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Roberto Mahlab
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Penang, Malesia - 11 agosto - dal vostro inviato

"Che fai oggi?"
"Niente", ho risposto deciso al mio allibito fornitore di Penang, vantando la saggezza del dolce far niente dei popoli latini.
Il mio stomaco, dopo una settimana di squisito cibo in Cina, era solo un poco meno dolorante di quando siete divorati da un nugolo di formiche rosse ed era per di piu' domenica e cosi' passai davvero la giornata sdraiato sulla spiaggia da sogno dell'isola di Penang, la perla della Malesia.

La Malesia e' un paese talmente ricco di materie prime e di prodotti naturali che, secondo i miei amici, anche in caso di sparizione del resto del pianeta i suoi cittadini sopravviverebbero tranquillamente semplicemente sdraiati sulla spiaggia a consumare gli enormi frutti tropicali che abbondano in innumerevoli piantagioni.

E' un paese ad etnia mista, di cinesi, di Malay musulmani e di indiani e l'equilibrio viene mantenuto da un governo che poco spazio lascia a qualsiasi tendenza che possa causare turbolenza, i cittadini, come in molti altri paesi di questa zona dell'Asia, sono liberi di arricchirsi.

La mia pigra giornata si alterna a spuntini con due amici, l'affascinante Nan Ci, assistente di volo della Catai Pacific, malese di etnia cinese. I cinesi della Malesia primeggiano nelle attivita' economiche e mantengono un forte attaccamento alle tradizioni buddiste. Il secondo amico e' Madas, di etnia Malay musulamana, i Malay hanno in mano la gestione del governo del paese e della vita pubblica. Mentre Nan Ci nuota in piscina, Madas e io ci avventuriamo in una rapida carellata ai dintorni seguendo i titoli del quotidiano locale, la turbolenta Indonesia in cui la corruzione e' talmente endemica da avere danneggiato il tessuto sociale del paese, la dittatura senza uscita che opprime la Birmania e il paragone con la Malesia, un paese in cui il popolo ha ottenuto invece quel desiderio di stabilita' nelle regole del convivere civile.

Madas passa a parlare delle turbolenze che affigono il mondo musulmano che dai tolleranti Malay non vengono nascoste, neppure quelle piu' sentite quale il rigetto per il dittatore di Bagdad, la consapevolezza che in caso di conflitto seguente ad una rivolta interna con l'aiuto di paesi esterni, il dittatore si troverebbe isolato, il suo popolo ha dovuto accettare la sua tirannia con rassegnato fatalismo e accettera' il suo abbattimento rapido con lo stesso fatalismo, seppur stavolta colmo di soddisfazione.
E' sempre interessante ascoltare i miei amici musulmani che si sentono sorpresi dall'idea che talvolta si ha in determinati circoli politici dei paesi europei, secondo la quale i popoli dei paesi musulmani che subiscono le dittature sarebbero da esse rappresentati, nulla di piu' lontano dalla verita', chi subisce non lo fa mai, ovviamente, con piacere, europeo od asiatico che sia. Chissa' perche', continua Madas, talvolta in Europa si pretende che per i popoli non europei non valga lo stesso metro di dignita'.
Si finisce a parlare della crisi in Medio Oriente e non c'e' odio nelle parole del mio interlocutore, solo la curiosa constatazione che, secondo quanto ha appreso da diversi studi letterari, quella tra ebrei e musulmani sarebbe una guerra che durera' fino a quando esistera' il mondo.

Lo avviso che sono ebreo e lo rassicuro allegramente che non credo proprio che sara' cosi' e tutti scoppiamo in una risata, forse sono il primo ebreo che abbia mai visto e subito cade ogni discorso di preconcetto, i valori comuni di cui abbiamo dialogato sono stati profondi e poi stanno arrivando i piatti ricolmi di gamberoni.
Ricordo l'anno scorso una situazione simile, un mio fornitore Malay musulmano, una donna d'affari cinese e io stavamo prendendo d'assalto il piu' pantagruelico banchetto multietnico che abbia mai visto e il mio amico mi rivelo' che, secondo i suoi precetti, non avrebbe neppure dovuto sedersi a tavola con me e invece stabilimmo di comune accordo che i precetti rimanessero precetti e che si desse il via alla comune meritoria opera delle nostre dentature incaricate di demolire tutto quello squisito cibo.

Per la caduta delle barriere e' forse necessario il dialogo, ma e' senza dubbio insostituibile il comune appetito.

Bob Porter - Concerto News System - Cns/"A view from Asia" - @2002

   
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