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pollyanna
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Inserito - 05/01/2005 :  01:43:25  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a pollyanna
Dunque, credo che corresse(perchè mai si dice così...vabbè che il tempfugge ma...) l'anno 1960-61 ei miei genitori con tutta la santa famigliuola, si erano trasferiti da un ameno pesino calabro in provincia di Piacenza da circa 1 anno,..ma questa è un altra storia...
Non so per quale motivo ci trasferimmo di nuovo, sta di fatto che, io che avevo circa 6 anni, mia sorella di tre, un fratello di un anno e un altro di qualche mese, nonchè la sorella di mia madre e un cugino di mio padre, fummo deportati, è questa la parola giusta, in un isoletta in mezzo al Pò vicino al paese di Monticelli d'Ongina,in quanto era una riserva di caccia e a mio padre era stato offerto il ruolo di guardiacaccia.
Sull'isolotto c'erano solo 2 case, la nostra e quella di un altro guardiacaccia che pattugliava l'altra riva.. da notare che le case non erano neanche vicine e quindi non cerano grandi rapporti di vicinato.. Non c'era ovviamente acqua corrente ma si doveva prenderla da una pompa manuale giù in cortile, e ovviamente niente elettricità, c'era è vero un generatore giù
> in cantina, e quando andava in cucina c'era luce, ma per lo più si usavano vecchie lampade a...bho credo petrolio...non ricordo bene,la casa era molto grande, su 3 piani, noi abitavamo il 2, all'ultimo nn so perchè ci tenevamo i tacchini,(forse erano in cova)e a pianterreno cera una grande sala col camino dove si riunivano i cacciatori quando c'erano le battute di caccia,e si faceva gran festa; ci si dormiva anche, d'estate, su una coperta stesa sul pavimento per cercare refrigerio dalla calura , in quanto era proibitissimo, sopratutto per noi bambini, anche soloavvicinarsi al fiume...c erano le sabbie mobili e molti giovani imprudenti purtroppo ne erano stati risucchiati..
Ricordo una volta, che mentre noi bambini dormivamo su quel fatidico pavimento,fummo letteralmente ricoperti di rughe, lascio immaginare gli strilli e il male al risveglio.
>
Io andavo a scuola ancora nel paesino di prima, mi sembra che si chiamasse San Nazzaro, perchè dovevo finire l'anno scolastico, mio padre mi portava fino al piccolo porticciolo sul fiume, dovevenivo caricata su una specie di zattera una zattera che mi portava sull altra sponda: (il ponte che era solo un ponte di legno appoggiato su barche era molto più a monte..)io che non avevo ancora 7 anni, dopo la traversata facevo un paio di km a piedi per arrivare sulla provinciale (credo), dove prendevo la corriera che mi portava in paese, da lì poi un altro paio di km e arrivavo a scuola...e al ritorno la stessa storia..
Ma mi piaceva, molto, mi sentivo leggera, come se fossi alla scoperta di un mondo tutto mio,ero da sola contro tutti,ero da sola a inebriarmi del sole, della pioggia, degli odori,di tutto quello che ogni giorno ,di bene o di male mi portava, non dovevo dividere niente con nessuno, ma sopratutto, erano momenti in cui ero libera dalla schiavitù di accudire i miei fratelli, libera dal fatto che in casa c'era qualcosa che nn andava e nn capivo cosa, libera dalle urla di mia madre, mia zia se n era andata a lavorare nn so dove, era rimastocon noi solo il cugino di mio padre, che si occupava delle galline , dell orto e di tutti i piccoli lavoretti che ci sono di solito in case di quel genere...
E malgrado tutto ricordo con piacere quel periodo, perchè mi inebriavo di sole,del fiume che cantava lì vicino, dei fagiani che venivano a mangiare il becchime delle galline,(E A VOLTE FINIVANO IN PENTOLA!!!) di colori di profumi, e mi appagava in modo particolare il senso di libertà che mi dava il fatto di potermi allontanare,nelle ore più assolate, e andare in esplorazione dei misteri che mi circondavano, sognando volta a volta di essere una regina che aveva i suoi bravi vassalli(mia sorella, il mio fratellino e il figlio del ns. vicino, non ricordo quanti anni avesse) che andava a conquistarsi il regno, oppure cercatrice di tesori nascosti,,, e trascinavo quei poveri piccoli nel bosco o nella ...mi sembra di ricordare tanta sterpaglia altissima e tante dune, ma ovviamente era un qualche avallamento fra un albero e un altro che io vedevo diversamente, vuoi per la mia visione di bambina, vuoi per l'immaginazione,una volta ritornammo da una di quelle esplorazioni talmente pieni di punture di calabroni da rischiare di morire, perchè io avviamente volevo ...il miele....:-(
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E poi venne l autunno e con l'autunno le prime pioggie, e le seconde e le terze..fatto sta che il fiume saliva saliva, e rischiava di giungere al secondo piano, mia madre era terrorizzata, anche se mio padre aveva la barca,perchè il Pò era violento nelle sue piene, e ovviamente anche noi bambini sentivamo l'ansia e la paura, e ci comportavamo di conseguenza...quindi c'era una cacofonia incredibile, perchè ovviamente avevamo portato in casa anche tutte le bestie relegandole all ultimo piano,quindi lascio immaginare ...
Ma grazie a dio, quella volta il fiume fu clemente, pian piano l'acqua defluì,lasciando un pantano che si potrebbe descrivere, (ma non sarà mai come il vissuto...), e il tempo migliorò un pò per fortuna, perchè si avvicinava il tempo della prima comunione e della cresima..a quei tempi si teneva una domenica la cresima e la domenica dopo la comunione(o viceversa non ricordo bene), fatto sta, che ovviamente nn potevo vestirmi a casa,(dato tutto il fango che ancora impazzava allegramente in giro) e il vestito mi aspettava allo chalet sull'altra riva( era una specie di ristorante aperto solo d estate e d inverno i proprietari lo usavano come una sorta di banco di passaggio tra una riva e l'altra), ma a me nn sembrava una festa partire da casa non vestita, e così insistetti per avere almeno le scarpe(misembravano meravigliose, tutte bianche con un cordoncino tutto attorno le più belle che avessi mai visto..).
Per poter arrivare al molo a prendere la zattera, mia zia, che era tornata per l'occasione, mi mise a sedere sulla
canna della sua bicicletta, e, armata di stivaloni alti oltre il ginocchio, si accinse all ardua impresa di combattere il risucchio del fango che non voleva farci passare...ovviamente come di solito succede in casi del genere io persiuna scarpa, che mia zia prontamente ripescò dal fango, ma era irrimediabilmente rovinata....
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L'autunno o la primavera successiva,nn ricordo bene, subimmo un'altra inondazione, ma questa volta il Pò nn fu clemente come la volta prima...ci costrinse al terzo piano e da lì se non arrivavano in tempo quelli della protezione civile o chi per loro, saremmo arrivati al tetto...invece uscimmo da una finestra, e io ricordo, mentre andavo via, questo tramonto infuocato che incendiava gli alberi, il fiume sembrava color del sangue, e questi alberi altissimi che sembrava nascessero direttamente dall'acqua, e al di là di tutto questo si intravedevano ancora il tetto e le finestre della casa, che pian piano veniva sommersa mentre il fiume saliva....
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E' da questa esperienza che nacque qualche anno più tardi la mia "ode" al Pò, che però andò perduta, e proprio perchè è stato un ricordo indimenticabile, ho tentato di riscriverla....ecco perchè il titolo "ricordo di un ricordo"


   
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