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 IL LOGORROICO
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zanin roberto
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Inserito - 23/08/2005 :  20:39:29  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
IL LOGORROICO


I corridoi bianchi, le porte verniciate crema, i neon che diffondono luce malinconica e opaca e le vetrate con le manate d'unto a firmare la propria presenza erano immutati negli anni, la vecchia azienda era sopravvissuta al figlio del fondatore ed era stata assorbita da un grande gruppo, si rivestiva di nuova immagine.
Tanti dipendenti erano andati in pensione, tanti con il coraggio della disperazione avevano fatto le valigie ma alcuni erano rimasti, sempre maltrattati ma attaccati all'azienda per trent'anni, per una sorta di ideale giuramento di fedeltà, ed anche di fronte all'evidente tradimento, avevano optato per le resistenza ed erano rimasti.
Di tanto in tanto, quando la sorveglianza si abbassava, i veterani si facevano visita, emigrando dal proprio ufficio a quello dell'amico, li giù a ricordare episodi, eroismi aziendali, rimproveri, pugnalate,dettagli tecnici, con rinnovato spirito crociato.
I giovani affascinati dai racconti ormai in veste di leggende, si accodavano con il loro caffè caldo ad ascoltare, in cuor loro giudicando esterefatti quelle storie, d'altri tempi.
Ma i tagli al personale avevano fatto dei vuoti ed era sempre più difficile trovare qualcuno che stesse ad ascoltare.
Quel lunedi mattino della settimana di ferragosto, Rico entrò in azienda con la valigietta grigia, aveva ancora pochi giorni da lavorare, prima delle sospirate ferie estive.
Salutò con stanco entusiasmo e subito diede una pacca al collega che aveva condiviso con lui molti anni e tante battaglie, si sedette sulla poltroncina nocciola, erano le 8.08, all'amico venne un capogiro leggero, leggero, sapeva che cosa voleva dire quel gesto, ripetuto decine di volte nelle ultime settimane.
Iniziò subito a dire: - " Ehi...amico mio, che tempi!! Già...pensavo proprio ieri sera, che sono lontani quei bei anni in cui si usava far lavorare il cervello....adessooooo?....tutto nell'ignoranza, prendi ieri pomeriggio, sono andato in reparto produzione e....."
parti con una veemenza poderosa, all'amico che ascoltava suo malgrado per educazione, rimanevano poche possibilità di scampare a quel fuoco continuo e irrefrenabile, sperare che il telefono squillasse e comunque continuare a lavorare senza dar ascolto attento, lasciando intendere che non interessavano nulla quelle argomentazioni ma il fiume straripò per molto tempo.
Erano le 9.56 quando si apri un varco: - " Tu Chim che cosa dici?... ho ragione, tu sai che ho ragione, noooo....???"-
- " Ehm...già,...già!....ora vado ai servizi!" disse con sollievo l'amico ormai saturo, si alzò e si diresse con passo deciso al gabinetto. Pensò: "Ecco..ora me ne libero!"
L'altro continuando la sua litania lo segui, attraversò il corridoio di lineolum verde chiaro, imboccò l'antibagno si fermò, aumentò il volume della voce.
Chim cercò rifugio nel bagno e mimò di fare pipì ma l'altro messo dentro la testa lo obbligò a lavarsi le mani per rendere plausibile quella diversione, sbracciandosi in manate circolari e inveeendo ancora con più tenancia.
Squillò il telefono nell'ufficio e Chim si precipitò sui suoi passi a rispondere, ringraziando la sorte, seguito e pedinato dall'altro, cercò di prolungare la conversazione ma alla fine chiuse la comunicazione in poco tempo.
Erano le 10.28.
Dall'ufficio attiguo qualcuno reclamò la competenza di Rico,finalmente Chim fu libero di sfiatare.
Il nuovo interlocutore aveva solo bisogno di una sua veloce esamina ma la cosa si trasformò in una lezione accademica sulla tecnica di preparazione di una materia prima che doveva solo essere identificata. La fortuna però aiutò l'altro collega catturato da Rico che iniziava a dar segni di nervosismo, perchè una serie fitta di telefonate fece un fuoco di sbarramento sufficiente a stancarlo solo dopo 35 minuti.
Alle 11.03 entrò nel terzo ufficio, a metà del corridoio buio, della collega dal seno prorompente, aveva fama di essere ostica e di avere facilità a mandare al diavolo le persone, si chiuse dentro quasi con complicità.
Alle 12.05 Lara usci sbottando in un lungo sospiro liberatorio, si seppe dopo che il logorroico Rico le aveva confidato una serie di poesie e rime che lui si dilettava a scrivere e che inseriva in un blog su internet, la povera donna era rossa e leggermente sudata, guardò impietosa Chim uscendo e gonfiò le guance in una sorta d'urlo liberatorio.
Rico era stata una persona educata e sensibile, ma gli anni e le sconfitte ne avevano minato l'equilibrio, forse si aiutava con farmaci ma l'umore ne risentiva in maniera pesante.
Aveva sempre amato e cercato una conduzione "nobile", dove il responsabile del reparto si elevava dal collega collaboratore, dove apparire vincente all'esterno era predominante ma erano rimasti in pochi e l'aristocrazia dei pranzi, delle riunioni ad alto livello, delle conferenze erano scemati a grezzi incontri, bui per l'ignoranza.
Continuava a fare inchini intellettuali nei lager aridi dell'ottimizzazione non accorgendosi che i castelli si erano frantumati da tempo, e i cavalieri non avevano più draghi da sconfiggere.
Nessuno osava dirglielo, lo evitavano quando potevano altrimenti facevano opera di contenimento, eppure gli volevano bene, era pur sempre uno dei pochi sopravvissuti e quando si chiudevano i cancelli a sera, rimanevano dispersi tra quelle mura gli echi dei loro argomenti, i passi felpati e i sentimenti forti che questi ultimi "zombi" continuavano a dare, mai dimentichi della storia di quella azienda.
Alle ore 14.00, al rientro dal pranzo, Chim entrò in ufficio e vide una valigietta grigia posata a terra e riconobbe le scarpe di Rico.
Non alzò gli occhi. Niente di nuovo, purtroppo, sotto il sole!

di Zanin Roberto


   
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