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Roberto Mahlab
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Inserito - 20/05/2005 :  17:21:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Alle cinque di ieri pomeriggio il mio cellulare squilla e la voce di Luisa mi avvisa che lei, Elena e i ragazzi sono diretti in stazione per il ritorno a Brescia. La mia segretaria Cristina, mio braccio destro e sinistro e mente pensante mi chiede :"be'? come mai sei ancora seduto li' a leggere Asterix? vai subito a salutare i tuoi amici!". "Ma mi mancano solo tre pagine per sapere come va a finire la storia di Obelix e...". "Corri alla stazione!" e allora obbedisco.

E mi accorgo subito di qualche cosa che non funziona, il tram. Per arrivare alla stazione dal mio ufficio si prende il numero 5, che di solito passa ogni volta che finisce il mondo, si narra che l'ultimo fu poco prima del diluvio universale. E invece ne sono passati due di fila, sbigottito non ho avuto i riflessi per salire sul primo e ho preso il secondo, quasi che quella ferraglia metallica se lo aspettasse e mi attendesse.
E il traffico, come mai non c'era traffico? in pochi minuti mi sono trovato di fronte alla stazione ed ai miei occhi si e' presentato un quadro stupendo, decine di ragazzi della scuola seduti su un pianerottolo di marmo, abbronzati, stanchi e soddisfatti per la meravigliosa giornata di sole a spasso per Milano, guidati dalle infaticabili e generose Luisa ed Elena.

Un momento idilliaco, eppure un sesto senso tentava di farsi strada tra le ragnatele dei miei due unici neuroni, la mia segretaria dice che uno e' caduto e' si e' rotto e l'altro e' difettoso di fabbricazione. Chi di loro? Chi di quei sorridenti giovanissimi scrittori mi avrebbe sottratto il meritato premio pulitzer presentando alla giuria un racconto piu' bello dei miei? Presi nota di agire appena tornato in ufficio, avrei corretto i loro scritti riempiendoli di errori di grammatica in modo tale che solo il mio racconto sarebbe stato preso in considerazione per il giudizio finale.

Ma i giovanissimi amici non potevano leggere che cosa nascondeva il mio perfido animo, come sapete, oltre che al pulitzer, io sono anche in lizza per l'oscar della perfidia 2005 e il calore con cui ci siamo stretti le mani e salutati con gioia era perfettamente intonato alla leggera brezza che addolciva quel sereno tramonto primaverile. Questa ultima frase non c'entra nulla con le malefatte che ho raccontato, ma serve a confondere le idee ai lettori.

Fui travolto da una irrefrenabile curiosita' di conoscere i nomi dei ragazzi, volevo riuscire a collegarli ai loro scritti e ben presto conclusi che erano proprio come scrivevano, le loro persone avevano la stessa dolcezza e apertura d'animo e concentrazione dei testi che pubblicavano. Ormai non avevo piu' dubbi sul fatto che sarebbero stati degli ossi duri da sconfiggere per il premio e un po' a malincuore mi rassegnai.

Decisi di accompagnarli al treno e fu allora che il presentimento iniziale divenne poco a poco certezza.
Il treno partiva dal binario 14, una distesa di rotaie collocata in una zona laterale della stazione, Luisa mi disse che avevano prenotato una intera carrozza, ma il primo vagone portava un altro numero rispetto a quello indicato sui loro biglietti.
E anche il secondo, e anche il terzo, e anche il decimo.
Camminavamo ormai da tempo, alcuni dei ragazzi avevano trovato un carrellino su cui, spossati, avevano appoggiato i loro zaini, al centesimo vagone immaginai che alcuni di essi avessero prenotato all'albergo della stazione per potervi passare la notte per poter l'indomani, freschi e riposati, riprendere la marcia verso la loro carrozza.
Al duecentesimo vagone iniziai ad avere paura, come sarei ritornato indietro? Forse c'era un altro treno alla fine di quel treno per riportare in stazione chi accompagnava le persone su quel particolare e inquietante treno?
I ragazzi resistevano, si davano la mano l'un l'altro per sostenersi nel cammino, si passavano le borracce d'acqua, si scambiavano parole di conforto, certo ancora per poco, fino a che, ne ero convinto, alcuni avrebbero rinunciato e sarebbero saliti su treni per Roma o Torino o Zurigo, mille volte piu' corti e li' disponibili.

Superammo tempeste di neve e di sabbia, giorni e notti si susseguirono, mille e mille carrozze ci lasciavamo alle spalle, e lo spavento di comprendere che quella prenotata sarebbe stata la piu' lontana, in fondo, ben al di la' di Brescia, ben al di la' della fine del mondo.

Il sudore per lo sforzo e le lacrime per la disperazione ci appannavano gli occhi e non ci accorgemmo che l'ultimo vagone era in vista, proprio l'ultimo, ma un ostacolo ci divideva da esso :"vietato l'ingresso alle persone senza biglietto" e un cartello con un segnale non equivoco e due macchinisti la cui espressione pareva dirmi :"tu solo provaci a superare questa linea", se l'avessi attraversata certo una pesante sanzione si sarebbe abbattuta su di me.
Dovetti abbandonare i miei amici e li salutai da lontano mentre, finalmente, salivano sul loro vagone. Sorridevano, anche io sorridevo.
Continuavano a sorridere, io cominciai a capire e smisi di sorridere, era una trappola e io ci ero caduto. Mi trovavo da solo in una terra di nessuno, al di la' non potevo andare e quell'infinito treno mi aveva allontanato ormai per milioni di miglia dalla civilta', non avrei piu' potuto tornare indietro. Uno sbuffo di vapore e la locomotiva inizio' a muoversi e poi ad accelerare e poi a scomparire all'orizzonte.

Sarei rimasto per sempre li', non avrei potuto riempire di errori i testi dei ragazzi, non avrei mai piu' potuto competere per il pulitzer. Avvertivo i primi brividi di freddo, una nebbia gelida avvolse tutto quanto mi circondava, una agghiacciante risata accompagnata da una stridula nota di violino, misteriosi esseri galattici avevano punito la mia perfidia.
Iniziai cosi' un percorso spirituale e poco a poco riconobbi tra me e me che era stato un meraviglioso piacere incontrare cosi' tanti amici e, mentre calava una delle tantissime notti che avrei trascorso in quel luogo fuori dal mondo, divenni buono, anche se non avrei mai saputo come finiva l'avventura di Asterix.
Metto questo mio scritto al riparo sotto una pietra, forse un giorno qualcuno lo ritrovera' e il mistero del Concerto Express del 19 maggio 2005 e della mia sparizione verra' finalmente risolto.
Roberto

Questo manoscritto vergato su una pergamena di fortuna e' stato ritrovato nell'anno 3005 dagli astronauti di Alfa Centauri sotto le rovine di una antica stazione del pianeta Terra - dall'enciclopedia galattica - capitolo sulle civilta' del passato - edizione 2995

   
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