Giorno 4 di UTICCi metti pochissimo a capire che in questo reparto gli infermieri sono gli unici a parlare ad alta voce. Gli altri, noi, i "parenti" sussurrano, si muovono piano...
Quasi a non voler spostare nemmeno un atomo d'aria più del necessario, hai visto mai che la morte che aleggia in queste stanze decide di mettersi in movimento anche lei.
Anche il medico, ha sussurrato, piano, che può andarsene anche per un colpo di tosse, "pochi secondi" ha detto... "tra quanto" chiedo io... "poche ore", faccia compunta, espressione di circostanza, si volta và via facendo svolazzare un camice troppo bianco e assurdo.
Con il mio "poche ore" che rimbomba nella testa torno da lui, respira... ok, questa è una buona notizia, la mascherina dell'ossigeno lo fa sembrare appena un pò più piccolo, ancora più fragile. gurdo i monitor, linee e numerini che certificano la sua presenza a questo mondo, ogni battito è un bip, lieve, sommesso, anche questo un sussurro tecnologico ma emesso a volume quasi impercettibile come se anche il monitor non volesse che la sua presenza fosse rilevata dalla morte.
"un colpo di tosse", andarsene per un colpo di tosse... Ridicolo se non fosse tragico. Mi aggiro per la stanza, aggiusto la mascherina, rimbocco le coperte ( lui ha sempre freddo anche se fuori fa caldo), e lo guardo... Quand'è che ha cominciato? quando è iniziato questo processo irreversibile di miniaturizzazione di questo corpo che da bambino mi sembrava una montagne che adoravo scalare?
Improvviso, come un'esplosione.... "BIIIIIIIIIIIPPPPP!!!" Acuto, fortissimo, stavolta è il mio di cuore a fermarsi, gli infermieri si agitano, corrono per il reparto, si gridano ordini...
Lui sgrana gli occhi, io ancora non respiro, il mio cuore è fermo, guardo lui e credo di vederlo trapassare, mi butto sul suo piccolo corpo, voglio tenerlo lì *****! " non ti porta via nessuno!" e lo abbraccio forte, lui risponde al mio abbraccio, c'è forza e vita nele sue braccia, sono passati pochi secondi ma nessuno si è precipitato nella stanza. Guardo il monitor linee e numeretti sono al loro posto, il battito si è alzato un pò per lo sforzo di abbracciarmi, ma non era il nostro BIP, la morte ha sfiorato un altro letto... e io ne sono squallidamente contento.
Mi accuccio per terra, l'orario delle visite è finito, ma se gli infermieri non mi vedono non possono buttarmi fuori, sto fermo e non faccio rumore, finchè resto accanto a lui non gli può succedere nulla di male o almeno io credo, devo crederci.
Lui è tranquillo, sa che sono qui e che ci penso io, per lui è così, quando è solo si agita... Ma alla scienza medica questo non interessa.
Alla fine mi scoprono devo uscire, accendo una sigaretta e aspiro forte il fumo e l'aria fresca di questa notte che non dimenticherò mai, BIP !!!! è solo la batteria del cellulare ma basta a fermarmi il cuore un altra volta.
C'è una cancellata arrampicandosi su di essa si vede la sua camera.
Corro, come il vento, le gambe vanno da sole, devo fare il giro di tutto il reparto. Anche se la distanza è minima mi sembra un'eternità il teempo che impiego per raggiungere la cancellata.
Salgo, lui è lì, dorme, la maschera dell'ossigeno è storta, ma valuto che comunque dovrebbe ancora assolvere al suo compito abbastanza bene.
Appollaiato su un cancello arruginito, monto la guardia alla sua vita.
Quando avrò la sua età se e quando, in quel letto sarò solo e piango.
I poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa.
( F. DeGregori)