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 Il ritorno di Altair luomo venuto dalle stelle
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Mercedes
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Inserito - 02/08/2003 :  10:20:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mercedes Invia un Messaggio Privato a Mercedes

Era andato via. L’argentea navicella, solcando il cielo silenziosamente, era scomparsa al suo sguardo. Ricordava di aver pensato “ Addio uomo venuto dalle stelle! Quando tornerai io non ci sarò….” Ma era per questo acuto rimpianto che tornava tutti i giorni li, in quello spiazzo tappezzato di foglie secche e aghi di pino, immerso in quella silenziosa e assolata pineta. Era presso quell’albero che l’aveva visto per la prima volta. Alto, magro, la tuta d’un bianco abbagliante. Le aveva detto di chiamarsi Altari….oddio, non proprio detto, forse fatto capire. Le aveva indicato su una mappa luminosa, nell’interno della navicella, la costellazione dell’Aquila, e lei, richiamando alla memoria le poche nozioni di astronomia, si era ricordata che è una costellazione equatoriale, in prossimità del Cigno e della via Lattea. La stella che quello strano essere indicava, è la principale e si chiama, appunto, Altari. Col dito aveva indicato la stella e poi se stesso. Era lui, Altari. Voleva portarla via con se, ma lei aveva avuto paura. E chi non l’avrebbe avuta? Ma subito, appena scomparso nell’azzurro il piccolo veicolo, aveva provato una grande nostalgia. Quell’essere, quell’uomo le mancava. Lo aveva visto per poco, ciononostante le mancava. Tra tutti gli uomini di questa terra non ce n’era uno capace di competere con lui….Aveva un tocco delicato, una sensibilità acuta, due terribili occhi dolci. E tutto in quell’essere mostruoso ispirava grazia e bontà. Se fosse tornato, magari richiamato dal suo desiderio di rivederlo, sarebbe andata via con lui. Per questo tornava li ogni giorno e per tutti i giorni della sua vita lo avrebbe fatto. Altari, uomo venuto dalle stelle, perché non torni? Che duri un mese, un giorno, un’ora, la mia vita avrebbe un senso vicino a te. Scoprirei mondi segreti, vie infinite e mai esplorate, frontiere celate agli occhi degli uomini. Conosco dei terrestri la bontà e la crudeltà. La generosità e l’egoismo, più spesso il lato brutto che il bello. Vorrei ora conoscere qualcosa che sia di un altro mondo. Ma desiderio e realtà non vanno di pari passo, e tanto è più acuto il desiderio, tanto meno esso diviene reale, quasi che l’essere umano aspiri a ciò che non esiste se non nel suo cuore. Per anni aveva cullato un sogno che non si era mai avverato. Per anni aveva atteso un evento, ed ora li, in quello spiazzo vuoto, ritta al sole, con lo sguardo levato verso quel cielo limpido, azzurro, aspettava. Tornò a casa a pomeriggio inoltrato, dopo aver passato quasi tutto il giorno sola, seduta a terra, dopo aver sbocconcellato il panino che si era portato dietro. Dopo aver atteso e cercato di richiamare, con la forza del pensiero, l’uomo stellare. Chissà, forse, hai visto mai….il pensiero a volte è più forte della parola, e arriva la, dove la parola non può.
Si svegliò nel pieno della notte con una sensazione di ansia. Il cuore le batteva all’impazzata. Saltò giù dal letto, si vestì in fretta, chiuse la porta e correndo giù per le scale si avviò di corsa al cancello. Lo aprì e si precipitò fuori. La notte tiepida l’avvolse nel suo nero mantello. Salì in macchina, mise in moto e premendo l’acceleratore schizzò fuori del parcheggio con un balzo. Non sapeva perché, ma urgeva fare presto. Durante tutto l’arco della sua vita aveva seguito gli impulsi improvvisi che l’inconscio le trasmetteva e non se ne era mai pentita. Sentiva ora, confusamente, che doveva recarsi là, in quello spiazzo silenzioso, bagnato dai raggi della luna, pieno di ombre fruscianti. La, dove andava ogni giorno in un pellegrinaggio d’amore. Scese e si avviò sveltamente, inoltrandosi nel sentiero, e irruppe quasi correndo in quella piccola radura. Lo stormire elle fronde, lo scricchiolio delle foglie a terra, calpestate dai suoi piedi nervosi, erano l’unico rumore che si udiva. Si immobilizzò. Percorse con lo sguardo in circolo tutta la piccola area, fin la, fino a quell’albero, il loro albero. E lui era l. Alto, argenteo, mostruoso e tenero, come un innamorato che aspetta la sua donna.
-“Altari, Altari – dapprima lieve nel richiamo, la voce le uscì dalla gola come un singhiozzo e proruppe in un grido di sollievo. L’uomo delle stelle le tese le braccia e, quando ella fu nel tenero cerchio, la strinse a se con forza, con passione. Le carezzò i capelli, la fissò negli occhi, la baciò sulla fronte. E la portò via con se.


Mercedesmarconi

   
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