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 Le tende damascate
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luisa camponesco
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Inserito - 05/01/2008 :  15:37:04  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Le tende damascate


- Questa le piace? – La commessa si era data molto da fare per accontentare quella cliente dai gusti difficili.
- La stoffa non è male non mi convince il colore. Forse oggi non è la giornata giusta, magari torno domani.
La signora uscì dal negozio e Letizia guardò, sconsolata, il bancone sommerso di stoffe da riporre sugli scaffali.
Non era da molto che lavorava in quel negozio, essendo ancora in prova cercava di fare del suo meglio. Poco distante le sue colleghe, Rita e Claudia parlavano sotto voce guardandola furtivamente.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato?
- Volevamo avvisarti Letizia! La signora che è appena uscita viene praticamente ogni giorno, e dopo averci fatto cercare in ogni scaffale se ne va senza comperare nulla. Adesso tocca a te sorbirtela. Attenta a non darle troppa corda, altrimenti non te ne liberi più. – Rita fece una buffa smorfia, ma non fece ridere nessuno.
- E poi sai quali sono le regole della ditta. Bisogna vendere, non perdere tempo in chiacchiere. – concluse Claudia.
Possibile che capitassero solo a lei certe situazioni, però quel lavoro era essenziale, l’affitto da pagare, per non parlare delle spese condominiali e di tutto il resto. Durante la giornata non fece che correre per servire la clientela, mentre Rita e Claudia se ne stavano tranquillamente a chiacchierare dei fatti loro e spesso uscivano dal negozio lasciandola sola.
Letizia pensò fosse una specie di iniziazione per cui si sorbì tutto il lavoro. Però, col passare del tempo, si accorse che le cose non cambiavano, a lei toccavano le persone più antipatiche ed esigenti e le colleghe stavano a guardare.
La signora che cercava la stoffa per le tende tornò dopo qualche giorno e si rivolse subito a lei.
- Buon giorno, spero si ricordi di me, oggi vorrei rivedere le stoffe dell’altra volta. La luce è quella giusta.
Letizia non ricordava assolutamente quali stoffe aveva mostrato in precedenza. Si guardò attorno in cerca di aiuto ma Rita e Claudia. Sulla porta del magazzino, se la ridevano beatamente.
- No, no, questa me l’ha già fatta vedere, mi mostri quella là. – La donna indicò un rotolo posto talmente in altro che Letizia fu costretta a prendere la scala.
- Non mi piace, mi faccia vedere quello a fianco!
La povera ragazza aveva i muscoli delle braccia così indolenziti da non reggere più le stoffe.
- Mi scusi signora, guardi con comodo io torno subito.
Letizia, con una scusa, andò nel retrobottega, voleva solo prendere fiato, nel frattempo in negozio erano entrate altre clienti.
- Allora ha deciso?
- Non sono ancora convinta, ma vedo che c’è gente, tornerò in un altro momento, quando ci sarà più calma.
Se ne andò senza aver comprato nulla, lasciando il banco coperto di tessuti.
Letizia aveva un buon carattere, non si lamentava mai ed era sempre gentile. Dopo aver sistemato le stoffe si occupò delle nuove venute.

I giorni passavano e Letizia era diventata più svelta ed esperta, sapeva consigliare dimostrando buon gusto, aveva sempre un sorriso pronto ed aperto ed era disponibile all’ascolto, ma la sua cliente più affezionata era sempre la stessa, anche se non trovava mai la stoffa di suo gradimento, era divenuta ormai una presenza costante.

Si avvicinavano le feste natalizie ed il lavoro aumentava di momento in momento, Letizia correva da una cliente ad un'altra e la cosa andò avanti tutti i giorni. Aveva la gola secca e le gambe indolenzite non vedeva l’ora di tornare a casa e proprio quando pensava di rilassarsi un po’ ecco arrivare la solita signora.
- Ci ho ripensato, vorrebbe mostrarmi ancora la stoffa damascata dell’altro giorno.
La stoffa era proprio sull’ultimo ripiano. Dopo aver fatto un sospiro salì sulla scaletta e, per l’ennesima volta fece rotolare la stoffa sul banco.
- Ecco vede, è questo il particolare colore che riterrei giusto, ma trovo il disegno inadatto. Se ci fosse una stoffa magari con dei fiorellini, margherite per esempio sarebbe perfetta.
- NON C’ E’ !!!!!!! – Non si era accorta di aver urlato, in un attimo si era fatto silenzio nel negozio, Rita e Claudia la guardavano sorprese dalla reazione.
- Le chiedo scusa, mi creda non volevo, non capisco proprio cosa mi sia successo.
- Non importa – rispose la signora che nel frattempo era sbiancata in volto – Me ne dia due metri.
- Posso trovare qualcosa di meglio, più vicino ai suoi desideri. Mi dia solo un minuto.
- No! Ha già avuto fin troppa pazienza con me, prendo questa, grazie.
Letizia era mortificata, non aveva mai fatto scatti di impazienza, si sarebbe presa a schiaffi, ma la signora era irremovibile e chiese il conto della stoffa.
- Tornerà, non preoccuparti, figurati se non torna. – Rita e Claudia erano sicure, ma le clienti incalzavano e dovette preoccuparsi d’altro.

Le vendite aumentarono considerevolmente nei giorni successivi e con esse anche il lavoro. Anche Rita e Claudia furono costrette a darsi da fare, ma alla fine, lo notarono tutti, la clientela preferiva farsi servire da Letizia e, se la cosa all’inizio poteva far comodo alle colleghe, ora il tarlo della gelosia iniziava a scavare nella loro mente.

- Quella vuol farsi bella alle nostre spalle, si crede più brava. Dobbiamo far qualcosa altrimenti rischiamo il posto di lavoro.
Non era assolutamente vero ma a Rita faceva comodo che anche Claudia la pensasse in questo modo.
- Hai ragione Rita dobbiamo fare qualcosa!

Si incontrarono, quella stessa sera, in casa di Claudia e, con l’aiuto di un amico misero a punto un piano davvero diabolico.
- Sarà una bella lezione per quella presuntuosa, ma mi raccomando bisogna agire con accortezza.

Nei giorni seguenti non accadde nulla di significativo, il lavoro procedeva come sempre, però Letizia avvertiva un senso di disagio e spesso si scopriva malinconica. Lo sgarbo fatto a quella signora le pesava come un macinio. Nessuno l’aveva più vista da quel giorno, la ragazza aveva più volte chiesto sue notizie, ma i vicini la conoscevano solo di vista e nessuno sapeva dove abitasse.
- Veniva spesso anche da me! – disse un giorno la fioraia – annusava tutti i fiori, ma non comprava nulla, io la lasciavo fare, mi ero abituata alla sua presenza. Ma adesso che ci penso è da parecchio che non la vedo, mah, se saprò qualcosa te lo farò sapere.

Era già trascorso un mese quando, quella mattina, la vide.
Sul marciapiede dall’altro lato della strada guardava verso il negozio. Uno sguardo perso, lontano. Letizia stava sistemando la vetrina, lasciò tutto e si precipitò fuori ma della signora nessuna traccia, sparita nel nulla. La cercò anche nelle strade vicine chiese la giornalaio, al portiere del palazzo vicino, tutti scuotevano il capo.
A passi lenti tornò verso il negozio, Rita e Claudia parlavano con un signore dall’aria distinta e quando entrò le fece segno di avvicinarsi.
- Lei è Letizia Ferrari? Allora venga con me!
Nel retrobottega la proprietaria del negozio controllava gli scontrini.
- Non c’è dubbio, l’ammanco è di 2.000€ e non solo, le note di carico della merce non corrispondono alla giacenza di magazzino.
- Può valutare il danno?
- Certamente il valore della merce mancante è di 15.000 €
L’uomo fece un fischio.
- Signorina Ferrari vuole mostrarmi il contenuto della sua borsetta? Non è obbligata a farlo, ma se non lo fa qui, lo farà in centrale!
- Non ho nulla da nascondere – rispose con voce tremante.

Capovolse la borsetta sulla scrivania, un rossetto, una spazzola, le chiavi di casa, un pacchetto di fazzolettini e…. Un mazzo di banconote legate con un elastico.
Letizia spalanco gli occhi.
- E quelli da dove vengono?
- È presto detto signorina, vengono dalla cassa, li conti! Sono esattamente 2.000€
- Ma io non ne so nulla! – la sua voce era prossima al pianto.
- Cosa intende fare? – chiese l’uomo alla proprietaria.
- L’ultima cosa che desidero è una cattiva pubblicità, se la signorina Ferrari rassegna ora le sue dimissioni, non presenterò denuncia.

Non aveva più lacrime da versare quella sera, sdraiata sul letto si domandò com’era potuto accadere un simile fatto. Chi l’avrebbe assunta ora? E come avrebbe potuto provare la sua innocenza! Troppe domande tutte insieme le provocarono un forte mal di testa, poi si addormentò.

Il campanello suonava con insistenza, il sole filtrava dalla tapparella, Letizia si stropiccio gli occhi. Ma quanto aveva dormito? Barcollando aprì la porta.
- Letizia Ferrari? – l’ometto con i baffi e una grossa busta in mano attendeva una risposta.
- È venuto ad arrestarmi?
- Arrestarla? Ma cosa dice! Sono qui per incarico di Elda Landi!
- Non conosco questa signora!
- Io credo di si, se mi fa entrare le spiego tutto. Intanto mi presento sono il dott. Sorrentini notaio, ecco il mio biglietto da visita.


Sempre più sorpresa Letizia lo fece entrare.
- Scusi il disordine!
- Tranquilla ci sbrighiamo alla svelta. Tornando a noi la signora Landi, è deceduta due settimane fa. Pace all’anima sua, non avendo eredi ha redatto un testamento con una serie di lasciti e nell’elenco c’è anche il suo nome.
- Sarà un errore, magari un omonimia.
- Nessun errore, anzi c’è scritto di mostrarle questo!
Mise sul tavolo un pezzo di stoffa damascata fin troppo nota, Letizia la strinse fra le dita.
- È impossibile, ho visto questa signora proprio ieri mattina.
- Probabilmente qualcuno che le somigliava. Vede, la signora Landi pur essendo benestante, era una donna molto sola, con un carattere difficile, talmente difficile che nessuno la frequentava più e lei si era ridotta a frequentare negozi con il solo scopo di far quattro chiacchiere.
Il notaio guardò l’orologio.
- Si è fatto tardi ed ho altri giri da fare, quindi veniamo al dunque. Allora la signora Landi le lascia la proprietà del suo appartamento, situato in Riardi 22 qui in città, ecco le chiavi, inoltre un vitalizio di 1.000€ mensili a condizione che si occupi dei suoi due gatti, naturalmente è libera di rifiutare. In questo caso me lo faccia sapere al più presto, per qualsiasi problema mi contatti. Adesso però devo proprio andare, ho altre due persone della lista della signora Landi da incontrare. Buona giornata.
Letizia rimase senza parola tanto da non rispondere al saluto del notaio. Guardò le chiavi e la busta, sul tavolo e poi …quel pezzo di stoffa.


- Siamo arrivati, via Riardi, quello è il 22
- Ma proprio sicuro?
- Sicurissimo se non ci crede controlli di persona.
Letizia pagò il taxista che partì in velocità lasciandola davanti alla casa. Un quartiere tranquillo con tanto verde, giardinetti e bambini che giocavano. Se c’era un errore lo avrebbe scoperto subito. Le chiavi aprirono la porta con facilità. l’interno era scuro con un vago odore di mobili appena lucidati. Spalancò le finestre e fece entrare la luce, l’appartamento era dignitoso con quella sobria eleganza tipica delle persone che amano circondarsi di cose belle, ma senza esagerare.
Poi il campanello suonò. Due bambini attendevano sulla porta, ognuno con un micio in braccio.
- Sei arrivata finalmente. – disse il più piccolo – ecco i tuoi gatti, si chiamano Titti e Titta adesso ti portiamo le scatolette e il latte.
I gatti si diressero subito verso la cucina miagolando con insistenza poi si accoccolarono su di una poltrona.
Letizia fece il giro di tutte le stanze fino ad arrivare al salottino. Un divano uno scrittoio una libreria, una poltrona posta davanti ad una finestra le cui tende sfioravano il pavimento.
Quella stoffa sembrava diversa con i colori più vivaci che donavano un tono allegro a tutto l’ambiente sullo sfondo di un prato verde.
Letizia si sedette sulla poltrona ammirando il paesaggio, mentre Titta faceva le fusa ai suoi piedi.

Stava sistemando gli abiti nell’armadio quando squillò il telefono.
- La signorina Ferrari? Sono la signora Grandi, la proprietaria del negozio di merceria. Credo sia doveroso, da parte mia, porgerle le mie scuse. Purtroppo ero stata tratta in inganno dalle sue colleghe commesse che le avevano addossato il furto del denaro. Ora lo sappiamo, avevano un complice che falsificava l’inventario di magazzino. Sono state licenziate e il complice denunciato. Per cui se volesse riprendere il suo posto di lavoro sarà la benvenuta.
- La ringrazio, le farò sapere! –

Letizia posò la cornetta, sistemò i fiori nel vaso e ne aspirò il profumo, annaffiò le piante sul terrazzo, tolse la cenere dal caminetto, raddrizzò un quadro poi si sedette nella poltrona davanti alla finestra e prese il romanzo iniziato la sera prima.
Titti e Titta la raggiunsero, le saltarono in grembo, mentre nel prato di fronte i primi balestrucci facevano prove di volo fra i rami degli alberi.






Luisa Camponesco

   
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