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Anna Herm
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Inserito - 23/09/2005 :  09:41:10  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Anna Herm Invia un Messaggio Privato a Anna Herm
L’odore di questo luogo che entra nelle narici sa di sofferenza e morte. Vedo i compagni di soccorso che come me, instancabilmente portano i feriti fuori da questo posto.
Tutto appare spento come se l’angelo della morte abbia dispiegato le ali sopra questo luogo oscurandone la luce.
Grida strazianti di persone in lacrime provenienti dall’esterno dell’edificio rendendo questo luogo ancora più lugubre. Io e un mio collega entriamo in quella che doveva essere un’aula ma che ormai è un cumulo di muri anneriti e vetri rotti, lì ci sono ancora molti feriti da soccorrere e molti corpi senza vita che giacciono al suolo.
Non credevo che i miei occhi potessero vedere questo scempio. Non credo di aver mai visto, in tutti questi anni di professione, così tanta sofferenza e morte. Quello che mi lascia un sapore amaro in bocca è la vista dei corpi dei bambini senza vita.
Vicino ad una delle tre finestre dell’aula, vedo una bambina in lacrime che grida disperatamente, il suo pianto le riga il viso sporco di polvere e sangue; è mano nella mano ad una donna che giace al suolo.
Mi appresto a soccorrerle. Appena mi avvicino noto che la bambina è ancora terrorizzata e dice parole confuse fra le lacrime. Le dico di tranquillizzarsi che non deve temere e le tendo la mano per prestarle soccorso, cerco inoltre di capire se la donna che tiene per mano è ancora viva toccandole il polso e sentendo un lieve battito. Chiamo gridando il mio collega e gli spiego che deve portare fuori la bambina che è già nelle mie braccia. Velocemente l’affido a quelle del mio collega.
Mi chino sopra la donna in modo che possa prenderla fra le braccia, ma mentre la alzo mi accorgo che ha la maglia piena di sangue. Immagino che un colpo di proiettile le abbia trafitto il petto, ferendola ma non uccidendola.
La prendo velocemente fra le braccia e corro verso l’uscita percorrendo strada fra le macerie.
Riesco a uscire dal quel luogo di terrore.
Poso il corpo della donna su una barella mentre un dottore mi raggiunge ha visto il corpo della donna fra le mie braccia. Cerca di prestarle immediato soccorso ma dopo pochi minuti il suo viso s’incupisce e capisco che la poveretta è morta. Un’altra vittima di questo lungo giorno che sembra non aver fine. Un altro corpo da identificare che porterà lacrime a persone che amavano. Mi chiedo quando finirà tutto.
Una mano mi tocca lieve il braccio; è il dottore che mi porge una pallottola di carta. Sostiene che l’ha trovata nelle mani della donna che è appena morta. L’apro delicatamente e dalle prime righe capisco che è una lettera che la donna ha scritto prima che l’inferno scoppiasse.


Beslan 03-settembre-2004


Cara madre, come stai?
Un’altra notte di terrore è passata. Sono riuscita a trovare una matita e un foglio e siccome credo che tutta questa vicenda finirà in tragedia, ti scrivo le mie ultime parole. Spero solo che questa lettera potrà raggiungerti poiché credo che è l’ultima che leggerai.
Qui il terrore si fa sempre più grande. Alcuni sono riusciti a uscire da quest’inferno molti sono già morti. Immagino di essere lì con te vicino alla stufa in cucina. Vorrei vedere il tuo sorriso, sentire le carezze, le dolci parole che hai sempre avuto per me e stringerti nelle mie braccia ricordando che ti voglio bene. Vorrei scappare da quest’inferno.
Sono accanto ai miei alunni sporchi, affamati, spaventati; molti di loro non parlano da quando questa tragedia ha avuto inizio, dal nostro primo giorno di scuola e da due giorni non tocchiamo cibo.
Sul muro vicino alla lavagna c’è ancora appeso il disegno che ha portato Mihaela da casa. Sai, è un bellissimo disegno, pensa che ha raffigurato la sua famiglia e il fratellino appena nato e seppur è sporco, bruciacchiato sembra resistere ai colpi di fucili.
Mi chiedo il perché di tutto questo. Cosa abbiamo fatto di male? Quale odio abbiamo provato per riceverne così tanto?
Che diritto hanno di tenerci qui queste persone? Perché scelgono per noi la morte sostituendosi a Dio? Dov’è l’amore fraterno che dovrebbe unire tutti gli uomini?
Attorno a noi si sentono continuamente i sibili delle pallottole sparate dai fucili.
Quando sento i colpi, stringo nelle mie mani quelle dei bambini. Sento nelle loro dita una folle paura quando un terrorista ceceno si avvicina a loro. Cerco di consolarli dicendogli che tra poco sarà tutto finito ma so che sto mentendo, che a loro ho sempre mentito.
Già mamma, non credi che tutti noi mentiamo? Quando diciamo o crediamo che l’uomo è buono, giusto, che nel cuore di ogni uomo c’è la pace. Forse è per questi folli pensieri che Dio ci punisce, per queste bugie.
Ora sai, riesco a immaginare il terrore che hanno provato tutte quelle persone che 11 settembre, di alcuni anni fa in America morirono. Era il 2001 quando crollarono le torri gemelle e dagli schermi televisivi abbiamo osservato quelle scene. Ora credo di sapere a cosa pensavano, credo di provare la loro stessa agonia.
Terrore…può l’uomo racchiudere così tanto odio in una semplice parola?
Pensare che io e tutte queste persone non potremo vedere più i nostri cari, gli amici mi strazia il cuore. Guardo tutti questi bambini straziati, li rivedo mentre giocano in cortile e scherzano fra loro. So che non arriveranno più con le loro bici nel piazzale della scuola, non sentirò ridere nei corridoi all’ora dell’intervallo. I loro genitori non li vedranno più uscire dalla scuola correndo felici verso di loro perché un altro giorno scolastico è giunto al termine.
So che le loro lacrime si uniranno alle tue, quando porterete i nostri corpi al cimitero. Vorrei sperare che tutto non finisca così, che ci lasceranno liberi di uscire da questo luogo, tornado a casa a riabbracciare i nostri cari.
Perché qualcuno non fa nulla per rimediare a quest’odio, iniziando a gridare al mondo che nessuno ha diritto di uccidere, torturare e di seminare terrore?
Ho sempre creduto che l’uomo è sulla terra per amare un altro uomo anche se diverso, che non dovremmo soffermarci sul colore della pelle, della religione o di ideali politici ma andare oltre a certi pregiudizi e ideali e che l’unico ideale dell’uomo dovrebbe essere il rispetto per gli altri.
Mi guardo attorno e so che questo pensiero è ancora lontano che i grandi uomini fanno poco per la pace nel mondo.
Da quello che ho visto so che sono poche le persone che si battono per la pace e l’uguaglianza e che spesso il lavoro di queste persone va in fumo in colpi di fucili, scoppi di bombe e sangue innocente.
Spero che un giorno, magari molto presto, l’uomo possa finalmente trovare un altro modo di ottenere quello che ora ottiene con la guerra e senza disseminare terrore e odio negli altri popoli..
Cara madre, non so se ti potrò riabbracciare e per quanto tempo potrò vedere il cielo respirando l’aria. Invoco e prego Dio chiedendogli perdono per i miei peccati, che possa dare a tutti noi un posto in paradiso. Chiedo perdono anche a te mamma, per tutte le volte che ti ho fatto arrabbiare, per essere così lontano da casa e non esserti accanto. Vorrei poterti scrivere mille volte “ ti voglio bene” e spero questa lettera ti possa raggiungere. Immagino che quando tutto questo finirà ti vedrò dall’alto di questo cielo che oggi è cupo, carico di morte e di terrore.
Tua per sempre Karina.

Un nodo mi assale alla gola e mentre mi asciugo le lacrime con la manica dell’uniforme della croce rossa, osservando questo luogo, i corpi feriti o morti ma, soprattutto, quello della donna che ha scritto quella lettera, alzo gli occhi verso il cielo sperando vivamente, che un giorno non lontano da qui possa arrivare la pace.


ANNA HERM

   
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