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 UN CARRO ALLEGORICO...CON LA MIA NOSTALGIA
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zanin roberto
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Inserito - 19/01/2008 :  23:12:12  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto

UN CARRO ALLEGORICO...CON LA MIA NOSTALGIA

Il capannone di grigi mattoni era immerso nella verde campagna, a lato di una stradina bianca, stretta e con i fossi colmi d'acqua piovana. La notte era iniziata e le luci al neon si spandevano all'esterno con coni che illuminavano la piazzola di ghiaino, il silenzio era dominante.
Il portone di metallo ruggi quando due ragazzotti bene in muscoli, lo aprirono senza indugi, dentro c'era la solita frenesia di preparativi che hanno il tempo in scadenza, pezzi di corpo in cartapesta alti vari metri, giacevano in un disordine organizzato, gambe, braccia, teste di cartone e carta incollata si perdevano negli angoli più nascosti.
Colori, vasi, pennelli e un odore di solvente permeava l'atmosfera e lo spazio, Mauro apostrofava due amici ad accellerare i lavori, Silvano armeggiava su un motore stanco di funzionare, Primo si destreggiava nel pulire e restaurare dei pannelli in vetroresina mentre Federico, il più giovane, si cimentava in una stesura di tinta verde. Il carro di carnevale era prossimo alla sua conclusione, ma le ore che lo separavano dall'esordio erano cruciali e determinanti, erano dieci anni che quel gruppo di amici si ritrovavano uniti nel realizzare un carro allegorico. Tante ore serali a saldare, progettare, allestire,colorare, adattare, assemblare, nella certezza che quello che facevano era un servizio alla comunità di Cordovado, ai bambini, alla tradizione del paese, alla fiducia di chi si aspettava di fare carnevale in allegria.
Quando entrai nel capannone mi prese un sentimento di nostalgia per le tante iniziative che avevo fatto, proprio come ora loro, ore al freddo a preparare gli scenari per il teatro, in oratorio, o per allestire mostre, o per riordinare il materiale da pubblicare sul giornale del paese, o a piantare i paletti segnaletici dei percorsi di marcialonghe o pedalate, a litigare su quella soluzione piuttosto che l'altra, a recriminare su chi avesse avuto per primo l'idea, a scommettere sul risultato finale, a sfidare la capacità altrui in uno slancio di autostima ma rimanendo fedele all'amicizia del gruppo.
L'atmosfera era la stessa, facce serene, che continuavano a farsi mentalmente una domanda inconscia, e a rispondersi con i fatti
- " come faccio a rendermi utile? " - le battute si perdevano a sdrammatizzare i problemi e i grandi volti di cartone dei personaggi a sorridere, soddisfatti di essere al centro dell'attenzione.
Avrei voluto prendere un pennello per iniziare a stendere del colore, avevo già in mente un paio di correzioni e di idee complementari al carro allegorico, per esempio fare dei volantini colorati con stampate delle barzellette da lanciare assieme ai coriandoli...ma mi accorsi che non ero più un componente di un gruppo, ero solo un papà che aveva seguito suo figlio per incoraggiarlo in quella iniziativa sociale.
Mi chiedevo dov'era il confine tra vecchiaia, abbandono di ogni interesse, e il continuare a essere attivi, a rendersi comunque utili, certo i miei 52 anni non mi rendevano vecchio ma quanto le ferite della vita pesavano ?
- " Su, su, prendi un pennello e fai qualch'cosa! " - mi disse Mauro sorridendo, che ben conoscevo per essermi stato segretario nella società cooperativa che aveva edificato le nostre case, lo guardavo stupito mentre disegnava la corazza del drago, non facendolo abile ai lavori manuali ma assaporavo quell'entusiasmo che conoscevo come mio e che mi faceva gettare anima e corpo in ogni iniziativa in cui mi tuffavo.
Federico serio colmava di colore un occhio biricchino, ero fiero di lui, nonostante quel suo carattere pigro e mai entusiasta, le ore passavano senza tensioni e senza indolenze, decisi di andarmene in punta di piedi, con un saluto caloroso uscii dal capannone, nella nera campagna madida di pioggia.
L'aria pesante mi riempi i polmoni, ero malinconico come quella notte
bagnata, forse per la prima volta avevo desiderato i miei vent'anni, riaccesi l'auto e mi lasciai trasportare dalle acacie dormienti, dai fossi ubriachi, dalle buche d'una stradina che sembrava non avere fine sino a casa, immaginando il clamore, le stelle filanti, la gioia dei bimbi, la spensieratezza che quel carro avrebbe procurato a carnevale.

zanin roberto

   
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