Milano 12 dicembre 1969Le due amiche che, allegre e spensierate, si tenevano a braccetto, si trovavano una volta alla settimana, per allentare le tensioni della vita quotidiana. Entravano alla Rinascente, decidevano qualche acquisto a cui aceva seguito la cioccolata da Passerini prima di rientrare. Era il loro unico svago, tutte dedite a casa e famiglia.
Erano molto affiatate,benché nipote e zia, anche perchè quasi della stessa età e da bambine avevano giocato insieme.
Quell'infausto venerdì si dovevano trovare in piazza Fontana, davanti alla banca dell'Agricoltura, dove si svolgeva il mercato degli agricoltori.
Nella centralissima piazza di Milano,sotto le guglie del Duomo, cuore pulsante della città, si facevano affari e si stipulavano contratti perfezionandoli spesso con una stretta di mano.
Il cugino veterinario avrebbe dovuto trovarsi là, ma aveva un impegno urgente e si era allontanato prima del previsto.
Mia mamma e mia zia, non avendolo incontrato, si erano allontanate a tempo anche loro poco prima della tremenda esplosione.
Quel pomeriggio mi ero recata da Gallini, in via Conservatorio e sulla filovia della circolare interna seppi della bomba. Le notizie erano frammentarie e inquietanti.
Sapevo anche che la mamma si era recata in centro per l'incontro settimanale con la zia. Non avevano un giorno stabilito, ma a loro bastava una breve telefonata per organizzare la loro passeggiata settimanale.
Mi precipitai a casa....la mamma era là, il cugino era vivo, la zia era arrivata a casa tranquilla... pericolo scampato... mi venne un grande "magone" e cominciai a tremare...
Ero felice di sapere che avevamo scampato un grande pericolo,
e i miei cari, soprattutto la mamma, il bene più prezioso, era stata stata rispamiata, ma quell'episodio mi segnò, mi fece diventare adulta.
Stava iniziando la strategia della tensione. Pur continuando la nostra vita, da quel momento incominciammo ad uscire meno alla sera.
Evitavamo San Babila al sabato pomeriggio, preferivamo corso Magenta, via Torino, i cinema d'esssai, se c'era brutto tempo, Ricordi, la gelateria di via Dante e i dolci squisiti del Motta. Tutto a portata dei nostri redditi.
Una portinaia salvò la mia amica E.T. e Maria G.V. trascindole all'interno di un portone durante gli scontri tra la polizia e ragazzotti violenti, vestiti di nero e muniti di catene, i famigerati sanbabilini. Quel sabato pomeriggio la guerriglia urbana, con la carica della polizia, si era spinta fino a via Visconti di Modrone, allo sbocco di via della Passione provenendo dal Conservatorio. Maria G.V. era a bordo della sua auto, una Topolino,e non voleva uscire, pensava che bastasse rannicchiarsi sul fondo. In realtà molte auto vennero sfondate. E. la obbligò a scendere e a fuggire verso le case di via Visconti di Modrone dove poterono rifugiarsi grazie al tempestivo intervento della custode.
Erano gli anni di piombo. Gente di ogni genere sparava nel mucchio per terrorizzare la gente comune, dedita al lavoro e a svaghi semplici.
Noi bazzicavamo il centro, tutta la nostra vita ruotava intorno al Duomo e dovemmo imaparare convivere....perchè, come dice giustamente Totò in "Totò Peppino e..." ...andiamo in piazza, tutti prima o poi passano di là....( l'arrivo a Milano)
Ho avuto con me mia mamma ancora per anni, la zia invece, morì molti anni prima. Le amiche che erano scampate allo scontro in via Viscondi di Modrone, ci sono ancora e con loro ho avuto intense collaborazioni musicali.
La giustizia tradita per un eccesso forse di garanzie ha mancato anche verso di me, per questo mi sento vicina alle vittime ancora vive e ai familiari di tutti i morti nello scoppio della bomba.
Com grande emozione oggi viene data la notizia che Giustizia non è stata fatta.
Elena
Milano , 4 maggio 05
Il processo è definitivamente chiuso senza avere trovato i responsabili.