Nel romanzo L'IMPERO DEI DRAGHI, Manfredi riesce ancora una volta a rendere verosimile una storia che prende spunto da una vicenda reale, la cattura dell'imperatore romano Valeriano Publio Licinio nell'anno 260 d.c. a Edessa, città di confine, da parte dei persiani di Shapur, nel tardo impero romano e dall'ipotesi che i romani siano venuti a contatto con la Cina.
Si respira, nella tragedia, una ricostruzione quanto mai aderente ai sentimenti che lo svolgimento degli avvenimenti avrebbe provocato.
La cattura di un imperatore è il crollo definitivo di una aurea di invincibilità della potenza che aveva governato in lungo e in largo il Mediterraneo per secoli, la fedeltà della sua guardia personale, il tenace attaccamento alla famiglia di Marco Metello Aquila, legato della II Legione Augusta, il freddo ragionare sulla fine di un'epoca da, soprattutto agli appassionati di storia antica, uno strumento di verifica quanto mai cercato.
Che Roma conoscesse geograficamente la Cina è un dato scontato, che abbia avuto attività diplomatica con essa è molto incerto ma che degli evasi l'abbiano raggiunta non è impossibile.
La decimazione dei legionari del gruppo, nell'arena cinese, contro una nuova tecnica di combattimento, fa ripensare alle tante vittorie ottenute dalle legioni che ora però conoscono nuove frontiere e le fanno apparire obsolete.
Ma riemerge, nel racconto sempre avvincente, lo spirito indomito della gens della Roma Repubblicana che si affidava alle idealità e che costruiva una potenza sulla fermezza dei principi, questi uomini sono l'ardore che la civiltà occidentale ha prodotto di buono.
La storia ha bisogno di essere rivisitata, rivista, diffusa con passione, Manfredi lo sa fare con mestiere e con bravura.
Un gruppo di prigionieri romani dunque fugge da una miniera-carcere scappando a Oriente, dove un nuovo mondo, un equivalente impero li aspetta e non ci fanno pentire di essere i giusti ambasciatori della cultura occidentale.
Dopo L'ultima legione questo romanzo vi farà tornare la passione per la storia.

di Zanin Roberto