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Elisa Della Martire
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Inserito - 28/07/2004 :  15:35:57  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Elisa Della Martire
L’uomo che raccoglieva stoffe nelle discariche della provincia era come se raccogliesse aquiloni sperduti in un cielo nero e sporco.
Era scalzo, come per non rovinare il cielo, come per nuotare in quel mondo che avrebbe fatto storcere il naso a molte signorine.
La sua fidanzata era una donna con la pancia e le gambe grandi, sempre vestita di celeste che camminava e raccontava fiabe. Per lavoro la donna in celeste metteva su il teatrino delle ombre e vendeva origami lucenti ai negozi della città, perché li esponessero nelle loro vetrine.
Quando c’era la luna scriveva rime, e le scriveva camminando.
Camminava anche quando conobbe l’uomo delle stoffe.
Quando la vide egli ne restò affascinato. Aveva la pelle vellutata e la gonna che ballava con il vento, parlava con i bambini, e muoveva le mani in modo miracoloso.
In quel momento trovò per caso, sotto un mucchio di barattoli vuoti e distorti, un pezzo di stoffa celeste, pulito e curato come una nuvola dispersa. Sopra la sua superficie covavano gocce di cera che il sole autunnale aveva perso nel suo viaggio per riscaldare il mondo.
L’uomo si mise a correre, raggiunse la donna che stava giusto finendo di raccontare ad un bambino la storia di Hoiz il venditore di lasagne.
La fermò e lei fece uno squittio di sorpresa. Le porse la stoffa.
“E’ un regalo per lei”. Lei pensò che l’omino fosse sceso dal cielo.
Se ne innamorò dal primo attimo, lui lo capì e le sfiorò la guancia, guardandola negli occhi color biscotto.
Era davvero molto morbida.
Il giorno dopo lei tornò da lui con un paio di calzini pesanti a righe colorate, per le sere invernali.
L’uomo che raccoglieva stoffa era sempre molto gentile con lei.
Da quel giorno la donna si vestì sempre in celeste, e l’omino aveva trovato il suo cielo limpido e pulito su cui camminare scalzo senza paura di tagliarsi e cercare nuovi tesori.
Piumata, un giorno, la donna vestita di celeste si avvicinò col naso in su, vezzosa (per far ridere i bambini) al grosso bidone di fronte all’asilo. Accarezzò il metallo lasciando che la sciarpa sopra il viso danzasse, fingendo che quell’enormità fosse il suo elefante personale. Si mise a spazzolarlo con cura, ed a fargli una sella rossa.
I bambini ridevano. Allora la celeste li cosparse di doni cartacei che, inspiegabilmente, si muovevano e camminavano. Gli origami riempivano i marciapiedi di fronte all’asilo e galleggiavano sull’erba molliccia, fu il più grande spettacolo di origami mai visto in quell’angolo della città.
Dopo un po’ i bambini ritornarono dentro all’asilo, e la donna se ne andò, zampettando felice come una lumaca che scoprisse di aver tenuto da parte un paio di gambe.


"Passano le villeggianti / con gli occhi di vetroscuro / passan sotto le reti / che asciugano sul muro./(..)"

   
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