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 Un ascensore per le stelle
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luisa camponesco
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Un ascensore per le stelle

Le guardavano tutte le notti, quelle stelle, lui, il piccolo Giovanni insieme al nonno Angelo e il nonno gli indicava le costellazioni,
- Quello è il piccolo carro e vicino c’è il grande carro.
- Cosa c’è su quei carri?
- Ci sono altre stelle ma molto piccole, tanto che non si vedono
- Allora sono appena nate, vero nonno?
Angelo accarezzava la testa bionda del nipotino.
- Nonno, come si fa ad arrivare fin lassù?
- Ci vuole un ascensore speciale, uno di quelli che ti portano molto in alto.
Giovanni parve soddisfatto della risposta, sapeva cos’erano gli ascensori, prima o poi ne avrebbe trovato uno che lo avrebbe portato in cielo.
- Ora dobbiamo rientrare incomincia a far fresco. – il nonno lo prese per mano ed entrarono in casa.
Passare le vacanze in campagna era, per Giovanni, una esperienza indimenticabile. Arrivato con i genitori una settimana prima, si era sentito subito a sua agio con il nonno, lo aiutava quando andava nella stalla a foraggiare le mucche, si divertiva a inseguire le galline, giocava con i cani ma alla sera, insieme, guardavano le stelle.
Nel silenzio notturno della campagna, di quella splendida campagna toscana, rotto solo dal frinire delle cicale, e dalle foglie mosse dalla brezza, Angelo col suo piccolo telescopio trasmetteva la sua passione per l’astronomia al nipotino.
- La stella più luminosa si chiama Sirio
- E quella vicino come si chiama?
- Quella non è una stella, quello è un pianeta si chiama Venere.
- C’è qualcuno che ci abita?
- Non so, ma noi non potremmo viverci, non potremmo respirare quell’aria.
- Ohhh che peccato. – Giovanni fece un smorfia così buffa che il nonno scoppiò in una risata.

Fu così che Giovanni imparò le prime nozioni di astronomia. Passarono gli anni, Giovanni non trovò l’ascensore per le stelle ma divenne un astronomo e anche molto bravo. Diede a suo figlio il nome del nonno, Angelo, e gli trasmise la sua passione.
- Sai papà un giorno io troverò un ascensore che mi porterà in alto! – disse una sera il bambino indicando il cielo.
Giovanni rimase stupito, non aveva mai fatto cenno a quel famoso ascensore di cui parlava con il nonno, rimase un mistero come suo figlio avesse potuto pronunciare una simile frase.
- Come mai Angelo hai parlato di un ascensore?
- Per forza papà altrimenti come ci arrivo…
Giovanni chiuse gli occhi pensando al nonno e alle splendide estati passate con lui nella fattoria in campagna.
- Angelo, domani voglio portarti in un posto speciale, ci staremo qualche giorno.
- Davvero? Speciale specialissimo…
- Proprio così! Specialissimo.
Partirono la mattina seguente, anche la moglie aveva preso qualche giorno di ferie, infatti, non aveva mai visto la casa di campagna, la conosceva solo attraverso i racconti del marito ed era molto curiosa.
Imboccò la strada della tenuta, il profumo dell'erba e dei fiori di campo lo riportò indietro nel tempo ai giorni della sua infanzia.
- Che bello papà, quanto verde!
- Vedrai il resto – rispose
Entrarono nell’ampio cortile e la fattoria era lì, come la ricordava Giovanni, solo che ora le finestre erano chiuse da pesanti imposte, e la porta d’ingresso sotto il porticato serrata.
Il rumore della macchina fece accorrere il mezzadro.
- Oh è lei signor Giovanni!
- Giuseppe, quanto tempo. – Giovanni strinse la mano all’anziano contadino.
- Questo è suo figlio? Mamma mia come assomiglia al nonno Angelo! Apro subito la casa, vedrà troverà tutto come una volta.
L’odore di chiuso e stantio aleggiava nell’ingresso, Giovanni sostò un attimo colto da profonda emozione. Maria, la moglie di Giovanni incominciò a spalancare tutte le finestre e l’aria profumata invase le stanze, il piccolo Angelo si mise a correre e ad esplorare ogni angolo.
I mobili coperti da lenzuola bianche conservavano la freschezza di un tempo. Giovanni li tolse uno alla volta e ciascuno era un ricordo, un pezzo della sua vita. Sostò dinnanzi al grande camino e accarezzò la seggiola a dondolo del nonno, sentiva ancora fortemente la sua presenza.
- Giovanni! Vado a preparare le camere – Maria non attese risposta e sali al piano superiore.
- Papà posso andare a vedere gli animali?
- Vengo con te Angelo
Preso per mano il figlio si diresse verso la stalla, Giuseppe era alle prese con una balla di fieno.
- Come ai vecchi tempi vero signor Giovanni?
- Si proprio come ai vecchi tempi – replicò
- Dovrebbe tornare più spesso – continuò scuotendo il capo
- Credo proprio che sarà così d’ora innanzi.
Il piccolo Angelo si divertiva moltissimo e aveva già dato un nome a tutti gli animali.
Quella sera, nella stanzetta vicino all’abbaino, davanti al piccolo telescopio del nonno, Giovanni si incantò, come quando era bambino a guardare, la costellazione del piccolo e grande carro.
- Vieni Angelo, guarda! Vedi? Quelli sono il piccolo e grande carro.
- E dove vanno papà?
- Da nessuna parte, sono sempre rimasti lì e ci staranno per sempre. – Giovanni spiegò il motivo di quei nomi ed insieme contarono il numero di stelle che li componevano.
Da quella sera molte altre ne seguirono nel corso degli anni e… Angelo divenne adulto.


Dallas 12 ottobre 2010

Angelo Storiani conseguì la laurea in ingegneria spaziale, lo festeggiarono Giovanni, Maria e Meg O Connor una giovane brillante docente di matematica.
- Papà! – Angelo lo prese in disparte per parlargli con tranquillità – ho avuto una proposta di lavoro a San Antonio e…
- Accettala! – lo interruppe Giovanni – segui la tua strada io e tua madre saremo sempre orgogliosi di te. – lo disse d’un fiato, ricacciando le lacrime che stavano salendo negli occhi.
- Sicuro papà? Sai rimarrò qui per molto tempo.
- Sarai sempre mio figlio dovunque tu vivrai. – poi si allontanò velocemente per non mostrare la sua commozione.

Così Giovanni e la moglie fecero la spola, per parecchi anni, tra Siena e San Antonio. Assistettero al matrimonio di Angelo con Meg, alla nascita del loro primo figlio, che chiamarono John .
Angelo incominciò a lavorare per la NASA e fece parte di un team di scienziati che progettavano una base di grandi dimensioni da porre in orbita. Una base comprendente anche abitazioni per i civili, giardini, fontane, piscine, praticamente una città nello spazio.
Ma alla sera, nel giardino della loro villetta, con un bel telescopio, piccolo ma potente, Angelo insegnava al figlio John il nome delle costellazioni, certo erano un po’ diverse da quelle che osservava nella casa di campagna del nonno ma quello era un altro continente.
- Pensa! - disse Angelo al figlio – da piccolo volevo trovare un ascensore che mi portasse alle stelle. Naturalmente non esiste, però sarebbe bello se ci fosse.
- Sai papà! Io quell’ascensore un giorno lo prenderò – rispose il piccolo John con decisione e molto seriamente.
“Già” pensò Angelo “il famoso ascensore”, si appoggiò allo schienale della poltrona e ricordò, con una punta di nostalgia la fattoria del bisnonno e l’amore per le stelle trasmesso da generazione in generazione.

A Houston il 26 febbraio 2045 tutto era pronto sulla pista di lancio, uno shuttle ultima generazione avrebbe portato in orbita il primi pezzi della nuova e futuristica città spaziale. L’ingegnere capo e astronauta John Storiani guidava il gruppo che avrebbe posto l’intelaiatura base della costruzione.
I motori accesi e il termine del countdown dettero inizio all’ascesa, lenta, prima, poi velocissima verso lo spazio.

In un taschino della tuta, le fotografie di suo padre Angelo e del nonno Giovanni.
- Pronti ragazzi! - esclamò John ad alta voce toccandosi il petto
- Ci siamo! l’ascensore per le stelle è decollato! - E con esso anche i loro sogni.



Edited by - luisa camponesco on 11/04/2005 15:10:24

   
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