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 LA LACRIMA NEL LAGO
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zanin roberto
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Inserito - 22/01/2006 :  15:30:05  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
LA LACRIMA NEL LAGO
(In memoria di Andrea)

Lenta quasi fluttuante calava la nebbia, infinite goccioline che punteggiavano di umido le superfici lisce delle foglie, dei sassi di cava.Passeggiavo sulle sponde del laghetto Paker, prima che il giorno spegnesse le luci che lo illuminavano.
Il silenzio della campagna avvolgeva in un manto felpato lo specchio d'acqua, fermo e in alcuni tratti, gelato dall'inclemente inverno.
Gli alberi s'erano già arresi e spogli consumavano il loro meritato letargo, gli arbusti raccoglievano protettivi dei pettirossi coraggiosi, il fine ghiaino selezionato dagli anni di sfruttamento della cava, una volta letto d'un ramo del fiume Tagliamento, scricchiolava, friggeva, al mio incedere.
Il sentiero, battuto dai pescatori, si stringeva in un piccolo viottolo, curvava a seguire l'anello che circondava il lago, il colore del muschio si alternava ad un grigio oblioso, quasi a nascondere chissà quali misteri.
L'acqua era fredda, gelata, lo era anche d'estate, mi fermo in una penombra irreale, di colpo si spezza tra il fogliame un ramo e l'animale stizzito scappa lontano, ora sento il cuore battere veloce, alzo lo sguardo al cielo, un tetto di latte rimbalza ogni mio fuggire, allora distendo lunghi passi.
Non so perchè mi trovo li, non so nemmeno come sono capitato li, eppure non me ne posso andare, devo fare qualche cosa, devo pensare, riflettere, fisso la superficie del lago.
Ecco, di colpo il pensiero va alla giovane vita che il lago ha rapito mesi fa, al tormentato vivere di quel ragazzo , al suo arrendevole gesto , alla grande sensibilità offesa da una società che cura gli effetti e non la causa o forse all'imponderabile fato che colpisce proprio nella estrema debolezza.
Al lago ho un rimprovero, perchè non ha evitato la tragedia? Perchè ?
Sono immerso nel mio elucubrare e non m'accorgo che il tempo e lo spazio pulsano, inesorabili, sono perplesso, perchè ha voluto essere insensibile, distratto, questo ameno e sereno lago, rifugio di pace?
Tante storie è vero, lo hanno descritto implacabile, freddo, nelle sue acque sono morte numerose persone, annegate per l'inganno d'un placido bagno che invece nasconde le insidie di correnti sotterranee gelide, tipiche delle acque di risorgiva, ma quel giovane non chiedeva che comprensione!
Ero venuto per regolare il conto con il Paker, strumento d'una liberazione precoce.
Scagliai un grosso sasso che fece vibrare onde su ogni sponda e in aria la traiettoria solcò la nebbia a dividere quella monotonia, il tonfo trionfò per un infinitesimo di tempo sul silenzio grave e l'equilibrio della natura ne fu turbato.
Il lago si quietò, calò il buio, mentre la mia preghiera di condanna si accompagnò ad una lacrima che si spense in mille gocciole di nebbia e cadde a fondersi nelle acque di quel bacino ora triste.
Era scivolato dalla riva della vita e non c'era nessuno a trattenerlo, nemmeno il lago aveva avuto compassione, non ero riuscito a dirlo, ne a pensarlo, finchè la nebbia mi aveva isolato e il lago mi si era rivelato, ora spero che il sole, domani spazzi via la nebbia e la luce rivesta di colori il lago e che la speranza rincuori chi sta scivolando.
Sono infreddolito, ritorno sui miei passi e di là, al centro del Paker, sento distinto il gorgogliare di bolle d'aria, vedo il loro ribollire in superficie poco dopo e non traduco il suo linguaggio e me ne torno ai miei affetti, convinto che l'uomo è un mistero.
L'ultimo raggio rimbalza nei levigati sassi, un'edera penzola dal tronco di un'acacia rassegnata, e un riccio si affacenda a un nuovo rifugio mentre lascio il mio ultimo saluto commosso.

di Zanin Roberto

   
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