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 Il tredicesimo spirito
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Roberto Mahlab
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Inserito - 05/03/2004 :  14:13:05  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Con un urlo strozzato si svegliò nel buio della stanza, cercò disperatamente l'interruttore dell'abat-jour e si costrinse a respirare regolarmente, le mani ad accarezzare le tempie e poi lungo il viso. Il sogno era stato talmente vivido che Linda si alzò e si avvicinò alla finestra per guardare giù in strada, ma non c'era nessuno. Entrò in cucina per bere un po' d'acqua e si rese conto di ricordare benissimo il sogno, non era scomparso dalla mente come accade solitamente.

... spingeva l'uomo verso la finestra dicendogli :"esci dalla scala antincendio, ma fai piano, se i vicini ti vedono e telefonano ai miei? E poi come sei entrato e perché?". Ma appena lo sconosciuto spariva dietro un angolo della via, lei si voltava e si ritrovava fuori e la finestra era chiusa, non poteva rientrare. Scese con il cuore in gola fino al portone, il grande orologio sotto il lampione indicava le sei del mattino e la signora Ritter la squadrava sorpresa, le spazzole per la pulizia mattutina del condominio in mano, "che fai in giro a quest'ora, sei andata a spasso?" "Oh signora Ritter, è una storia lunga, sono rimasta chiusa fuori, la prego, mi apra". "Benedetta ragazza, ma che combini" mugugnava l'anziana custode mentre estraeva dalla tasca le chiavi e apriva il portone...

Quello che sconvolgeva la donna al risveglio era la chiara immagine dell'uomo del suo sogno, alto, bruno, capelli neri ricci, pantaloni blu scuri e camicia bianca con le maniche lunghe sbottonate.

Era davvero già mattina e Linda si decise a prepararsi per andare all'università, insegnava storia medioevale ed era una delle più apprezzate professoresse, era alta e minuta, i lunghi capelli neri incorniciavano un volto ovale e ambrato, il suo sguardo serio dietro gli occhiali che indossava per leggere alla lavagna, vestiva in modo semplice, gonne lunghe e camicette e quando la sua voce si levava in classe, affascinava gli studenti, li trascinava nel mondo che lei amava e riusciva a disegnare con le parole un quadro degli avvenimenti del periodo che stava trattando che copriva popoli e tradizioni dei quattro angoli del pianeta come una grande sceneggiatura.
"... e oltre le vicende del Sacro Romano Impero, l'attenzione degli storici si concentra sul sud della Russia tra l'ottavo e il dodicesimo secolo, la misteriosa conversione alla fede ebraica di gran parte del popolo del regno dei Cazari nell'anno ottocentosessantuno. Il regno si estendeva tra il mar Nero e il mar Caspio, confinava dunque con l'impero cristiano bizantino a ovest e il califfato di Bagdad a sud ed era esposto agli attacchi dei russi e dei vichinghi al nord e delle orde di Gengis Kahn a est...", Linda proiettò sulla lavagna il lucido della cartina geografica. "I Cazari di orgine turca abbandonarono lo sciamanesimo e seguirono l'esempio del re Bulan, i rari reperti ci mostrano un popolo dedito al commercio e ai mestieri delle arti, all'agricoltura e alla lavorazione del vetro. La Torah e il Talmud furono adottati come libri sacri e dalla Crimea alla Moldavia alla Bulgaria l'esempio del multiculturalismo del regno dei Cazari segnò un'epoca che Arthur Koestler ci narrò in dettaglio nella sua opera intitolata 'la tredicesima tribù".
Si tolse gli occhiali e levò il viso verso la classe e sorrise accorgendosi che come al solito incontrava gli sguardi adoranti di tutti i presenti nell'aula, "bene ragazzi, domani riprenderemo da qui e termineremo l'avvincente capitolo storico del regno Cazaro".

"Li hai fatti innamorare, come sempre", il volto pieno e rubizzo e la voce roboante del grosso omone era inconfondibile e Linda lo salutò di cuore mentre il rabbino Samuel si sedeva accanto a lei al tavolo della cafetteria della facoltà dove erano soliti consumare il pranzo.
Il rabbino Samuel la conosceva fin da quando era bambina e lei aveva frequentato i suoi corsi di religione fino alla cerimonia del compimento della maggiore età che nella tradizione ebraica è stabilita per le donne a dodici anni, un anno prima che per gli uomini e c'era proprio da dire che Linda era il vanto della comunità, anche se si era allontanata dalle pratiche tradizionali era per tutti il simbolo del valore di una brillante istruzione che un'amorevole famiglia le aveva permesso di conseguire.
"E' interessante come Arthur Koestler abbia indicato nei Cazari la tredicesima tribù", Linda non perdeva mai occasione per abbeverarsi della grande cultura di rav Samuel e lo teneva al corrente degli argomenti dei suoi corsi alla facoltà. E anche questa volta il rabbino non la deluse, :"sai, in realtà le tribù discendenti dai dodici figli di Giacobbe della stessa antica Israele non erano dodici come comunemente si riporta, ma erano tredici, la tribù di Levi, da cui nascono i sacerdoti, si disponeva al centro dell'accampamento degli ebrei nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto, nel numero di tre ad ognuno dei quattro lati si alzavano le tende delle altre dodici tribù..." "Anche se", lo interruppe Linda, "domani spiegherò ai miei studenti che la tredicesima tribù dei Cazari tramandò un messaggio stupefacente e indipendente dalla Storia biblica... quanti misteri in quel numero..."

"Che freddo oggi!", esclamò Linda al ritorno a casa, rivolta alla signora Ritter seduta a guardare la televisione nella portineria del condominio, "sono intirizzita, sento aria di neve, una bella bevanda calda e poi a dormire...", la ragazza si stupì della mancata reazione della custode, si attendeva un commento sarcastico dopo quanto accaduto quella notte... poi scosse la testa, era stato solo un sogno!

Si appisolò sul divano, con i compiti da correggere che caddero sul tappeto del salone e un sogno colorato le colmò il pensiero, era alla corte di un re, il re Cazaro e si avvicinava al trono e l'uomo si voltò ed era quel viso famigliare in pantaloni blu e camicia bianca dalle maniche sbottonate, le sorrideva, lei correva fuori, saliva su un treno e un uomo entrava a chiederle il biglietto ed era ancora lui e poi si trovava su un campo da tennis e l'avversario con un volto sereno che rispondeva ai suoi colpi era sempre lui, poi una voce, dolce e amichevole :"non temere...", "chi sei?", "sono... ", poi una pausa come se pensasse ad un risposta buffa, "sono il tredicesimo spirito" e l'allegria di una risata compariva sul viso di quell'uomo misterioso.

Il raggio di luce che filtrava dalla finestra la svegliò, si rese conto di essersi addormentata sul divano vestita, la stanchezza dovuta all'impegno universitario si faceva sentire, e poi si passò le mani sui capelli al ricordo del nuovo sogno :"che cosa incredibile, che ti succede mia Linda?", si domandava fissandosi il volto nello specchio sopra al lavandino mentre si sciacquava con abbondanti getti di acqua fredda per tornare in sè.

Durante la lezione si accorse di una serenità che non provava da tempo, la sua voce spiegava storia medioevale, ma il suo pensiero spesso tornava al sorprendente ripresentarsi di quel personaggio durante il suo sonno, gli studenti furono contagiati dalla dolcezza del rossore del viso della donna e la ascoltavano estasiati.
"Il grande mistero del popolo Cazaro riguarda la sua fine e la sua stirpe, nel 1016 il regno fu travolto dai russi e le genti in fuga si dispersero e si ritiene che innumerevoli siano state le migrazioni verso i diversi paesi dell'Europa orientale, tanto che gli studiosi avanzano l'ipotesi che il ramo degli ebrei aschenaziti discenda in parte dai Cazari, una proposta di studio straordinaria perché indicherebbe che gli ebrei non sono solamente discendenti di tribù semite. Paradossalmente, quale ne sia l'origine, dalla Polonia alla Romania, dalla Russia all'Ungheria, nessuno sfuggì alle catastrofi della persecuzione, fino all'Olocausto che cancellò un intero mondo e il suo ineguagliabile contributo al mondo intero".

Era giorno di spesa e Linda non si fermò a pranzare alla cafeteria, raccolse i fogli degli appunti, indossò in fretta il giaccone e corse fuori dalla facoltà con il proposito di evitare il traffico dell'ora di punta, la temperatura era ancora scesa e si soffiava nelle mani per riscaldarle mentre attendeva l'autobus. I suoi gesti si paralizzarono all'improvviso e perse il fiato, dal finestrino del mezzo pubblico che si stava fermando un uomo la osservava sorridendo timidamente e alzò la mano in segno di saluto, Linda lasciò cadere a terra la borsa e le carte si sparsero attorno. L'uomo scese e le si avvicinò con aria imbarazzata e le rivolse la parola :"ti ho intravista dall'autobus ed eccomi, ho pensato che sia meglio se ci presentiamo, dopotutto ci vediamo ogni notte". "Dimmi che è uno scherzo", disse la donna riprendendosi.
"No, per fortuna non è uno scherzo, ma mi rendo conto di averti turbata", riprese lui, "mi dispiace, non intendevo, comunque è stato un piacere incontrarti anche dal vivo" e con sguardo mortificato si voltò verso il mezzo pubblico che intanto era ripartito senza di loro.
"Be', io mi chiamo Ruben, comunque" e alzando le spalle con aria rassegnata si chinò ad aiutare la donna a raccogliere i fogli sparsi attorno, poi le sussurrò :"addio e scusami" e si allontanò lasciandola di nuovo senza parole.

Fino a sera Linda gestì le faccende di casa come un automa, la mente svuotata, poi si raccolse sul divano e tentò di concentrarsi su un libro di cui voleva parlare ai suoi studenti il giorno successivo, era una edizione rara del testo di Yehuda Halevi, medico, poeta e filosofo nato a Toledo nel 1085. Raccontava il suo viaggio nel Mediterraneo e degli incontri con le popolazioni ebraiche che a quel tempo fiorivano dall'Europa all'oriente e conteneva dei brani che sarebbero passati alla Storia, gli immaginari incontri con il re Bulan dei Cazari e le epiche riflessioni sul ritorno alla terra di Sion. Per ironia della sorte il grande Halevi morì assassinato da predoni stranieri nella sua amata Gerusalemme. Quella notte Linda non sognò l'uomo sorridente.

"Vedi", le stava dicendo con tono convincente Samuel mentre lei piluccava svogliatamente un budino, "la ricerca delle tribù e dunque delle origini può condurci a considerare dei simboli anche numerici che poi nella realtà vengono superati dalle circostanze, infatti pensa ai Falasha, le tribù etiopiche che hanno trovato rifugio in Israele grazie al ponte aereo e le comunità in Tailandia e in India che richiedono al rabbinato a Gerusalemme che venga riconosciuta la loro appartenenza all'ebraismo, quante sono le stirpi che poco a poco riscoprono la loro radice comune, dodici, tredici, venti, cento, pur nella differenza del colore della pelle e pur sfidando l'inverosimile, che in fondo non è altro che la nostra resistenza a riconoscere una realtà complessa... Linda, che hai, sembri lontana, delusa..."
"Oh caro Samuel", lei gli accarezzò il volto, "scusami, vorrei chiederti una cosa, hai mai inseguito una curiosità talmente forte da farne una ragione di vita?" "Intendi come Yehuda Halevi, come Arthur Koestler, una fede interiore di avere visto quanto altri non hanno visto e il tempo dedicato con passione a dimostrarlo? Tu sei una storica, io uno studioso di religione, ti dico, non arrestare mai la tua curiosità, sarebbe contro la tua stessa indole, sei sulle tracce di un reperto?" "Grazie Samuel, sei prezioso, come al solito" e una Linda che parve illuminata si alzò e si avviò all'uscita stampando un bacio sulla gota del meravigliato rabbino.

Diversi autobus si arrestarono alla fermata, ma la donna non si mosse e non fece segno di voler salire, con il buio calava anche il gelo e dopo una mezz'ora di attesa Linda dubitò della propria risolutezza, "l'inverosimile dovrebbe quanto meno essere possibile", rifletté, "e la probabilità che lui riprenda lo stesso autobus per venire qui non è..."
Dal finestrino del mezzo in avvicinamento comparve il viso triste dell'uomo, si mordeva le labbra e quando si avvide che lei lo aveva notato si spostò nascondendosi alla vista della donna. Lei fece cenno all'autista di femarsi e salì. "Ciao tredicesimo spirito, sei andato a spasso stanotte?"

Dalla vetrata del locale si vedevano le sfavillanti luci degli alti edifici della città, una musica sapientemente tenue accarezzava l'ambiente senza sovrapporsi alle voci dei clienti, Linda aveva tutte le intenzioni di scoprire la verità sul comportamento di Ruben, gli aveva chiesto chi fosse e che cosa facesse e lui le aveva detto che faceva l'architetto e nel tempo libero scriveva racconti di viaggio per una rivista e che per il resto conduceva una vita normalissima.
"E delle tue scorribande nei sogni altrui, che mi dici?", insistette lei.
"Iniziò una notte di qualche mese fa" Ruben la guardava diritto negli occhi e lei, intimidita, si fece forza per non abbassare lo sguardo, "mi sono svegliato accorgendomi di non riuscire a governare il mio corpo, ero sveglio solo nella mente, caddi in preda al terrore, ma solo dopo del tempo che non so quantificare i comandi riuscirono ad arrivare agli arti e mi svegliai del tutto. Mi resi conto che in quei momenti di veglia interiore mi trovavo in altri ambienti, persone e cose che non conoscevo. Successe altre volte e nella disperazione non potei fare altro che decidere di non lottare e assecondare quel sogno così reale e mi lasciai andare, era una dimensione diversa, un fiume che mi portò fino a te, non so perché".

Si rividero spesso nei giorni successivi e scoprirono di stare bene in reciproca compagnia, lui la faceva ridere con buffe e fantasiose variazioni sul tema degli incontri del pensiero, :"mi rendo conto che non è bello entrare nei sogni degli altri, pensa se dovessi pagare una tariffa di locazione per il tempo in cui ho occupato l'immagine, sei fortunata che il mio aspetto non sia simile ad un mostro filamentoso con otto tentacoli squamosi, mi avresti chiesto il supplemento 'spavento'?"
Passavano ore insieme nelle librerie, lei alla ricerca di testi storici e lui di viaggi, giorno dopo giorno crebbe una complicità :"e se tu avessi disturbato altri personaggi dei miei sogni? se qualcuno di loro ti citasse?" "Ah, tu scherzi, ma la strada non mi è stata immediatamente chiara, sono finito nei sogni di un tipo che mi ha chiesto dei soldi, una volta mi hanno fatto un occhio nero perché sono entrato nel bel mezzo di un sogno di due amanti e ho evidentemente disturbato, un'altra volta ho letto il pensiero di uno scassinatore e ti assicuro che se avessi voluto lo avrei preceduto nel caveau della banca che voleva rapinare, al mattino quando mi svegliavo sudavo freddo, ti puoi immaginare che significa entrare con una battuta comica nel mezzo di un sogno tempestoso, angoscioso e drammatico? E poi come facevo ad entrare in quegli spazi ristretti con la corporatura che mi ritrovo..." Linda non si trattenne e rise fino alle lacrime, ma Ruben rimase serio, "ma allora tu dici davvero...", si accorse la donna.

Quella notte lui glielo dimostrò, appena lei si addormentò vide dall'alto che le stava rimboccando le coperte e che le spostava gli oggetti della stanza e poi si impadroniva dei suoi pensieri e li metteva in disordine e infine le comparve di fronte e le fece 'bau'. Poi fuggì così di fretta da rovesciare il bicchiere d'acqua sul comodino e inciampò nel filo dell'abat-jour. Quando si rividero nel pomeriggio, lui le descrisse scena per scena il sogno in cui lei si era trovata, :"quando ti ho fatto 'bau', non ti sei spaventata, hai sorriso". E lei gli sorrise ancora, da sveglia.

"Ruben", erano sul parapetto del panoramico ristorante sulle colline, radi fiocchi di neve iniziarono a cadere, lei rabbrividì e lui le cinse le spalle con le braccia per scaldarla, "come può essere successo, è così incredibile". "Io non lo so, ma non è incredibile, non più di tanto altro, guarda.." e le mostrò la linea delle vene della sua mano, "il sangue scorre, non è strano? e osserva il cielo, tra le nubi si vedono stelle luminose, non è straordinario? la vita, la morte, milioni di misteri in tutto ciò che in ogni istante vediamo o scopriamo, cose di tutti i giorni, ma non per questo meno inspiegabili, se la tua mente accetta che ora noi due siamo qui e delle parole complesse escono dalle nostre bocche e che siamo vivi, perché non accettare che il nostro incontro nei sogni in fondo non sia diverso da tutto lo stupefacente esistente?"
E lei vide che lui parlava con il cuore e gli domandò :"ma perché tredicesimo spirito? perché non dodicesimo o quattordicesimo?" "Non lo so Linda, me lo sono chiesto anche io perché mi sono presentato così a te, ma anche io ero nel sogno e dunque qualcosa parlava per me, non credo sia stato un numero casuale, ma non so comprendere".
E lei vide che era sincero e sentì che lo amava e che era ricambiata.

"Linda, cara, sei euforica stamattina!", Samuel venne quasi travolto dalla donna che pareva essere impossessata da una gioia incontenibile, "direi che guardandoti non si può evitare di comprendere che tu sei felice!" "Sì Samuel, sono felice... tredici volte". "Tredici? E perche' mai, perché non dodici o quattordici?", un'ombra parve attraversare lo sguardo del rabbino.
"Non lo so Rav, ho solo sentito di dover dire così, ma in fondo non sei stato tu a convincermi che non dobbiamo dare eccessiva importanza ai simboli?". "Sono simboli quelli che storicamente si tramandano come tali e non... senti, vieni un momento nel mio ufficio, voglio mostrarti qualche cosa".
Linda emise un gridolino inorridito quando il rabbino la fece entrare nella stanza, migliaia di libri accatastati in disordine sugli scaffali, sui tavoli e sul pavimento, ma Samuel non ci fece caso e con sicurezza si fece largo e prese in mano un grosso volume togliendolo da uno sgabello impolverato, tossirono tutti e due quando le grosse mani dell'uomo lo aprirono e le sue dita indicarono un passaggio :"ecco, questo è uno dei tanti testi scritti sulla Kabalah, la mistica esoterica che interpreta le scritture della Torah, la Bibbia", Samuel sfogliò le pagine fino a che esclamò trionfante :"ed ecco la corrispondenza delle lettere dell'alfabeto ebraico con i valori numerici... ora osserva.... la prima lettera, la alef, corrisponde al numero uno e così via, ma uno in ebraico si dice 'echad' e le lettere che compongono questa parola, alef, chet, dalet, danno come somma il valore di tredici e secondo la maggioranza degli studiosi non è un caso, il numero tredici assume una qualità propria del numero uno. Ma ora osserva il valore numerico della parola 'ahava' e cioe' amore, alef, hey, bet, hey, si ottiene di nuovo il valore tredici. Dunque il concetto di uno e di tredici condividono un significato comune, si deduce che la vera unità è frutto dell'amore, come chiamarlo, lo spirito, il primo e il tredicesimo spirito, e... che ti succede Linda, sei impallidita..."

"Sai", era sera e Ruben teneva stretta Linda, "da quando mi hai detto che mi ami non ho più provato la sensazione del risveglio della mente prima di quello del corpo, devo dire che era una situazione che mi spossava, anche se mi ha permesso di trovarti, non posso più entrare nei tuoi sogni, mi dispiace, ma sono qui realmente" e la strinse ancor di più, "il tredicesimo spirito è scomparso forse?" "No", disse Linda prima di baciarlo, "è qui".

Roberto Mahlab


   
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