Elena Fiorentini
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Italy
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Inserito - 21/08/2004 : 10:30:47
Ricordo di Fratel Ettore foto dal corriere.it E' morto a Milano fratel Ettore,il padre camilliano che aiutava gli ultimi, i disperati,i dannati della terra giunti a Milano ammalati, senza documenti senza lavoro e senza casa. *** Aveva 76 anni, ed era malato da tempo. Si è spento nella notte del 19 agosto 2004 nella Clinica San Camillo, nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Una vita spesa per e con i poveri, fratel Ettore sapeva coinvolgere tutti nelle sue azioni di carità. Nato a Mantova, aveva 76 anni ed era malato da tempo. Lo sentii raccontare durante una intervista , diventata leggenda, che aveva incontrato un uomo affamato, ce n'era in quantità alla Stazione Centrale di Milano, nei pressi della Clinica S. Camillo, gestita dai Camilliani del cui ordine faceva parte. Prima di provvedere a ristorarlo, cercò di lavarlo. Si accorse che sotto i numerosi strati di sporcizia comparivano numerose lesioni e piccole ferite. Incominciò da quel momento il suo forte e costante impegno verso i più poveri, i diseredati, i sans papiers. Alla Centrale Cominciò ad andare ogni sera alla Stazione Centrale per distribuire cibo caldo e biglietti per l'alloggio notturno al dormitorio pubblico di viale Ortles. La notte di Natale del 1977 portò anche panettone e spumante e chiamò un sacerdote per la messa di mezzanotte. Il dormitorio di via Ortles era insufficiente. Recuperò due magazzini abbandonati sotto le strutture della Stazione Centrale. Riuscì a convincere il capostazione e il ministero dei Trasporti ad affidarglieli e li sistemò con cucina, tavoli da pranzo, divani docce e una lavatrice, materassi, brande. ...e nel resto del mondo A questi seguirono altri rifugi e comunità in provincia di Milano, per le donne nacque un rifugio in Brianza,aSeveso ( Casa Betanìa) ma anche vicino a Chieti, a Roma e in Colombia. Ricordo di averlo ascoltato in radio ringraziare al termine di una Messa quanti gli portavano lettere contenti soldi e assegni. Non li chiedeva, ma le persone gli accordavano la loro fiducia e oramai era una gara di solidarietà. Un ricordoRicorda il nostro fisioterapista-rianimatore dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano. G.Z. si recava come volontario nel rifugio della Centrale, per dare i primi e più urgenti aiuti medici, iniezioni, medicazioni ecc. Ecco il racconto: "Ero appena rientrato dal turno di S.Ambrogio, 8 dicembre , inaugurazione della Stagione della Scala, il momento mondano più importante della stagione invernale a Milano,mia moglie e i miei figli stavano già dormendo.Io mi stavo preparando un piatto di spaghetti, quando suonò il telefono. Era Fratel Ettore, che esordì dicendo: "Ciao, ho fame. " " Beh - risposi- sto preparando un piatto di spaghetti, vieni da me, mangeremo insieme" " Siamo in duecento ad avere fame" " Lasciami pensare" ... Avevo ottimi rapporti con i titolari di un piccolo supermercato, di quelli che vendono un po' tutto. Telefonai, scaraventai letteralmente giù dal letto il titolare del negozio e sua moglie e vennero pure contattate le commesse. Procurati spaghetti e uova, ci recammo tutti insieme al rifugio di Fratel Ettore. Cucinammo gli spaghetti e preparammo delle grandi frittatone. Al termine della cena nessuno dei nostri ospiti era in grado di fare alcun che, provvedemmo pure a lavare un bel mucchio di piatti. A fratel Ettore non si può mai dire di no. Il rifugio nei magazzini dismessi della Stazione Centrale di Milano. da Vivimilano UNA VITA PER GLI "ULTIMI" - Fratel Ettore Boschini viene consacrato nell'Ordine di San Camillo nel 1953. Fino al 1975 lavora presso l'Istituto San Camillo di Venezia-Lido e nel 1976 è trasferito a Milano. Dal 1978 si prende cura dei «senza casa» e il primo gennaio del 1979 realizza il primo dei suoi «Rifugi» sotto una campata del cavalcavia ferroviario della Stazione Centrale in via Sammartini. Un ambiente e un'attrezzatura di fortuna intitolato al «Cuore Immacolato di Maria», dove offre da mangiare e dormire «a quanti più poveri possibile». In seguito allarga la sua attività ad anziani, malati di Aids, tossicodipendenti ed extracomunitari aprendo centri a Seveso e Affori, nel milanese, Bucchianico (Ch), Grottaferrata (Roma), Bogotà e Cartago in Colombia. «Se c'è a Milano una categoria di esseri umani bisognosi a cui nessuno prima di Ettore pensava - ricordano i Camilliani - è proprio quella che il gergo cittadino chiama quasi affettuosamente 'barbonì. Milanesi o immigrati da ogni parte d'Italia; stranieri di razze varie capitati a Milano più o meno clandestinamente; persone separate dal coniuge o dalla famiglia, o coppie irregolari... In comune questa variegata popolazione aveva la miseria e la solitudine; aveva il bisogno elementare di un pezzo di pane, di un letto e un giaciglio per la notte, di cambiarsi gli indumenti e lavarsi dopo mesi che non lo poteva fare». Criticato da alcuni per questa sua attività («ci vuol altro per sanare queste piaghe, occorre l'intervento dei pubblici poteri»), rispondeva che lui guardava «ai bisogni immediati dell'uomo, del povero che non può attendere». Un modo per «predicare al mondo d'oggi il Vangelo del buon Samaritano a partire dagli ultimi». Un impegno che gli era stato riconosciuto poi anche dal Comune e dalla Regione che lo avevano premiato con un Ambrogino d'oro e una medaglia d'oro.
Elena Fiorentini
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