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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
valuji passeggiavo per internet, ma il computer mi interrompe e mi tira un calcio verso la scrittura, verso l'infinito tentativo di dare concretezza ai sentimenti attraverso le dita che battono veloci sulla tastiera: tra i brani casuali che sto ascoltando salta fuori Culture move degli Asian dub foundation. ok, ok, mente impazzita e danzante a seguire note velocissime che rincorrono parole velocissime e mi basta questo per essere felice e mandare a quel paese i pensieri concreti. adoro, adoro, quando le note fanno in modo che il pensiero inspiegabilmente diventi una persona che mi si muove a ritmo nella testa, spazi bianchi, cieli tersi e tutto ha un senso perchè la musica è solo la forma più bella che esista delka logica, dell'ordine, della tecnica. e questo si applica anche alla poesia, leggo petrarca e ne godo a livello interiore, poi lo studio e capisco che ogni parola è lì secondo una logica precisa, e allora anche la poesia è una tecnica ma non per questo perde nella sua originalità, nel suo compito di esprimere l'interiore. ora salta fuori clubbed to death dalla colonna sonora di matrix, ed è perfetta per accompagnare una persona che cammina in una città piena di gente che però non sa niente e sembrano tanti burattini: e tu cammini e cammini, sei alienato e le note ricalcano i tuoi contrasti interni. cito dal mio diario personale del 18.1.05: "nella consueta pera serale di canzoni mi è franata addosso la seguente domanda: ma dov'è la musica? mentre la ascolto, immaginando una mano invisibile che me la vada a toccare dentro, dove la trova, e poi la stringe? nel petto? dire nelle orecchie è troppo semplice, nel cervello troppo clinico. cioè io mi metto le cuffie, ed entro in questa casa inconsistente che le note e le parole e i ritmi mi creano: ma dov'è? chi mi prende così a calci le percezioni? quale organo del mio corpo la sente? pazzesco, e divino"


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