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Antonio Fiorentini
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Brazil
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Inserito - 17/03/2008 :  13:47:32  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Antonio Fiorentini
GETTARSI SENZA PARACADUTE DA UN AEREO IN VOLO ED IMPARARE A VOLARE.

Era un pomeriggio del mese di maggio, potevano essere le ore 17.00, stavo seduto sotto un albero di mango e mi trovavo in riva del Rio Araguaia nel Mato Grosso ( Brasile).
I rami dell’albero erono appensantiti dai frutti e i papagallini si sbizzarivano a beccarli.
A quell’ora l’escursione termica fra la terra e l’acqua provocava una brezza piacevole.
Ero intento ad ammirare la superficie del fiume, ogni tanto affioravano i delfini di fiume, jacaré, tucunaré ed altri tipi di pesci.
Per me era uno scenario a cui non ero abituato e tutto ciò mi aiutava
a seguire con serenitá le mie riflessioni.
Di lì a poco un abitante del luogo mi si avvicinò e chiese se poteva sedersi vicino me. Io gli risposi che sì, mi presentai e lui disse di chiamarsi Amaru. Era una persona che aveva 86 anni, ma da come si esprimeva ne dimostrava molti di meno.
La sua curiositá, sapendo che io ero un “ gringo” (espressione usata da queste parti del mondo, per intendere che ero uno straniero), lo portò a chiedermi da dove venivo e da lì inizio il mio racconto:

“Vengo dall’Italia ed intendo trascorrere gli ultimi anni della mia vita qui.
Mi son sposato con una brasiliana del posto, incontrata nel paese.
Nacqui a Fiume nel 1942 e all’età di due anni mia madre, dato che mio padre era prigioniero dei tedeschi in Polonia, decise di trasferirsi con i 4 figli a Venezia dai suoi genitori.
Di quegli anni difficili ho tre ricordi molti nitidi.
Il primo fu il comportamento di mia madre e lo capii in pieno quando
ero adulto: lei si dedicò anima e corpo a salvaguardare i suoi 4 figli, accettava di far lavori umili( raccoglieva la verdura e frutta in una isola vicino a Venezia, Santo Erasmo: mi ricordo le feste che noi figli facevamo quando ritornava a casa alla sera con la borsa piena di ogni ben di Dio).
Lei usava sempre dire : AVANTI SAVOIA ( era il grido di guerra, che la cavalleria italiana usava quando si lanciava contro i carriarmati russi durante la seconda guerra mondiale).
Con questa affermazione voleva farci capire che nulla nella vita è facile e che il tutto bisogna conquistarselo col sacrifício ed abnegazione.
Questo seme che lei impiantò nel mio “io” è stato determinante nei momenti di difficoltà che ho incontrato nella mia vita.
Mi permetto fare una considerazione con Lei Sig Matu :
" secondo me il modo che i genitori d’oggi usano per educare e far crescere i loro figli è errato, in questi tempi si usa dar a loro tutto quello che chiedono e facendo così i figli non crescono con la dovuta forza interiore ed educazione. Sarà forse anche colpa del consumismo dominante nella parte nel mondo, ad ogni modo penso che il detto OGNUNO É FIGLIO DEL SUO TEMPO sia esatto".
Il secondo é quando mio padre ritornò dalla prigionia, penso che fosse il 1945; quest’omone mi si parò dinanzi vestito da alpino, mi prese in braccio e mi sballottò in aria.
Il terzo fu quanto assistetti alla caduta di mio fratello Roberto nella tromba delle scale, fu un volo di circa 8 metri; si ferì lievemente sotto il mento; dissero che fu un miracolo della Madonna della Salute, infatti il fatto avvenne il 21 novembre, giorno in cui i veneziani festeggiavano la madre di Gesú.
In seguito ci traferimmo in un appartamentino tutto nostro: erano due stanze, con cucina e servizio; un po’ poco a dire il vero, ma quelli erono tempi in cui ci si accontentava di poço, l’importante era stare tutti uniti.
La famiglia era composta da mio padre ( Mario), mia madre(Zelia)
e 4 figli ( Adriana, Roberto, Io, e Maria Grazia)”.

Mi alzai per dirigermi verso casa e dissi al signor Amaru che ero contento di averlo conosciuto e che avremmo potuto reincontrarci un altro giorno.
L’indomani, verso la stessa ora, ritornai nel medesimo posto e di lì a poco il signor Amaru riapparve e mi disse sorridendo:
“ Eccomi di nuovo qua signor Antonio, il racconto che ieri lei fece, aprì nuovi orrizzonti. Io non conosco la sua terra ed alla mia età difficilmente potrò andarci, pertanto,se ciò non Le arreca disturbo, sono tutt’orecchi per seguire quanto avrà da dirmi e La ringrazio per ciò”.
Istintivamente gli risposi:" Nessun disturbo, anzi sono io che La ringrazio e penso che potremmo usare un modo di parlare piú confidenziale dantoci del tu".
Lui rispose:” Sono d’accordo con te per me è un onore!”.

Così ripresi a raccontare la storia della mia vita.
“ All’età di sette anni, eravamo del 1949, avvenne un fatto piuttosto
importante, di cui compresi il signficato con l’andar degli anni.
La mamma spesso mi chiedeva di farle dei servizi, come andare nei negozi vicino a casa nostra per effettuare delle spesette per la casa.
Quel giorno lei mi chiese che andassi ad acquistare del latte e mi diede per ciò un fiasco ( impagliato).
Io ero sempre pronto ad ubbidire agli ordini della mia mamma.
La zona dove abitavamo era popolare nel senso che c’erano tutte le classi sociali; il nostro appartamento era situato al quarto piano. La
famiglia abitante al pianoterra era comunista, in camera da letto al posto di una immagine sacra tenevano una foto di Stalin, dico questo solo per dare un’idea delle persone con le quali avevamo a che fare.
Uscendo in strada m’imbattei con la figlia degli inquilini del pianoterra, la quale non mi aveva in simpatia e si divertiva a insultarmi; lei aveva 12 anni ed in quel momento stava giocando con una corda.
Io non risposi ai suoi insulti, perché cosi mi era stato insegnato e mi avviai verso il lattaio.
Al mio ritorno la ragazzina di 12 anni non trovò di meglio che frustarmi le gambe con la corda; ricordo che portavo i calzoncini corti e faceva freddo. Il colpo che subii mi fece un male terribile.
D’istinto la mia immediata reazione fu quella di rompere il fiasco pieno di latte sul capo della fanciulla, la quale rimase esterefatta e ruppe in un pianto dirotto.
Da quel giorno non mi manco piú di rispetto.
Con l’andar gli anni compresi, caro Amaru, che il mio “io” non avrebbe mai accettato le prepotenze e compresi che l’unica cosa positiva che bisogna fare nella vita è quella di dire sempre la verità, perché dicendo la verità, la libertà che io amo profondamente come essenza di vita è facile ad ottenere, mentre la menzogna crea una ragnatela che col tempo ci toglie qualsiasi movimento.
Mi son spiegato???”.

Amaru assentì e si trovò d’accordo com me.
Non è che io andassi incerca di consensi no, no,no!!!!!!!!
Il fatto è che dicendo quello che sentivo nel profondo del mio cuore mi sentivo nel giusto,
L’uomo, secondo me, per trovare spazio nella coscienza universale interiore deve sempre stare dalla parte della giustizia.
“ Poi - proseguii - la mia vita fino all’età di 14 anni trascorse in maniera semplice, amato dai genitori e dai miei fratelli.
Parlando di amore mi viene in mente il seguente fatto: una notte
rientrando a casa tardi ( erano le 01.00 circa), passando vicino alla camera dove dormivano i miei genitori sentii che si stavano amando: fu uma sensazione meravigliosa udire che i miei “vecchi” ( avevano entrambi superato la sessantina) dopo piú di 40 anni di matrimonio
avevano il desiderio di farlo. Mi promettei che anch’io avrei fatto altrettanto, ma cosi non fu.
Penso che aver passato insieme una esistenza piena di avvenimenti (seconda guerra mondiale, distacco físico, ristrettezze economiche finanziarie ed altro) abbia fortificato il loro rapporto rendendolo
forte ed indistruttibile.
E mi vien da ridere quando sento o leggo che le difficoltà della vita aiutano a non abbandonare la retta via.

Antonio Fiorentini
Il veneziano di Sao Felix do Araguaia - Mato Grosso


   
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