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 L'attesa
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luisa camponesco
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Inserito - 21/06/2009 :  16:41:02  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco



L’attesa

“Sussurri d’acqua” così Maria Adelaide chiamava le piccole onde che si infrangevano a riva. Stava ore ad osservarle. Le onde arrivavano, lambivano la riva, si ritiravano mostrando sassolini lucidi e brillanti e subito tornavano. Di tutto il parco della villa, quello era l’angolino preferito. A volte chiudeva gli occhi ed apriva le braccia immaginando di volare sul pelo dell’acqua.
-Signorina Maria Adelaide, signorina Maria Adelaide.- la governante la chiamava dal sentiero che conduceva al porticciolo. - Il signor Anselmo suo padre desidera parlarle.
Maria Adelaide non voleva staccarsi dalla balaustra in legno, ma quando suo padre chiamava doveva ubbidire.
Il custode stava sistemando i remi e il signor Anselmo lo osservava aggiustandosi i baffi.
- Volevate parlarmi padre?
- Oh eccoti qui! Mi assenterò per qualche giorno, ti lascio il governo della casa, Teresa ti aiuterà. Ormai sei una signorina e…..dovrai imparare ad amministrare la tenuta.
- Padre, è successo qualcosa?
- Niente figlia mia devo solo recarmi in città per affari, sarò presto di ritorno.
Non era la prima volta che Anselmo Ferraboldi la lasciava sola, ma mai aveva affidato compiti così importanti e questo suonò strano a Maria Adelaide che, dopo la morte della madre, era rimasta la sola persona importante per Anselmo.
Guardò il padre allontanarsi dalla riva e gli occhi gli si inumidirono, un alito di vento gli scompigliò i capelli, e una nebbiolina biancastra nascose la barca alla sua vista.
- Signorina che disposizioni da per il pranzo?
Già, il pranzo, il solo pensiero le dette un senso di nausea, ma doveva pensare anche al resto della servitù; non erano in molti, dopo la morte della signora Clara,la mamma, le risorse finanziarie si erano notevolmente assottigliate, ma di questo Maria Adelaide non sapeva ancora nulla, lo avrebbe scoperto presto, molto presto.
Si diresse con passo lento, verso la villa, cercando di prolungare il più possibile il senso di pace che provava passeggiando nel parco.
Si fermò alla fontana circolare posta dinnanzi all’ingresso di casa e raccolse alcune foglie che galleggiavano sull’acqua.
- Di a Giuseppe che la fontana è da pulire e c’è dell’erba da strappare nelle aiuole.
Ecco le sue prime disposizioni da padrona di casa. Entrò nello studio che fungeva anche da biblioteca, esitò prima di sedersi nella poltrona di suo padre, poi, dopo aver intinto la penna nel calamaio iniziò a scrivere un elenco di cose da fare.
Si perse un po’ ad osservare l’austero arredo della stanza. I volumi ben ordinati e rilegati in pelle coprivano interamente tre pareti, mentre nella quarta due ampie porte-finestre davano sulla terrazza, dalla quale si poteva ammirare una guglia dolomitica.
Quand’era piccola, sua madre le raccontava la leggenda della fata che viveva sulla montagna, talmente innamorata del sole che, alla sera dipingeva di rosa la roccia per imprigionarne il tepore e trattenerlo più a lungo con se.
L’arrivo della domestica la distolse dai suoi ricordi.
- Signorina, è arrivato il pescatore, dovrebbe scegliere il pesce per la cena.
- Devo farlo ora?
- La cuoca sta aspettando…..
- Vengo subito.
Un ultimo sguardo alla montagna e poi si diresse verso la cucina.
Pentole in rame, appese in ordine decrescente di dimensione, facevano bella mostra vicino al camino acceso. Un paiolo colmo di verdure, bolliva diffondendo un buon profumo, le posate lucidate per benino erano stese sul tavolo, Teresa controllava che tutto fosse in ordine e pulito.
- Oh eccovi signorina, il pescatore è qui fuori.
La porta della cucina dava su di un prato circondato da pini, lenzuola candide si muovevano al vento del mattino e profumavano di lavanda.
Il giovane, curvo su di una cesta, non la vide. Teresa lo chiamò.
- Giovanni, mostra il pescato alla signorina Ferraboldi!
Le braccia muscolose e il volto abbozzato ad un sorriso, Giovanni mostrò la cesta alle due donne.
- C’è del persico, trote e un paio di anguille.
- Fresco? – chiese Teresa.
Per tutta risposta un’anguilla si mosse e Marisa Adelaide indietreggiò spaventata.
- Pescato all’alba può credermi.
- D’accordo, lo prendo tutto.
Giovanni portò la cesta in cucina e la cuoca si affrettò a travasarla in un secchio colmo d’acqua.
- Aspetti qui, le porto il denaro.
- Non si preoccupi me lo darà domani ora non posso fermarmi. Con il suo signor padre regolavamo in conti una volta alla settimana.
In un certo senso Maria Adelaide si sentì sollevata, infatti trovare denaro la trovava impreparata. Attese che Giovanni salisse in barca prima di dirigersi verso lo studio del padre. Una piccola chiave dorata appesa al collo con una catenina apriva il primo cassetto della scrivania. La mano le tremò mentre l’apriva, era la prima volta che lo faceva e le pareva di commettere un’azione riprovevole, di invadere spazi non suoi.
Il cassetto mostrò il suo contenuto, un registro rilegato in pelle nera e una scatola di legno. Aveva visto molte volte suo padre mettervi il denaro, ma quando l’aprì era del tutto vuota. Un senso di angoscia la colse all’improvviso; suo padre non le aveva lasciato nulla.
Guardò meglio, forse li aveva messi da qualche altra parte. Aprì tutti i cassetti e nell’ultimo trovò la custodia della pistola vuota. Il senso di angoscia si trasformò in paura.
Chiamò la governante.
- Desidera qualcosa?
- Bada che nessuno entri in questa stanza senza mio ordine!
Il volto della governante si fece scuro ma non disse nulla. Maria Adelaide, dopo aver chiuso la porta dietro di se, si diresse alla scrivania ed iniziò a rovesciare tutti i cassetti.
La maggior parte dei registri erano inventari o documenti riguardanti la casa e la tenuta; una scatola di velluto blu conteneva un orologio da taschino in oro, ricordo del nonno, poi vide la lettera. L’intestazione a caratteri in grassetto BANCA ITALIANA DI SCONTO.
Poche righe per comunicare che al momento la banca non era in grado di restituire il denaro depositato, ma che lo avrebbe fatto appena possibile e chiudeva con le scuse per il disservizio.
E adesso cosa doveva fare? Era chiaro ormai che in casa non c’era denaro, come avrebbe pagato Giovanni? E i fornitori? Doveva rintracciare suo padre.
- Teresa, domani vado in città è una cosa urgente!
- Ma signorina cosa direbbe sua padre!
- Vado da lui, devo assolutamente parlargli.
Poco tempo per preparare la partenza e soprattutto non sapeva con quale denaro avrebbe pagato il viaggio.
Quella notte non dormì, allora preso uno scialle scese nel parco e raggiunse il suo angolino. La luna disegnava una scia argentea sull’acqua e un puntino luminoso la attraversò. Maria Adelaide fissò quella luce finché dimostrò essere una lanterna fissata su di una barca.
La barca si avvicinava a riva, quasi si poteva vedere l’uomo che trascinava una rete. Ebbe un’ispirazione corse sulla spiaggia.
- GIOVANNI, Giovanni!!
L’uomo sollevò il capo sorpreso e remò fino a riva.
- Signorina Maria Adelaide, cosa fa a quest’ora fuori casa?
- Ho bisogno del suo aiuto. Domani potrebbe portarmi alla stazione del treno? Devo assolutamente recarmi in città. Purtroppo non potrò pagarla, non per il momento, devo prima parlare con mio padre.
- Ho saputo che in città ci sono disordini, ci pensi bene prima di partire e non si preoccupi per il denaro, me lo darà quanto potrà, ma se è proprio decisa a partire sarò qui all’alba.

°°°

Un vento leggero increspava l’acqua, un gabbiano le passò vicino e lei, attendeva. La barca apparve come d’incanto e accostò a riva, Giovanni, con un balzo le fu accanto.
- Ha pensato bene?
- Il treno partirà alle nove, non voglio perderlo…
Tese la mano a Giovanni e salì in barca.
La remata lenta ma vigorosa, le fece scordare per un istante il suo problema. Il profilarsi del porto d’ arrivo le procurò una stretta al cuore. Giovanni l’aiutò a sbarcare.
- Allora grazie.
- L’accompagno alla stazione.
- Non è necessario.
Giovanni le camminò a fianco fin davanti allo sgabuzzino del bigliettaio. Maria Adelaide esitò poi si fece coraggio.
- Un biglietto per Milano!
- Due lire e cinquanta centesimi.
Alla ragazza si riempirono gli occhi di lacrime.
- Prego signorina, due lire e cinquanta.- Inaspettatamente Giovanni venne in suo aiuto.
- Buon giorno Gaspare, il pesce che vi ho portato ieri costa proprio due lire e cinquanta, quindi consideratelo pagato.
Gaspare elargì un ampio sorriso e consegnò il biglietto a Maria Adelaide.
- Le rimborserò tutto non appena ritorno.
- Lei stia attenta la città non è più quella di una volta. Io verrò qui ogni giorno e l’aspetterò.

Si sentiva umiliata, seduta in terza classe su di un sedile in legno. Mentre guardava il paesaggio che fuggiva, pensò che la volta precedente quello stesso percorso l’aveva fatto in carrozza con suo padre. Non riuscì a trattenere le lacrime.

La stazione le parve immensa, con gente che gridava e correva. Confusa uscì sul piazzale schermando gli occhi con la mano, il sole già alto e caldo. L’hotel Savoy era quasi in centro, quindi di buona lena si mise in cammino.
Dietro il bancone della reception, un uomo in divisa metteva la posta nelle rispettive caselle. Maria Adelaide richiamò l’attenzione dell’impiegato con un colpetto di tosse.
- In quale camera alloggia il signor Anselmo Ferraboldi?
L’uomo la guardò stralunato.
- Vuole attendere un attimo? – Scomparve in un porta sul retro per riapparire poco dopo in compagnia di un altro uomo.
- Con chi ho l’onore di parlare?
- Sono Maria Adelaide Ferraboldi.
- Uhm, beh, non vediamo il suo signor padre da molti mesi, e mi creda gradiremmo molto incontrarlo, vede ha lasciato un conto scoperto di centomila lire.
La ragazza rimase senza fiato.
- Allora non sapete dov’è?
- No, ma appena lo trova ce lo faccia sapere.
Se il mondo le fosse cascato addosso le avrebbe fatto meno male, ora, in mezzo alla strada non sapeva cosa fare. Camminò senza meta finché vide le guglie del duomo, le venne l’idea, l’ispirazione, come se una lampada si fosse accesa all’improvviso. Giacomo Rinaldi, amico di suo padre nonché suo padrino, doveva abitare nelle vicinanze, almeno così ricordava.
Trovò il portone e si augurò che fosse in casa.
Un maggiordomo la condusse nell’anticamera dello studio chiedendole di attendere.
- Maria Adelaide, bambina cosa succede? – Aprì le braccia e la ragazza pianse sulla sua spalla.
Parlarono per diverse ore, Giacomo non sapeva dove fosse Anselmo, ma era a conoscenza di un fatto grave e non trovava le parole per comunicarlo alla ragazza.
- Sei una ragazza forte Maria Adelaide e saprai affrontare le difficoltà della vita. Se tu non mi avessi preceduto sarei venuto io da te. Sai che sono l’amministratore dei bene dei Ferraboldi, come lo era mia padre e suo padre prima di lui. – Le strinse la mano e la fece sedere – Tuo padre ha depositato tutto il denaro presso la Banca Italiana di Sconto. Purtroppo la banca è fallita e il denaro perduto.
Maria Adelaide sbattè le palpebre.
- Zio non capisco, la banca fallita?
- La banca a sua volta aveva finanziato col capitale depositato dai clienti, la società Ansaldo di Genova che, a sua volta, ha dichiarato fallimento. La banca non è più in grado di restituire il denaro a nessuno.
- Ho trovato una lettera di questa banca indirizzata a papà, ma ditemi zio tutto questo cosa comporta?
Gaspare sospirò lasciandosi cadere sulla poltrona.
- Tuo padre ha perduto tutto, non avete più denaro e per di più i fornitori fanno pressione per essere pagati. Io farò tutto quello che posso per aiutarti e non lo dico solo a parole.
Maria Adelaide non riusciva più a parlare, un nodo le chiudeva la gola.
- Mio padre, dove sarà mio padre. Ho paura zio dal suo cassetto manca la pistola.
- No, no non pensare al peggio, vedrai tornerà.
-

°°°

Fu un anno terribile quel 1921 e molto di più quelli che seguirono. Raccolta nel suo angolino, Maria Adelaide osservava il lento frangersi delle onde sulla spiaggia, suono rassicurante ed immutabile, in un mondo che era mutato.
- Signorina sono arrivati!
Teresa l’attendeva all’inizio del sentiero e la ragazza, ormai donna, andò ad incontrare i nuovi proprietari della tenuta.
°°°

Abitare in due camere, dopo aver vissuto, fin dalla nascita, in una grande villa, fu per Maria Adelaide una prova difficile, ma poteva dormire tranquilla non doveva più denaro a nessuno. Teresa non la volle lasciare, testimone di un tempo migliore l’accudì come quando era bambina.
Dal piccolo orto sul retro della casa si poteva scorgere una parte della tenuta.
- Teresa, un giorno io tornerò là! – Lo diceva con convinzione mentre coglieva l’insalata.
Giovanni visitava regolarmente le due donne portando a volte trote, a volte anguille, senza voler essere pagato. Maria Adelaide gli si affezionò, non era il grande amore, ma una cosa tranquilla, rassicurante soprattutto in quel periodo buio dove chi non era fascista veniva messo all’angolo.
Il sindaco, con tanto di fascia nera accoglieva con feste e balli le mogli dei gerarchi quando venivano in vacanza ed erano ospiti nella grande villa. Questo fatto faceva fremere di rabbia la giovane donna che lo considerava un insulto alla sua famiglia. Si chiedeva spesso dove fosse suo padre, lo avrebbe aspettato, la lunga attesa cominciò fra delusioni e speranze.

Giovanni fu un marito tenero ed affettuoso, le fu vicino quando Teresa, ormai anziana e malata, passò come si suol dire “a miglior vita” . E così un pezzo dopo l’altro i ricordi sbiadivano e con essi anche le aspettative di cambiamento.
Un giorno alcuni soldati tedeschi entrarono nel negozio e sequestrarono tutto il pesce. Maria Adelaide che aveva tentato di opporsi su scaraventata per terra riportando una leggera commozione cerebrale. Non aveva mai visto Giovanni furioso come quella sera, per sua fortuna non era presente al momento dell’aggressione, avrebbe reagito e le conseguenza sarebbero stare anche peggiori.
Al mattino seguente trovò un biglietto sul cuscino, solo poche parole: “E’ ora che io faccia qualcosa” .
Maria Adelaide si accorse di amarlo in quell’istante, oppure lo aveva amato da sempre senza rendersene conto presa com’era da altri problemi. Una fitta al cuore, dolorosa, tremenda, la paura di non rivederlo. Nulla era più importante, né la villa o il denaro, Giovanni era la sua ragione di vivere.

I primi sfollati giunsero in paese nella primavera del ’44, portarono notizie della guerra dei bombardamenti, delle esecuzioni sommarie.
- Lei è la moglie di Giovanni Alberti? – L’uomo si tolse il berretto in segno di rispetto.
- Ha sua notizie? – Maria Adelaide si asciugò le mani nel grembiule e gli si avvicinò. L’uomo si guardò attorno titubante.
- Lo chiamano “Il Falco” comanda un gruppo di partigiani, attaccano e spariscono, attaccano e spariscono. C’è una taglia sulla sua testa.
- Ma è vivo?
- La prego, non deve sapere altro!
Era vivo, lo sentiva anzi ne era sicura. La guerra prima o poi sarebbe finita, lo avrebbe visto entrare dalla porta e gli sarebbe volata fra le braccia.

In paese c’era movimento, camion e camionette andavano su e giù.
- Cosa succede? – Maria Adelaide uscì dal negozio.
- I tedeschi se ne vanno, lasciano la tenuta
Pareva impossibile eppure era proprio così; la donna si passò una mano fra i capelli, un gesto consueto come quando si attende qualcuno, aveva quarantadue anni e le sue mani non erano più morbide come quando suonava il piano nella grande villa. Forse …..forse.
Andò in camera, scelse il vestito buono, prese la corona del rosario, il velo, corse in chiesa e pregò come mai aveva fatto in vita sua.

Nel silenzio della notte il rumore di un motore svegliò Maria Adelaide che con il cuore in gola infilò la vestaglia e scese scalza dalle scale in legno, accese la lampada a petrolio; la fioca luce rischiarò la cucina, lo sguardo fisso alla porta, un leggero grattare, poi la porta si aprì lentamente. Un fantasma, un’ombra del passato, il suo Giovanni con il volto scavato i capelli ingrigiti un braccio legato al collo. Non ci furono parole, bastarono gli sguardi mentre i cuori battevano insieme. La donna non riusciva a staccarsi dal marito e non si accorse che dietro di lui un altro uomo attendeva nella penombra.
- Son tornato per restare, non ti lascerò più. Dio ha voluto che vivessi per tornare da te. -
Di nuovo abbracciati. – Ma non è ancora finita, voglio farti conoscere una persona. – Fece cenno all’uomo di avanzare. – Questo è il tenente Robert Petterson, dovremo tenerlo qui per qualche giorno, gli alleati entreranno presto in città, ma ci sono alcune sacche di sbandati su queste montagne, sono disperati e per questo pericolosi. Robert ci aiuterà.

°°°

Dopo ogni tempesta, anche la più violenta, segue il sereno e tutto ha un sapore diverso, o semplicemente appare diverso perché si era scordato com’era un tempo. I fiori profumano sempre allo stesso modo, i prati si coprono di un verde brillante come dopo una pioggia d’estate e le acque del lago si muovono dolcemente sotto la carezza del vento del sud.
La vita, con le sue radici profonde ed il tempo leniscono i dolori e stendono un velo suoi brutti ricordi. Così nel paese la gente riprese le vecchie abitudini, i bar si riempirono di avventori, la corriera faceva la spola con la città e Giovanni tornò a pescare trote, persico ed anguille.

- Hai saputo la novità? – Caterina, la perpetua del parroco corse a dare la notizia.
- Quale novità? – Maria Adelaide era sempre paziente con Caterina e spesso le regalava del pesce.
- C’è un nuovo proprietario alla tenuta, nessuno sa chi sia ne da dove sia venuto, ma pare stia facendo lavori di restauro.
Da parecchio tempo Maria Adelaide non pensava più alla tenuta come la sua casa. Le giornate erano impegnate nell’accudire il marito e gestire il negozio che nel frattempo si era ingrandito. Quindi fu molto sorpresa quando si vide recapitare l’invito di recarsi alla villa.
Ci andò più per curiosità che per altro, erano più di vent’anni che mancava ma l’emozione le tolse il fiato. Un giovane in livrea le venne incontro.
- Sono Maria Adelaide Ferraboldi.
- Il proprietario è in fondo al sentiero vada pure.
Il sentiero che conduceva al lago, la tentazione di fuggire ebbe il sopravvento; era già arrivata alla cancellata quando, stringendo i pugni, si costrinse a tornare indietro. Un viaggio a ritroso nel tempo con gli occhi umidi e le mani strette al petto. Qualcuno era seduto su di una poltrona e le volgeva le spalle. La donna si fermò.
- Maria Adelaide sei tu?
Quella voce, no, non poteva essere.
- Maria Adelaide!
Si mosse leggera, quasi i suoi piedi non toccavano la ghiaia. Il vecchio stringeva il pomo di un bastone con il respiro accelerato.
- Maria Adelaide– ed era solo un sussurro.
Il volto solcato da rughe profonde il capelli candidi gli occhi socchiusi. La donna si chinò su di lui.
- Papà!
- Perdonami bambina, perdonami.
Non aveva mai pensato di dover perdonare qualcosa a suo padre, ma lui ora era lì e non le importava nulla. Era semplicemente lì.
- Pensavo fossi morto!
- Credimi lo avrei preferito!
- Non dire così è peccato.
La mano del vecchio tremava quando cercò di prenderle la sua. Maria Adelaide la ritrasse, poi si pentì. Aveva una seconda occasione, non poteva sprecarla. Il vento portò il canto di un passero.
- Oh guarda papà c’è ancora un nido su quel pino! Ricordi? Stavamo ore a guardarli.
- Si, e tu ti arrampicavi fino al primo ramo.
Maria Adelaide sedette per terra e appoggiò la testa in grembo al padre, piccole onde sussurravano portando a riva antichi messaggi, nubi oscuravano a tratti il sole e disegnavano ombre fantastiche fra le fronde mentre bianchi gabbiani gareggiavano con le rondini.
Per le spiegazione c’era tempo, tutto il tempo necessario, ma ora…… l’attesa era finita.
Finita per sempre.







Luisa Camponesco

   
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