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Roberto Mahlab
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Inserito - ago 14 2002 :  08:56:46  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Kulim, Malesia - 12 agosto - dal vostro inviato

L'isola di Penang e' collegata alla penisola malese grazie a uno dei piu' lunghi ponti del mondo. la costa del continente e' un lungo snodarsi di insediamenti industriali, il governo ha messo a disposizione di imprenditori locali e internazionali prestiti molto favorevoli per l'acquisto delle terre e la costruzione delle industrie che hanno condotto il paese ai primi posti per tasso di sviluppo e esportazioni.

Insieme a Steven Ho attraversiamo l'area tecnologica, dove giganti quali Fuji e Intel assemblano circuiti e apparecchiature che tutti utilizziamo.
Ma nonostante le condizioni favorevoli, i prestiti sono stati utilizzati solo al venti percento, le ricadute della lunga crisi degli anni passati e lo stallo mondiale a seguito dell'11 settembre continuano ad avere pesanti ripercussioni. Il ministro locale dell'economia ha tenuto un accorato discorso in cui si e' augurato la vicina ripresa delle economie d'occidente che riporterebbe una ventata di fresco alle esportazioni locali.

Oltre l'area industriale si dipartono a sud l'autostrada per la capitale e centro finanziario Kuala Lumpur e a ovest la statale per le regioni ricoperte dalla giungla. In particolare due di esse, di quasi esclusiva predominanza Malay musulmana, sono alla ribalta dell'attenzione politica perche' le autorita' locali propongono l'adozione della legge islamica, rifiutano l'apertura di una nuova universita' e si oppongono alla costruzione di una autostrada che renderebbe le due regioni, ricche di attrattive turistiche, piu' facilmente raggiungibili.
Il governo centrale, arbitro dell'equilibrio etnico tra cinesi, Malay e indiani, ha richiamato al rispetto della costituzione comune le due province al limite del separatismo.

Tutto attorno le enormi ricchezze naturali del paese e tutte rinnovabili. A perdita d'occhio la giungla degli alberi della gomma, un alto e tenero fusto da cui per incisione del tronco si ricava il prezioso bianco liquido del lattice, poi lavorato e trasformato nelle varie qualita' della gomma.
L'albero dell'olio di palma, grappoli di piccoli frutti rossi e gialli che ricrescono in continuazione dopo ogni raccolto e da cui, per spremitura e raffinazione, si ricava l'olio di palma, utilizzato in tutta l'Asia per cucinare, il sapone, la margarina e la glicerina.
L'albero della noce di cocco, su cui spesso trovano rifugio i vari generi di scimmie, frutti grossi e ricchi di un latte squisito e nutriente.
Poi il mango, i durian, la papaya e decine di altri.
La caratteristica di tutti questi alberi in un paese dall'eterna estate e con piogge abbondanti, e' che basta un seme di un frutto gettato per terra per ottenere una nuova pianta nel giro di due settimane.

Piu' ci addentriamo nella giungla, piu' naturalmente abbiamo la possibilita' di incontri che abbiamo appreso dalla letteratura, i serpenti sono dovunque e non disdegnano di cibarsi degli esseri umani, ma solo se commettiamo la svista di pestarli inavvertitamente. Anaconda e cobra sono talvolta le star delle Tv locali.
Anche le tigri pranzano ad umani ma solo se non c'e' proprio altro, se non hanno la forza, a causa di una malattia, di dare la caccia agli altri animali ben piu' in carne.

Il paese conta 26 milioni di abitanti ed e' sottopopolato, questa e' la ragione dell'inviolabilita' della giungla in cui ancora oggi vivono tribu' di aborigeni, ognuna formata da circa un centinaio di persone e distanti l'una dall'altra decine di chilometri.
Steven Ho mi spiega che di solito costruiscono capanne di legno vicine ai fiumi per poter pescare, bere e lavarsi e trascorrono gran parte del tempo a caccia, sono famosi per le lunghe cerbottane da cui infallibili partono i dardi.
Queste tribu' forniscono la prova vivente che ogni sviluppo si porta dietro le peculiari malattie, la loro vita non e' infatti turbata, come quella dei cittadini del mondo industrializzato, da epatiti e da una lunga lista di danni che sono lo scotto da pagare alla civilizzazione. Il maggior rischio che corrono sono le infezioni spesso letali causate dal contatto del loro corpo con la giungla e la natura.

Il cielo e' azzurro oggi, lo stesso colore dell'oceano e il quotidiano rovescio tropicale, siamo nella stagione delle piogge, pare essersi lasciato commuovere dalla voglia di sole dei turisti che popolano le bianche spiagge ombreggiate dalle palme, forse piovera' di nuovo stanotte.

L'intera Asia sudorientale, India, Cina e Indocina, si e' risvegliata ieri alla notizia del rapporto delle Nazioni Unite sulla nube spessa tre chilometri che sovrasta questa parte del pianeta. E' di colore marrone alla rilevazione degli strumenti e si presume sia stata causata dall'emissione dei sottoprodotti industriali in una della zone piu' attive del pianeta, nonche' nutrita dagli incendi dolosi delle foreste indonesiane. Le prime analisi indicano conseguenti possibilita' di incremento di malattie e di violenza climatiche.
Il rapporto modifica la percezione che l'inquinamento ambientale sia un problema esclusivo dei paesi indistrializzati dell'occidente e nelle prossime riunioni mondiali questa indesiderata prova di una globalizzazione gia' avvenuta, sara' sul tavolo di chi dovra' decidere, consapevole che problemi e soluzioni non hanno piu' confini.

Anche se i nostri amici aborigeni continuano, come sempre avvenuto, a condurre indisturbati una esistenza separata, non sono esenti dalle ripercussioni della nube che sovrasta tutti, locale o globale che sia il loro pensiero, quel chiaro e scuro che sta accompagando il nostro tempo interessante.

Bob Porter - Concerto News System - Cns/"A view from Asia" - @2002

   
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