Racconti dall’ospedale azzurroEsauriti i propri doveri nei confronti della malattia, medicine, e controlli di vario genere da parte di....tutti..., privi di televisione, a meno di non accettare di seguire per ben otto serate le partite di calcio e quando queste non ci sono,i programmi con i commenti...si resta in camera e ci si ritrova a riflettere su vari episodi della propria vita e a scambiare le proprie esperienze.
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L’anziana signora ricoverata nella mia camera parlava spesso dei figli, ma in particolare del “mé Zanass”, come chiamava affettuoamente il marito.
Oramai anziano, gli anni sono tanti, ben settantotto più un intervento al cuore, non manca tutti i giorni di macinarsi settanta chilometri di bicicletta.
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Mi ricordai allora le mie avventure di adolescente, quando in bicicletta, un gruppo di ragazzini,i miei fratelli immancabilmente e altri coetanei, andavo sul Naviglio Grande,( quello con le acque pulite del Ticinello che entra nella darsena portando i barconi trainati con funi,a mano, oppure più tardi dai trattori),e, giunta appena fuori dall’abitato, legavo la bici e gli abiti che avevo indosso alla ringhiera di ferro. Avevamo già il costume da bagno e perciò, senza altre formalità, giù in acqua a sfidare la corrente o a farsi cullare assecondandola nella direzione opposta. Bella ginnastica! Come ciclista valevo poco, se poi andavo in villeggiatura e trovavo qualche discesa con curva non pensavo minimamente a rallentare, un ruzzolone dopo l’angolo era ciò che mi aspettava immancabilmente!!
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Il Zanazzii," el mé Zanass" della signora G., era stato corridore ciclista negli anni della sua giovinezza, in squadra con Fausto Coppi, aveva corso nei giri d’Italia, nei Tour de France.Volentieri ci raccontava aneddoti riguardanti i grandi dell’epoca, Bartali, Magni, Bobet, e altri … e faceva delle belle risate quando gli esponevo il mio modo di andare in bici.
Fece però un sussulto quando gli raccontai dei bagni nel Naviglio, gli avevo rievocato degli episodi della sua vita che aveva dimenticato.
Ci raccontò quindi con una certa emozione la sua esperienza:
"...seri el garzonitt del prestiné de Bagg...ero il garzone del prestinaio di Baggio, avevo 14 anni. Quando uscivo dal lavoro, alle sei e mezza di sera , prendevo la bicicletta e, via me’l vent ( via come il vento) fino al Naviglio Grande.
Le strade non erano belle, ma non c’erano macchine e si facevano parecchi chilometri in pochissimo tempo.
Appena arrivato, senza neanche rallentare, mi buttavo in acqua e, via a pedalare sottacqua, sì, avete capito bene, sott‘acqua, poi man mano in superficie....e sì, con i vestiti e tutto, ah, certo non dalla vostra parte, non potevo certo buttarmi in acqua in velocità se c’era la ringhiera, ma dall’altra, dall’alzaia che ha la sponda bassa, un super allenamento per il futuro corridore!."
Milano non offre molto, soprattutto dopo la guerra , ma quel poteva dare bisognava saperlo scoprire...io a modo mio,noi ragazzi ci sentivamo eroici, ma il Zanazzi lo era in modo incredibile e spericolato!
Elena
Edited by - elenafior on Sep 21 2002 19:21:26
Edited by - elenafior on Sep 21 2002 19:24:12