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 I diari della motocicletta

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
elisabetta sono andata nuovamente al cinema (approfittando oggi della Settimana della cultura per cui il cinema costava molto meno del solito...) e sono andata a vedere... direi a gustare... il film di Walter Salles ‘I diari della motocicletta’ tratti da 'Latino-americana' di Ernesto Guevara e dalle memorie di Alberto Granado (tuttora vivente). un film dai grandi ideali e dai grandi e sconfinati paesaggi del Sudamerica... il viaggio del futuro Che Guevara e del suo amico Alberto in motocicletta (e non solo) attraverso il paese che lui tanto amava... attraverso Argentina, Cile, Perù... osservando la vita della gente povera di Cuzco e il lebbrosario di San Pablo. forse si notano i primi passi del futuro rivoluzionario dai grandi ideali... ma si vede soprattutto un grande paese usato e sfruttato nei secoli... che aveva forse bisogno di un ideale. una recitazione entusiasmante... una regia buona e dei paesaggi da sogno... consigli di vederlo!

elisabetta

leda cossu Questo diario è lo stesso di cui parlo nella cronaca "Un viaggio improvviso" in Viaggi http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=8175.
Scoperto per caso una notte di due anni fa, in un fortuito viaggio sociale che per me dura ancora, sospinta dal vento dell'avventura della vita, che in ogni quotidianità ci fa conoscere e riconoscere eventi eccezionali. A volte legati alla storia di tutti, a volte alle nostre singole storie che però incidono nella memoria collettiva.
Il viaggio di cui parlo viene chiamato anche "viaggio della speranza" e accompagna chiunque cerchi salute, in ogni parte del mondo.
E' il 2002, lo stesso anno del film.
L'altra sera è entrata in casa mia, da dietro, nelle nostre case a schiera mia madre: "Ma quel Granado in TV non è la stessa persona che ha ospitato Milvia a Cuba?" Si mamma. La figlia Rossana, la riabilitatrice, era in studio da Fazio, il conduttore TV. Poi un lungometraggio con il commento di Minà ha fatto seguito. Non ho potuto seguirlo tutto, ma ho riconosciuto "il nonno di Milvia".
Milvia, una ragazzina disabile di Mestre, la mia città e per Alberto una nipotina in più nella sua grande casa dove vivono in 4 famiglie, delle due sue figlie e del figlio maschio. Una marea di ragazzine e ragazzini gira per casa e si mescola con le nipotine del Che. Nessuno ti dice chi siano, lo scopri per caso, da sola, così come è avvenuto a me con Alberto Granado. Mi sono trovata immersa nella storia senza saperlo. Senza averne il mito, col timore che accanto al bisogno di giustizia si siano consumate violenze. Poi conosci Granado, sua moglie, tutta la famiglia... e sei immersa in un clima di un'umanità eccezionale.
E il libro, il lungometraggio (il film lo vedrò... appena potrò) mi danno la stessa immagine che incontro oggi: persone, che sanno comprendere i bisogni di altre persone, immedesimarsi e tanto mi basta. Il resto lo lascio alla storia.
Ho davanti a me un nonno "Ohi Milvia, olà, como va?". Sicuramente la scrittura non è giusta, ma il saluto di Alberto a Milvia, quello sì è "giusto". La guarda dritto, il tono è dolce, lento, si siede accanto a lei... il nonno che tutti vorremmo avere... a casa nostra.

Leda


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