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 VENERDI 17
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zanin roberto
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Inserito - 23/03/2006 :  23:48:18  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
VENERDI 17

L'ingresso dell'azienda era vetrato, una bella luce primaverile innondava il lineolum verde bottiglia, un leggero odore di cloro ricordava le pulizie avvenute la sera prima, uno stretto corridoio semibuio introduceva agli uffici commerciali.
Il venerdi si portava appresso tutta la stanchezza lavorativa della settimana, ma anche l'aspettativa di un week end finalmente sgombro dalla routine impiegatizia, con la grande probabilità di ottenere divertimento e forse riposo.
L'impiegata, bene in carne, scese con uno sbadiglio fuggevole dalla sua automobile, trascinò le gambe lungo il grigio marciapiede, entrò nella palazzina, subito sospirò profondamente, lo squillo del telefono irritante proveniva dalla sua scrivania.
Alzò gli occhi intensi, d'un marrone mediterraneo, verso la telecamera di sicurezza che dava nel monitor del direttore amministrativo al piano superiore, immaginando che questi fulmineo controllasse sul suo orologio quei due minuti di ritardo, scosse la testa, entrò nel suo ufficio, appese il soprabito, gettandolo come un cappello sull'attaccapanni, scrollò il caschetto di capelli castani corti in un gesto purificatore e si sedette stanca.
Il telefono si ammutoli, quasi stregato, sorrise, pigiò il pulsante del computer e aperto il cassetto laterale della scrivania si scelse una penna blù, si ricordò solo allora di salutare il collega che armeggiava in un ufficio attiguo, nascosto da un setto di muro che era un puzzle di chiodi dismessi.
- " Buon giorno Franco !"
- " Ah...buon giorno Clarissa."
Di lontano una porta si era chiusa con violenza, causa dell'aria corrente, un rivolo tenue di aroma di tabacco s'era insinuato tra gli uffici, qualcuno aveva acceso una sigaretta clandestina e si era gettato fuori dalla porta in fondo al corridoio.
Si alzò controllando che lo spacco della gonna non risultasse troppo evidente, raggiunse il calendario alla parete e portò il cursore di plastica trasparente a evidenziare venerdi 17, ebbe una riflessione subitanea e disse:
- " Venerdi 17...disgrazie?! "
Franco non aveva sentito, ne seguito la battuta, lei ci sperava, non aveva voglia di commentare ulteriormente, aveva parlato piu con se stessa, meglio cosi.
Si alzò la maglia, furtiva, raggiunse l'ascella e si strofinò con le dita un bozzo di allergia che la tormentava da sempre, si ricompose.
Quando entrò Alberto, il suo collega, che divideva con lei l'ufficio, assunse l'aria da professionista, iniziò a picchiare sulla tastiera con velocità e ritmo, canticchiava un motivo di Battisti e ne sottolineava l'estensione con perizia.
- " Buon giorno Clarissa "
- " Buon giorno...tutto bene ? "
- " Mattinata fresca, ...hai acceso il termosifone e messo l'acqua...? si...ottimo! "
I due tavolini erano stati uniti nel tentativo di dimostrare che uno spazio grande può essere sostituito da due piccoli, in una ristruttrazione e ridimensionamento aziendale assai doloroso,il risultato era che nessuno dei due riusciva ad avere quello spazio vitale per lavorare con un minimo di margine, i gomiti erano una continua minaccia per il busto di entrambi, quando una serie di carte erano stese fino al confine, c'era una confusione che solleticava la nevrosi.
Ognuno sapeva che poteva usare quello spazio con parsimonia, una tregua che preludeva sempre a una considerazione di incapacità direttiva dei responsabili che avevano ideato quell'ufficio ghettizzando lo spazio, misto di commerciale, logistico, di centralino, di ingresso, in cui convergevano autisti, postini, clienti, agenti, persone in cerca di lavoro, familiari dei dipendenti, insomma un centro sociale per tutti gli usi.
Scese il direttore dalle scale del primo piano, entrò nell'ufficio di Clarissa, aveva un sorrisetto cosi caustico che se gli colava una gocciolina di saliva, avrebbe corroso il tavolo, si era distinto negli anni per il suo senso della persecuzione, della zelanteria eccessivamente ostentata fino alla nausea verso i potenti, per la crudele sistematica applicazione delle regole a danno dei deboli.
- " Buon giorno, ... mi faccia questa lettera e la spedisca subito per zetafax " - disse con autorità.
- " Buon giorno...si...ma..." -replicò lei.
- " Cosa ? " - impose il direttore seccato.
- " Deve dirmi se devo fare prima le statistiche, oppure prepararle l'elenco degli agenti, o il conto dei silos in accomodato o la lettera ? " - era visibilmente alterata, ma questo non era una novità, il volto si era disteso in una grinta felina, e i suoi tratti si erano allungati, era piu carina cosi, paradossalmente, ma era cosi.
- " Bè è chiaro che le statistiche sono urgentissime, ma questa lettera veda di farla partire il più presto possibile....ah, mi raccomando quell'elenco degli agenti, lei capisce..." - cosi dicendo si era allontanato e scomparve oltre le scale prima ancora che Clarissa assemblasse il suo rammarico.
Alberto aveva seguito con curiosità l'accaduto, non c'era niente di nuovo sotto il sole, se ne stava in silenzio, scommettendo tra se sulla reazione imminente della collega, che non sai quando arriva ma che hai la certezza assoluta che accadrà.
Prima bisbigliando con una cadenza rauca poi aumentando il volume con una frequenza quasi strillata, il vulcano erutta il suo immenso potere, tutta la lava covata sotto.
- " Hai capitoooo qualche cosa ? "
- " Ehh...? " rispose Alberto falsamente distratto.
- " Cosa ha detto ???...Ma si può ? Cosa devo fare per prima? Ma è defficente? ...No, no,no....non si può! Ma scherziamo?! Alloraaaa?... Non ne posso più, adesso vado su a dirgliene quattro! "
- " Senti Clarissa, decidi tu le priorità, in base ai tuoi ritmi. Fregatene, non alterarti, stai tranquilla! "
Si tolse l'orologio dal polso, gli anelli dalle dita, tutto gli dava fastidio, suonò il suo cellulare, con una melodia da chiesa, lo guardò, si rilassò, chinò la testa, poi decise di rispondere.
- " Alloraaa...non sei ancora a lavorare?...senti non è giornata oggi...vieni a pranzo?...si,si,si....stupido....ciao, eh? no, ti ho detto che non è giornata ! "-
Quando telefonava suo marito, si sentiva meglio, quasi quel cordone telefonico le concedesse indulgenze sconosciute, ma l'effetto fu sinergico, si alzò, sali le scale e scomparve al piano superiore. Scese poco dopo con un muso di chi non aveva che peggiorato la situazione. Sedette in silezio.
Alberto non osò chiedere ragguagli.
Dopo un pò, scese la collega dell'amministrazione, erano in un rapporto di mutua sopportazione, la biondina ormai più che matura, si diresse alla macchinetta del caffè, ritornò nel loro ufficio con un tè fumante mentre i due colleghi rimurginavano sull'accaduto.
- " Tutto bene, tutto tranquillo? Ehhh, voi qui giù ve la spassate, dite la verità? Nessuno che vi controlla, noi invece su a farci la schiena a pezzi! "
Clarissa guardò Alberto, con una intensità straordinaria, era sul punto di venire alle mani ma Alberto intui subito il pericolo e cercò di mediare.
- " Uhm..cara Nina oggi non è giornata....è meglio non scherzare su certi argomenti! "
- Ma io non sch...." non fini la frase perchè Clarissa si era fermata di colpo di battere sulla tastiera e l'aveva fissata con una intensità inequivocabile.
- " Bè vi lascio...torno su " disse con la coda tra le gambe magre ed esili.
Il cellulare di Clarissa intonò la nenia religiosa, vibrò umano, poi rispose.
- " Siiii?....sono la mamma...." lo disse alzando le spalle e facendo sporgere l'abbondante seno in avanti.
- " ...mia figlia...ha vomitato, febbre, otto linee....vengo subito! "
Guardò Alberto determinata, si sbolli preoccupata, indicò con l'indice il calendario mentre indossato il soprabito usciva in velocità.
Il suo collega guardò la parte e sorrise quando vide "VENERDI 17" come aveva indicato Clarissa.
Erano le 9,14, quel mattino, ma ormai la giornata aveva chiarito come si sarebbe svolta.


di Zanin Roberto


   
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