla macchia.
Certo che se trovo dell'attaccatutto nel cassetto di Cristina, posso provare a rimettere insieme il bicchiere in qualche inusuale ardita costruzione, forse la pop art nacque così, a causa di un incidente domestico che l'autore riuscì a far passare per una creazione artistica.
Scommettiamo che domani la mia segretaria mette il piede proprio su un pezzetto di vetro che era andato a finire dove proprio non l'ho visto e così capisce quanto è avvenuto e mi rimprovera perchè le avevo promesso di non portare più la coca cola in ufficio con il rischio di distruggere ancora la tastiera?
Il telefono squilla ancora, evidentemente è urgente, un minuscolo vetrino mi si infila nella mano, alzo la cornetta con una smorfia di dolore, l'interlocutore mi avvisa che hanno sganciato dal dollaro anche il ringgit della Malesia.
Come se non mi bastassero i guai.

Roberto Mahlab

(I racconti dell'ufficio)


   
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